Re: Una questione su "QED", di R. Feynman

From: Michele Andreoli <m.andreoli_at_tin.it>
Date: Sun, 06 Jun 2004 20:43:52 GMT

Elio Fabri wrote:

> Ho sempre inteso nell'interpretazione I2, appunto per le ragioni che
> dici. Di piu', nella terza lezione apare chiaro che l'ampiezza e' il
> propagatore. Quindi sta facemdo una teoria perturbativa.

Sono andato un po' avanti nella lettura e ho visto che le "freccette
" vengono moltiplicate lungo uno stesso percorso, e i risultati
vengono sommati sui percorsi diversi, proprio come si fa nei path
integrals ( e nella probabilita' condizionata). Se fossero onde
(come nell'interpretazione I2) e non ampiezze (come in I1) non
avrebbe senso moltiplicarle, penso.

Le varie freccette, nel passare da un mezzo all'altro, vengono anche
"accorciate" di certe percentuali. Se davvero si tratta delle
ampiezze semiclassiche exp(i/h*S), allora l'azione diventa
immaginaria in questi punti.

> Conosci quel libretto, sempre di Feynman, edito dalla Benjamin e
> intitolato (tanto per cambiare) "Quantum Electrodynamics"?
> Li' potrebbero esserci altre parti della risposta.

Mi vengono in mente certe fotocopie (che non ho piu') in cui Feynman
illustrava la tecnica dei diagrammi, sviluppando i propagatori in
potenze delle masse, o roba del genere. Ma non saprei dire se e' lo
stesso libro.

Comunque, pensando alle freccette di Feynman, mi stavo chiedendo se
qualcuno ha mai provato ad usare una tecnica del genere (l'algebra
dei vettori e poco altro), per introdurre l'interazione luce-materia
a gruppi selezionati di studenti liceali.

E' ben noto che le lingue straniere si imparano meglio da piccoli; se,
ineluttabilmente, si comincia parlando di raggi di luce e di orbite
elettroniche, non si puo' puoi pretendere che capovolgano il
paradigma e parlino di colpo il linguaggio delle ampiezze di
probabilita'.

Michele
-- 
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Received on Sun Jun 06 2004 - 22:43:52 CEST

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