digitale ed analogico

From: alfred <serenityeden_at_virgilio.it>
Date: Tue, 20 Apr 2004 16:21:57 GMT

Cito testualmente:

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Digitale non �
sinonimo di binario, se non in un'accezione piuttosto ristretta.
Bisogna prenderla alla larga, laddove il concetto di digitale
viene elaborato e strutturato in una teoria coerente: la teoria dei segnali.
Un segnale � una grandezza *fisica* che veicola una informazione. Questo
segnale � in realt� una funzione s(t) o s(x) o s(x,t) o s(x,y) che lega il
valore della variabile dipendente (il segnale per l'appunto) al tempo, allo
spazio (uni, bi o tridimensionale) o ad entrambi. Il segnale pu� essere di
tutto: visivo, sonoro, elettrico, ecc. I valori che pu� assumere non devono
necessariamente essere 2 (1 e 0), ma anche 10.000 o 100.000!!!
Si definiscono cos� quattro casi, in riferimento alla funzione-segnale
1) il codominio ed il dominio coincidono con R o con un suo intervallo:
infiniti sono i valori di t (o x) ed infiniti i valori di s. Il segnale �
analogico. Esempio: l'indicatore del livello di carburante a lancetta. La
funzione � la posizione della lancetta nel tempo: dominio e codominio sono
continui
2) il codominio � discretizzato: solo alcuni (ripeto non necessariamente 2)
sono i valori possibili per s. Il dominio � invece continuo. Il segnale si
dice prorpiamente quantizzato. In una accezione, peraltro diffusa, tale
segnale viene indicato come digitale.
3) il dominio (tempo o spazio) � campionato, cio� discretizzato. Sono
ammessi invece infiniti valori di codominio. Il segnale si dice campionato
4) dominio e codominio sono entrambi discretizzati: il segnale si dice
propriamente digitale.
-------------------------- fine citazione


Mi domando: ma fino a che punto un segnale quantizzato, discreto o
addirittura digitale pu� essere considerato (come nella citazione sopra
riportata) una variabile fisica? Ossia: mi fareste un esempio di grandezza
fisica che varia in maniera discreta in un tempo che scorre "a scatti"?
Pensiamo all'orologio con lancette. Leggo in un vecchio post su isf di Elio
Fabri,
che per lui � digitale perch� giustamente la lancetta dei secondi scatta da
un secondo all'altro e non da informazioni sul tempo "interposto". Bene! Da
un punto di vista logico, nulla da eccepire. Ma applicando la definizione di
qui sopra, un segnale deve essere una grandezza fisica ed in questo caso
sarebbe la posizione o l'angolo della lancetta in funzione del tempo.
Ma un segnale fisicamente digitale implicherebbe
1) l'assenza di informazioni sul valore del segnale al di fuori degli
istanti di campionamento (i secondi che scoccano in questo caso). La
lancetta invece "segna" tra un secondo e l'altro. Un po sta ferma un po' si
muove verso la tacchetta successiva, ma segna!
2) un numero discreto di posizioni (la lancetta per� si muove da una
tacchetta all'altra e le posizioni occupate sono continue ed infinite).
Al massimo, cio� in caso di lancetta megaveloce, la funzione-segnale si
approssima sempre pi� ad un'onda quadra, senza tuttavia mai "raggiungerla",
ma il segnale digitale vuole che nel nostro grafico ci siano solo punti
isolati (per via della discretizzazione di dominio e codominio).

Insomma la funzione s(t) = posizione lancetta nel tempo, non mi sembra avere
dominio e codominio discreti, ma continui (fisicamente parlano).
Grazie
Received on Tue Apr 20 2004 - 18:21:57 CEST

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