Teorie aristoteliche, influssi religiosi e sviluppo del concetto di spazio

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Date: Tue, 12 May 2020 02:10:29 -0700 (PDT)

TEORIE ARISTOTELICHE, INFLUSSI RELIGIOSI E SVILUPPO DEL CONCETTO DI SPAZIO



Prima parte di Giovanni Ruffino (Genova)


Le tradizioni religiose giudaico-cristiane e in misura minore, ma non nulla, quella islamica, ebbero un forte influsso sul concetto di spazio nel sedicesimo e diciassettesimo secolo.





Durante i precedenti secoli invece era predominante la teoria di Aristotele (385-322 a.C.) che definiva lo spazio come luogo (topos), ossia come la posizione che esso occupa tra i corpi che contiene, o secondo una sua celebre definizione: - lo spazio è il limite immediato del contenente, ed è contiguo al contenuto -. Quindi per Aristotele lo spazio esiste solo se vi sono anche degli oggetti. L’universo, sempre per “il maestro di color che sanno”, è geocentrico ed è un insieme finito il cui limite è costituito dal cielo, ed è composto da due sfere: la prima sublunare contenente gli elementi materiali: acqua, aria, terra, fuoco; l’altra sovra lunare, o celeste, composta dalla quinta essenza e caratterizzata unicamente da un movimento circolare perfetto, continuo ed eterno.

Contro queste teorie aristoteliche, che oggi possiamo facilmente definire sbagliate, dovettero lottare duramente tutti i validi pensatori della storia, anche nei secoli bui, ma le loro voci rimasero quasi completamente inascoltate.


Solamente nel Cinquecento e nel Seicento, soprattutto grazie al Rinascimento italiano, emersero nuovi concetti di filosofi che soverchiarono le idee di Aristotele ed estesero lo spazio all’infinito; molti di loro affermarono che vi fosse anche la presenza di Dio, attingendo soprattutto dall’esoterismo giudaico antico.

L’influenza religiosa è descritta ampiamente da Jammer nel secondo e nel terzo capitolo della sua " Storia del concetto di spazio " Ne riportiamo qui di seguito un breve sunto.



Gli ebri palestinesi del primo secolo indicavano Dio con “makom” che significa luogo o spazio, in quanto egli stesso è virtù senza limiti e non è contenuto in nessuna cosa, anzi è egli stesso che contiene ogni cosa. L’onnipresenza di Dio divenne presto un precetto fondamentale, fatto proprio anche dal Cristianesimo. Per entrambe le religioni abbiamo la presenza di Dio in cielo, in terra e in ogni luogo, quindi presente anche nello spazio “vuoto”.


A causa dell’espansione dell’Impero Ottomano molti ebrei eruditi giunsero in Italia come profughi, tra questi Elia del Medigo (1458-1493) che, oltre ad aver scritto numerose opere, tradusse anche importanti scritti dall’ebraico al latino per conto di Pico della Mirandola (1463- 1494) con il quale ebbe intensi scambi culturali; dopo di che Pico introdusse lo studio della *Cabala ebraica nel mondo cristiano.



Lo sviluppo della stampa a caratteri mobili, inventata da Gutenberg nel 1455, contribuì moltissimo alla diffusione delle idee dei nuovi filosofi in tutta l’Europa. Anche il libro **Zohar circolò in Italia e nel Nord Europa e contribuì ulteriormente alla divulgazione delle dottrine cabalistiche ebraiche contenti l’assimi- lazione dello spazio con Dio, che presto ispirarono numerosi filosofi. Vediamone alcuni.



Bernardino Telesio (1509-1588) fu il fondatore della nuova filosofia rinascimentale sulla natura con una concezione dello spazio e del tempo apertamente anti aristotelica, e a quei tempi non era una posizione facile da sostenere. Il successo delle sue opere fu quindi un passo decisivo nella storia del pensiero scientifico. Con Telesio lo spazio diventa omogeneo, infinito, immobile e indipendente dalla presenza dei corpi, e tutte le sue parti presentano uguale attitudine a contenere gli oggetti.



Francesco Patrizi (1529-1597) descrive lo spazio come entità misurabile ma non materiale, che serve da intermediario tra il mondo della materia e quello della spiritualità in quanto può contenere anche tutte le manifestazioni non corporee. Quindi abbiamo lo spazio come condizione necessaria per tutto quello che esiste. Perciò lo studio dello spazio dovrebbe precedere quello della materia per poter arrivare alla vera conoscenza della natura.




Tommaso Campanella (1568 " 1639) seguace delle opere di Telesio, nel suo " Metaphysicarum rerum juxta propria dogmata " (Cose metafisiche secondo i propri principi) sostiene che - lo spazio è in Dio, ma che Dio non è limitato dallo spazio -. Egli propose un modello di spazio omogeneo, immobile e incorporeo, penetrabile dalla materia e che penetra nella materia, con caratteristiche divine come l’immortalità, che è alla base di tutto il creato e che precede ogni cosa per origine e natura, con il significato che tutto ha origine nello spazio.



Fu anche importante l’identificazione dello spazio con la luce, dato che si può espandere ovunque. Ma anche Dio viene spesso associato alla luce: cespuglio ardente, colonna di fuoco, ammantato di luce, o la frase: - Io sono la luce del mondo - . La luce, quindi, accomunò l’idea di spazio con Dio.




Durante il Rinascimento l’influenza del misticismo islamico sui filosofi europei fu molto limitata, per ovvi motivi religiosi e politici. Tuttavia giunsero in Europa alcuni scritti islamici tradotti in latino, tra questi il Kalam, che significa parola o discorso (Kalam Allah - parola di Dio) composto in Medio Oriente e a Samarcanda tra il nono e il decimo secolo. Come gli scritti giudaico-cristiani anche il kalam afferma il principio trascendentale di origine divina per la materia e per lo spazio, attribuendo ad entrambi una struttura atomica, quindi discontinua. La sua influenza si può ritrovare su alcuni scritti di Leibniz (1646-1716) che presentano appunto una forte rassomiglianza con la teoria atomistica del Kalam.



Altri filosofi affrontarono il difficile compito di dare un senso fisico, o almeno un contenitore, a tutte le manifestazioni incorporee: anima, spirito, divinità e anche alla luce. E altri importanti contributi allo sviluppo del concetto di universo e di spazio si ebbero dai seguenti filosofi e scienziati:


Giordano Bruno (1548-1600) propose un universo infinito contenete infiniti mondi , tutto pieno dell’infinito amore di Dio. A sostegno dell’estensione infinita dell’universo, contro i limiti delle teorie aristoteliche, Bruno affermò: - Al di là di ogni apparente limite, vi è sempre qualche cosa d’altro.-
E questa frase dovrebbe essere ricordata anche dagli astrofisici dei nostri giorni.

John Rainolds (1549- 1607) fece importanti studi sulla dottrina e l’esoterismo rabbinico, e Robert Flud (1574- 1627) seguì i testi ebraici e insegnò la " immediata presenza di Dio in tutta la natura-.



René Descartes (Cartesio) (1596-1650), importantissimo matematico, negava l’esistenza del vuoto affermando che la misurabilità dello spazio “vuoto” prova che le parti dello spazio che possono apparire vuote, sono in realtà anch’esse piene di una “materia sottile” non composta da particelle materiali e difficile da definire, ma esistente; però non attribuiva ad essa nessuna proprietà spirituale.



Evangelista Torricelli (1608-1647) realizzò il suo importante esperimento nel 1644 con un tubo di vetro contenente mercurio chiuso all’estremità superiore, che tutti conosciamo. Sappiamo che il tubo non si svuota e dentro di esso rimane una colonna di mercurio alta cica 760 mm, mentre nella parte superiore del tubo si crea il vuoto, almeno apparentemente; infatti oggi noi siamo a conoscenza che in realtà ci sono i vapori di mercurio dovuti alla sua tensione superficiale, ma a quei tempi ritennero che ci fosse proprio il vuoto.
L’esperimento insegnò due cose importanti: 1) L’aria pesa e si può misurare la pressione atmosferica.
2) E’ possibile creare il vuoto.

In effetti quella fu la prima volta che si riuscì a creare il “vuoto”, dato che la prima pompa a vuoto fu realizzata alcuni anni dopo, verso il 1650, da Otto Von Gueriche.


I filosofi si chiesero subito quale fosse la natura dello spazio “vuoto” che si era creato nella parte superiore del tubo. Si trattava di spazio esistente e misurabile, seppur privo di tutta la materia e dell’aria. Alcuni, invece, lo identificarono frettolosamente con - il nulla - e questo ispirò subito gli ateisti per sostenere la conseguente non esistenza di Dio.

Oggi noi sappiamo che dentro allo spazio “vuoto” ci possono essere anche cento trasmissioni televisive in cento lingue diverse, e migliaia di altre telecomunicazioni, oltre la gravità.

Henry More (1614-1687) fu un grande studioso dei testi rabbinici e della filosofia cabalistica, e un importante sostenitore della presenza divina nello spazio “vuoto”.



More aveva intuito che l’affinità tra spazio “vuoto” e la “materia sottile” proposta da Descartes, portasse inevitabilmente verso il materialismo e l’ateismo. E per More l’antidoto all’ateismo si trova in una chiara comprensione della natura dello spazio “vuoto” che includa anche la presenza di un essere spirituale che permei spazio e natura. Al contrario, la filosofia cartesiana rischiava di escludere Dio dal mondo, nonostante Descartes fosse dichiaratamente credente.

Scrive Jammer:- Per entrambi i pensatori (More e Descartes) lo spazio vuoto, nel senso del nulla, non esiste; ma, oltre a questo , secondo il punto di vista di More, se lo spazio può essere vuoto per ciò che riguarda la materia, in esso è tuttavia sempre presente lo spirito di Dio.-





Come per Descartes anche per More l’estensione non è un attributo esclusivo della materia, ma appartiene anche allo spazio anche quando è vuoto di tutta la materia, e l’attributo della misurabilità dimostra la sostanzialità dello spazio. Ovviamente la parola " sostanzialità - qui non è riferita alla materia ma a una “sostanza incorporea“ , non nota, che può permettere anche l’esistenza dei fenomeni spirituali e la reciproca interazione tra mondo della materia e mondo dello spirito. Questa “sostanza sottile”, afferma More, esiste necessariamente ed esisterebbe anche se tutta la materia venisse annientata. E l’esistenza dello spazio anche senza la materia, conduce More ad affermare la presenza di Dio nello spazio.
Riportiamo uno scritto di More tratto dal libro - Storia del concetto di spazio -.



<< Se dopo la rimozione della materia corporea ci saranno ancora spazio e distanza in cui giaceva la materia reale, quando c’era; e se questo spazio non è ne impenetrabile ne tangibile, ma è sempre misurabile in estensione e volume, allora deve esistere necessariamente una sostanza incorporea, per sua stessa natura eternamente esistente, la quale, costituendo la più chiara idea di perfezione e incorruttibilità, ci indicherà pienamente e precisamente la sua natura divina>>.


Quindi per More lo spazio possiede attributi divini e li elenca: unico, semplice, immobile, eterno, completo, indipendente, esistente per sé, per sé sussistente, incorruttibile, necessario, immenso, increato, non circoscritto, non comprensibile, onnipresente, incorporeo, che tutto permea e tutto circonda, esistente per essenza, ente in atto e atto puro.

E More conclude ricordando che gli antichi ebrei chiamavano Dio - makom- che significa appunto luogo o spazio. Anche l’elenco degli aggettivi attribuiti allo spazio è chiaramente ispirato al misticismo ebraico.

Benedict Spinoza (1632 - 1677), nato ad Amsterdam da genitori ebrei sefarditi di origine portoghese portò un ulteriore notevole contributo alla ricerca della natura dello spazio, sempre di ispirazione divina e derivato dai concetti giudaico-cristiani.


Per Spinoza l’idea principale è: <<Qualunque cosa esistente è in Dio, e senza Dio niente può esistere o essere concepito>>. E precisamente, aggiunge Spinoza: - come è affermato da Paolo e dagli antichi ebrei, sebbene le traduzioni dei loro scritti ci siano giunte corrotte in vari modi -.

Spinoza, nella sua Etica, attribuisce a Dio non solo l’estensione spaziale, ma anche tutta la materia, affermando che il mondo ha realtà solo in Dio e non in se stesso, giungendo così ad una concezione di Dio completamente panteistica e impersonale.

I suoi scritti, forse troppo radicali, suscitarono scandalo negli ambienti cristiani e in quelli ebraici e fu accusato di ateismo. Invece egli esprimeva profondi sentimenti religiosi e considerava Dio come causa immanente del mondo e dell’universo.

Isaac Newton (1642-1727). Di lui scrive Jammer : << Sicuramente credente in Dio e religioso, non negò mai l’esistenza di entità trascendenti. Egli affermò solamente che la loro esistenza non ha alcuna funzione ai fini della spiegazione scientifica>>.



In altre parole, Newton sostiene che tutta la teoria deve basarsi sui risultati degli esperimenti e sull’applicazione logica delle leggi fisiche (dedotte da precedenti misure e osservazioni) utilizzando la matematica, come aveva già stabilito Galileo (1564-1642). E questo è il metodo moderno di procedere per lo studio delle discipline scientifiche, pienamente valido anche ai nostri giorni, che fu definito da Galileo e che successivamente venne adottato da Newton e da tutti gli scienziati del mondo.

Il concetto di spazio è trattato da Newton nel suo famoso libro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, detto brevemente Principia, scritto in Latino, e precisamente nello Scholium 2°.
Riportiamo solo la prima riga, che è molto significativa:
<<Spatium absolutum, natura sua sine relatione ad externum quodvis, semper manet similare & immobile>>.

Il libro fu tradotto in Inglese da Andrew Motte nel 1729, due anni dopo la scomparsa di Newton, e la frase divenne : <<Absolute space, in its own nature, without regard to anything external, remains always similar and immovable>>. Che in Italiano diventa :
<<Lo spazio assoluto, per sua natura, senza riguardo con qualcosa (o qualunque cosa) di esterno, rimane sempre immutabile e immobile>>.

Che esprime chiaramente il concetto di spazio come scenario passivo, appunto immobile e immutabile, indipendente dagli oggetti e dagli avvenimenti che possono succedere dentro di esso.

A questo punto, però, è necessario precisare che Newton, come quasi tutti gli scienziati di allora, credeva anche nell’esistenza dell’etere come mezzo contenuto dentro lo spazio, che ricorre spesso nei suoi scritti.
Infatti nell’Opticks , terza edizione del 1717, Query 21, egli decise finalmente di proporre una ipotesi sulla gravità e scrisse:



 << Questo mezzo, non è molto più raro dentro i corpi densi del Sole, delle stelle, dei pianeti e delle comete che nel vuoto spazio celeste esistente tra essi? E nel passare da quelli a distanze molto maggiori, non diventa continuamente sempre più denso, e causa per ciò esso stesso la gravitazione di questi grandi corpi l'uno verso l'altro e delle loro parti verso i corpi: ogni corpo compiendo uno sforzo per andare dalle parti più dense del mezzo verso quelle più rare?...>>

((La sua famosa frase in Latino riferita alla forza di gravità - Hypoteses non fingo - è del 1713 e si trova nella seconda edizione dei Principia) .


Riassumendo possiamo dire che Newton sostiene l’idea dello spazio assoluto, immobile e immutabile, però contenente un mezzo, detto anche etere, che cambia la sua densità in funzione della presenza degli oggetti che si trovano in esso. E quest’ultima sua idea, espressa chiaramente nella Query 21, viene spesso omessa dai libri di testo.
Anche nel 1693 Newton si riferì alla presenza di un “mezzo” , o “agente nello spazio”, e scrisse:




***<<Che la gravità debba essere innata, inerente ed essenziale alla materia, in modo tale che un corpo possa agire su un altro a distanza attraverso un vuoto, senza la mediazione di nient’altro, per il tramite del quale la loro azione e forza possano essere trasmesse dall’uno all’altro, è per me un’assurdità così enorme da non credere che un uomo dotato di un’adeguata facoltà di giudizio nelle questioni filosofiche possa mai cadervi. La gravità deve essere causata da un agente che opera costantemente in accordo a certe leggi, ma se questo agente sia materiale o immateriale l’ho lasciato alla valutazione dei miei lettori»>>.

Abbiamo visto che Newton procede nell’esposizione della Fisica considerando solo gli eventi e proponendo leggi e ipotesi senza alcun riferimento agli aspetti spirituali. Però, ha anche aggiunto che tutto si svolge in sintonia con il volere di Dio.


Ad esempio nello Scholium Generale dei Principia scrisse: ****<<Questa elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno e la potenza di un ente intelligente e potente….. Questo Essere Governa tutte le cose, non come anima del Mondo, ma come Signore di tutto. E come considerazione del suo dominio Egli vuole essere chiamato Signore Dio Onnipotente o Sovrano universale.>>

Newton scrisse anche delle opere teologiche, alcune molto apprezzate, per altre, invece, rischiò l’accusa di eresia perché negava la Trinità di Dio.



* Cabala ebraica - Comprende interpretazioni mistiche date dai rabbini al significato esoterico della Bibbia. Nata in forma orale dopo la fine del “periodo del secondo tempio”, 597 aC " 70 dC, mentre gli scritti risalgono al 12° - 13° secolo d.C. in Francia meridionale e Spagna.


** Zohar (Splendore) libro scritto nel 13° secolo d.C. in Castiglia per rivelare la verità esoterica nascosta nel Pentateuco, comprendente anche gli insegnamenti della Cabala.
Secondo la tradizione ebraica il Zohar è stato scritto molti secoli prima.


*** Lettera di Isaac Newton a Richard Bentley, 25 febbraio 1693, tr. it da The Correspondence of Isaac Newton, ed. by H.W. Turnbull, 7 vol., Cam¬bridge University Press, Cambridge 1959-77, vol. 3, pp. 253-254.


**** Philosophiae Naturalis Principia Mathematica 2° edizione 1713, Scholium generale; Edizione italiana: Principi matematici della filosofia naturale, a cura di A. Pala, ed. UTET 1965.






PARTE SECONDA

Nei secoli successivi lo spazio è stato via via privato di ogni proprietà.

Fino alla fine dell’Ottocento rimase il concetto dell’etere come ente fisico, o mezzo, contenuto nello spazio che serviva per dare un senso fisico ai campi elettromagnetici e alla gravità.


Ma, d’altra parte, tutti i vecchi modelli di etere erano sbagliati perché lo consideravano come una sostanza distinta dallo spazio, con gli oggetti materiali che si muovevano dentro di esso come dei corpi estranei. E questo implica inevitabilmente al problema del vento dell’etere che dovrebbero incontrare gli oggetti in movimento, che invece non esiste.



Per gli stessi motivi il vecchio etere avrebbe dovuto costituire un sistema di riferimento privilegiato, contraddicendo il principio di relatività dei moti. Pertanto nel Novecento, facendo leva anche su una falsa interpretazione dell’esperimento di Michelson-Morley, venne soppresso l’etere e lo spazio finì per essere identificato con - il nulla -. E questo suscitò nuovamente grande soddisfazione ed entusiasmo tra gli ateisti.




Ma è completamente sbagliato identificare lo spazio con il nulla, perché lo spazio “vuoto” è ben misurabile in estensione e volume, e un metro cubo di spazio esiste e ha un significato fisico vero ed evidente. Invece un metro cubo di nulla non esiste e non ha nessun significato logico. Inoltre, come abbiamo già detto per l’esperimento di Torricelli, noi oggi sappiamo che lo spazio “vuoto” può contenere anche centinaia di trasmissioni televisive e migliaia di altre telecomunicazioni (oltre la gravità). Ne consegue che equiparare lo spazio con il nulla, però con il telegiornale dentro, è una ulteriore grossa assurdità.


Occorre aggiungere che i vecchi ed errati modelli di etere, che erano di tipo meccanicistico, “avevano riempito il cielo di ragnatele” con le loro complicate teorie; per cui è stato utile eliminarli; infatti in questo modo la scienza ha potuto procedere liberamente nel suo sviluppo.

Ma invece di identificare lo spazio con il nulla sarebbe stato opportuno immaginare e proporre qualcosa di diverso e alternativo ai precedenti modelli.






In questa logica già verso la fine dell’Ottocento P. Drude e M. Abraham proposero di attribuire le proprietà fisiche direttamente allo spazio e non più all’etere, ma le loro idee (ancora incomplete) non ebbero seguito; questo almeno fino al 1916, quando A. Einstein (1879-1955) , dopo la teoria della Relatività Generale per dare un senso logico alla curvatura dello spazio, propose " lo spazio fisico dotato di proprietà fisiche " che può essere considerato un nuovo modello di etere. Quindi per Einstein lo spazio è un ente fisico che con le sue proprietà e i suoi stati da un vero significato alla curvatura, ai campi elettromagnetici, alla gravità, le onde, la corrente di spostamento, l’energia e tutto quello che avviene in esso. Ed Einstein ha scritto chiaramente che senza uno spazio-etere la Relatività Generale non avrebbe senso.*****

Lo spazio, di conseguenza, con la RG termina di essere pensato come uno scenario passivo, immobile e immutabile e diventa un vero ente fisico mutevole e compartecipe con gli avvenimenti che accadono in esso.




Era però necessario fare un ulteriore passo in avanti per risolvere il problema del vento dell’etere che dovrebbero incontrare gli oggetti in movimento, che invece non esiste proprio. Anche questa volta la risposta venne da Einstein che propose l’origine delle particelle della materia come - effetti dell’energia nello spazio - che si creano via via dove si sposta l’energia nei punti ove questa supera un certo valore di densità. E dato che l’energia può spostarsi liberamente nello spazio fisico, ecco allora che anche le particelle possono formarsi in punti diversi altrettanto liberamente, senza più alcuna resistenza al loro moto.

Anche i campi e le onde elettromagnetiche e gravitazionali sono enti fisici nello spazio e anch’essi contengono energia, sebbene in misura minore, o meglio, molto minore di quella della materia.

Per Einstein abbiamo dunque lo spazio che per mezzo dell’energia da origine alle particelle, alla materia, ai campi, alle onde e a tutta la realtà fisica.


Anche la meccanica quantistica conferma la natura fisica dello spazio e afferma che in esso vi è un continuo fluttuare di energia e di particelle virtuali. Ed è stata definita anche - l’energia di punto zero - come il minimo livello di energia dello spazio “vuoto”.

Ma i nuovi concetti riguardanti lo spazio proposti da Einstein dopo la RG rimasero inascoltati, non apparvero sui libri di testo e non furono insegnati nelle università e nelle scuole, e poche persone sanno che dopo il 1916 egli propose lo spazio-etere.

Al contrario, quasi tutti sanno che nel 1905, con la Relatività Speciale, egli ha negato l’etere (riferendosi ai precedenti modelli dell’Ottocento) perché è stata data grande enfasi a questo fatto.

E questa forma di boicottaggio verso le idee che esprimono una sostanzialità fisica dello spazio si era già verificata anche per la Query 21 di Newton, che non viene quasi mai citata.


In questo modo nel Novecento prevalse il modello di spazio come “il nulla del vuoto” e tutti i fenomeni fisici che avvengono in esso, che abbiamo già citato, furono ridotti a pure descrizioni matematiche, come se esistesse solo il formalismo matematico che li rappresenta e non anche, e soprattutto, il fatto fisico vero e concreto.


Ma da diversi anni, grazie ad Internet, tutti noi possiamo accedere direttamente da casa agli scritti originali dei grandi fisici della storia e possiamo verificare che effettivamente Einstein dopo la RG propose il nuovo concetto di spazio-etere e affermò che tutta la realtà fisica ha origine in esso per effetto dell’energia, che è infine anch’essa uno stato dello spazio .

Praticamente ritorniamo alle idee di Patrizi, Campanella, More, Spinoza, e altri, che descrivono lo spazio come - base di tutto il creato e che precede ogni cosa per origine e natura -.

Rispetto ai quei modelli, in quello di Einstein manca solo la presenza divina, ma dentro di se riteneva sicuramente che ci fosse, infatti si è dichiarato più volte credente.


                                        Giovanni Ruffino (Genova)


***** Conferenza all’Università di Leida 5 - 5 " 1920.
Received on Tue May 12 2020 - 11:10:29 CEST

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