Il 03/07/2011 16:08, laboratory ha scritto:
> Prendo spunto dalla sezione dell'articolo del sole 24 ore di Domenica
> 3 luglio (che riporto in calce) affermando che la caretterizzazione
> dell'opera di Newton non si discosta molto da quella di Cartesio. Essa
> non ha affatto contenuti antimeccanicistici che spingerebbe secondo il
> citato articolo ad un'idea della materia come animata da principi
> attivi.
> Vi prego di leggere la sezione che vi riporto fedelmente ed
> attingendo alle vostre conoscenze di confermare o meno la mia critica.
>
> Ecco la sezione dell'articolo.
>
> A riprova di questa di questa indissolubile commistione si possono
> individuare, nell'opera complessiva di Newton, alcuni temi di fondo
> comuni, che l'attraversano e la orientano: un corpuscolarismo
> risolutamente anti-cartesiano e anti-epicureo, un marcato
> antimeccanicismo,<<un'idea della materia come animata da principi
> attivi non ponderabili, aperta alla prospettiva ceh Dio intervenga
> provvidezialmente ed in modo continuo in Natura>>, una concezione che
> individua nella matematica il principio di certezza nella filosofia
> naturale e, al contempo, � caratterizzata da<<una prudente modestia
> sui limiti della ragion umana nel penetrare le cose ultime>>.
Il link dell'articolo completo:
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-07-03/tutte-alchimie-isaac-newton-081400.shtml?uuid=AanG4ukD
Se l'autore dell'articolo � questo signore:
http://www.dima.unige.it/~bartocci/
Mi domando: come fa ad insegnare matematica alla Columbia University?
L'articolista infatti afferma nell'articolo citato:
++
cit on
++
Primo scienziato propriamente moderno o �ultimo dei maghi�, come lo
defin� John Maynard Keynes, Giano bifronte volto da una parte verso la
nuova fisica e dall'altra verso gli arcani dell'alchimia, eretico
antitrinitario o *inventore del calcolo infinitesimale*, eremita della
ricerca che trascorre le notti segregato nel proprio laboratorio o uomo
di potere che soprintende con pugno di ferro alla zecca di Londra; qual
� il vero Isaac Newton?
++
cit off
++
cit:
http://it.wikipedia.org/wiki/Isaac_Newton
Newton svilupp� il calcolo infinitesimale indipendentemente da Leibniz,
che per� us� una notazione pi� precisa. � certo che Newton scopr� il
calcolo dieci anni prima di Leibniz, ma pubblic� la sua scoperta molto
dopo. Newton sostenne di non aver pubblicato il suo lavoro per timore di
essere deriso. Dal 1699 alcuni membri della Royal Society accusarono
Leibniz di plagio, e inizi� una violenta contesa su chi avesse inventato
il calcolo. Questa disputa amareggi� le vite di entrambi i contendenti
fino alla morte di Leibniz nel 1716. Anche dopo la sua morte Newton
continu� a denigrare la memoria dell'avversario fino al punto che,
secondo alcuni, sarebbe arrivato a compiacersi di avergli "spezzato il
cuore".[3][4]
Commento:
Abbiamo con Newton e Leibniz due approcci diversi allo stesso problema
l'analisi del calcolo integrodifferenziale.
Leibniz punter� su una teoria in cui si pu� usare il concetto di
infinitesimo ed � l'unico titolato a dirsi autore del calcolo
infinitesimale.
Newton punter� su una teoria in cui si deve usare il concetto di
differenza finita.
E' -in ambito filosofico- il gap tra empirismo (Newtoniano) e idealismo
(di Leibniz).
Sono a mio avviso due approcci ugualmente irrinunciabili per una moderna
matematica.
Infatti
*Leibniz propone dei modelli in forma chiusa, esatti, ma poco attinenti
al reale, specie negli stati di transizione che nella fisica subatomica
si rivelano ad andamento quantico.
*Newton propone un embrione di teoria quantica, anche essa per� tagliata
ai valor medi durante le transizioni, poco adatta a descrivere una
transizione che descriva -con accuratezza- la evoluzione tra una
situazione e la successiva non puramente con un irrealistico gradino.
Entrambe hanno tagliato con la spada un approccio di modello che
pretendeva di essere esatto, mentre Heisenberg pone un vincolo di
indeterminazione irrisolvibile e insuperabile, sempre che il reale si
comporti come il modello teorizza, laddove � il modello che dovrebbe
inseguire il reale e non viceversa.
Einstein risponder� a Popper (in logica della scoperta scientifica) che
un caso superpuro � impossibile. Ossia non esister� mai una misura non
affetta da errore, (anche se non � detto che l'errore massimo sia quello
teorizzato da Heinsenberg: che usava una teoria probabilistica per dire
cose certe).
Rileggendo Newton e Leibniz abbiamo due strade di due matematici che
arrivano con metodo diversi a studiare il reale.
Se proprio dovessi dire a chi � pi� vicino Cartesio propenderi per
Leibniz, poich� Cartesio ipotizza -anche egli- un concetto di misura
perfettamente determinata e modellicizzabile.
La maja del mysterium del perch� per� l'errore continua a inseguire il
gap tra modelli e reale non si risolve facendo divenire le scienze una
nuova religione priva di misteri.
Ma con la onest� di non attestare di esser certi al di fuori di ci� che
sia ripetibile, sapendo quantificare ipotesi su quale sia l'errore che
prevede la nostra capacit� predittiva.
C'� ampio spazio quindi non per la maja, ma per la voglia di migliorarsi
senza ridicolizzare le idee nuove capaci di ridurre l'indeterminazione,
altrimenti la enunciazione di formule e leggi di fisica � sudditanza
psicologica e declamazione di cose imparate a memoria.
Ciao!
Received on Tue Jul 05 2011 - 16:18:50 CEST