Re: digitale ed analogico

From: Mino Saccone <mino.granosaccone_at_fastwebnet.it>
Date: Mon, 1 Mar 2004 23:57:22 +0100

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> ha scritto nel messaggio
news:c2049a$te6$4_at_newsreader2.mclink.it...
> Mino Saccone ha scritto:
> > ...
> > b) Dante scrisse la Divina Commedia. Essa fu immediatamente copiata (a
> > mano a quei tempi) uno sterminato numero di volte, ma, a differenza
> > delle pennellate di Raffaello, che potevano essere ovunque e con
> > infinite nuances di colore, Dante ha usato 21 lettere piu' spazi, a
> > capo e interpunzioni (meno di trenta simboli tutti riconoscibili).
> > L'amanuense, ricopiando, riconosce il simbolo dall'originale e lo
> > ricostruisce di suo pugno sulla copia. Puo' riconoscerlo esattamente
> > proprio perche' gli stati possibili sono finiti (meglio se in numero
> > limitato). Non commette dunque alcun errore nel trascrivere (a parte
> > quelli di distrazione, ma si puo' sperare in un'attento lavoro di
> > correzione che riporti la copia esattamente all'originale). E questo
> > per quante copie si facciano.
> > Questo consente di dire che un testo, essendo una comunicazione di
> > tipo digitale, non degrada con la copia, con l'invecchiamento del
> > supporto etc.. almeno finche' il degrado renda ancora possibile il
> > riconoscimento degli stati possibili.
> Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto, ma non su quanto ho
> citato qui sopra.
> Se fosse cosi', i filologi non avrebbero niente da fare...
> In realta' i copisti hanno commesso un sacco di errori: per distrazione,
> ma anche perche' non capivano bene il manoscritto (che *non e'*
> digitale, in quanto scritto a mano: a te non e' mai capitato di far
> fatica a rileggere qualche tuo appunto scritto di fretta?
> E ancora: errori intenzionali, ossia "correzioni" pe vari motivi
> dell'originale; errori "culturali": non intendevano cio' che
> leggevano, ecc.
> Non a caso, proprio per la "Commedia", come per il "Decamerone", e
> tanti altri testi, esistono "lezioni" diverse.

Non intendevo certo entrare su questioni filologiche che ci porterebbero ben
fuori dal seminato.
Intendevo soltanto mostrare che, finche' i simboli sono "riconoscibili" in
quanto ascrivibili senza errori a un insieme codificato e finito di stati
possibili, l'informazione si pu� considerare digitale, cio�, almeno
teoricamente, riproducibile indefinitamente senza errori.
Per inciso, siccome gli errori possono capitare anche con i piu' sofisticati
mezzi di comunicazione, il sistema digitale consente l'autocorrezione. Anche
qui sono state spese copiosissime teorie che, a parte le pi� semplici, non
sarei neppure in grado di citare.

> Del resto perfino delle fotocopie deteriorano l'originale: infatti
> sono un procedimento analogico, in cui quello che viene riprodotto,
> piu' o meno bene, e' la distribuzione di chiari e scuri sul foglio, non
> il significato dei caratteri.

Questo avviene proprio perch� la macchina fotocopiatrice non "interpreta"
per poi "rigenerare" i caratteri.
In questi due verbi sta secondo me il significato di digitale. Il buon
amanuense faceva esattamente questo, il che era possibile almeno
teoricamente, mentre agli allievi di Raffaello era, anche teoricamente,
impossibile.


>
> Il mio punto di vista e' abbastazna vicino a quello di Cesare Fontana,
> ma farei un esempio piu' semplice.
>
> I segnali elettrici in un computer sono digitali?
> Per il progettista elettronico non lo sono: infatti si deve
> preoccupare di adattamenti d'impedenza, di tempi di saluta e discesa, di
> tolleranze nei ritardi dei diversi segnali, di eventuali rumori...
> Solo se tutti questi disturbi restano entro certe tolleranze, e'
> ossibile discriminare con prob. di errore piccola i valori digitali,
> l'abilitazione o meno di un ingresso, ecc. ecc.

Tutti i supporti sono analogici, digitale diventa la discriminazione di
valori discreti per soglie discrete.
Un gate logico produce un output analogico, ma sappiamo che, per progetto,
il gate a valle di esso interpretera' come 1 logico una tensione maggiore di
3V e come 0 logico una tensione minore di 2V. E garantira' alle sue uscite
tensioni che obbediscano alle stesse specifiche e cio' indipendentemente dal
fatto di avere letto uno 0 logico piu' vicino a 2 V o piu' vicino a 0 V e
altrettanto per l'1.

>
> Perfino un ingranaggio e' digitale (nel senso che stabilisce un preciso
> rapporto nei movimenti delle due ruote) a condizione che non abbia
> troppo gioco, che non grippi...
>
> Quindi la distinzione non sta nell'oggetto fisico, ma nel modo come
> viene usato.
> E puo' essere usato come digitale solo se sono soddisfatte certe
> condizioni.

Infatti, credo che siamo giunti a un perfetto accordo


> ------------------------------
> Elio Fabri
> Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
> ------------------------------

Saluti

Mino Saccone
Received on Mon Mar 01 2004 - 23:57:22 CET

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