jamaika ha scritto:
> [cut]
> B�, in effetti i meccanismi con i quali avviene la riflessione speculare
> oppure diffusa non sono del tutto noti neanche agli addetti al lavoro!
E' bene chiarire.
Se per "riflessine diffusa" intendi quel che mi pare qui si stia
intendendo, cio� quella che d� luogo al colore, allora non � vero che i
meccanismi non ne sono noti.
Una radiazione di una certa lunghezza d'onda penetra nel materiale, ed
eccita (se � il caso) gli atomi, che emettono luce nella corrispondente
frequenza in tutte le direzioni. Se fai arrivare luce bianca e gli atomi
si eccitano solo in una determinata banda di frequenza, il corpo apparir�
di quel colore: apparir� bianco se gli atomi si eccitano a tutte le
frequenze del visibile.
Credo che la teoria qui non abbia problemi.
C'� un altro tipo di diffusione, che si ha quando una superficie
riflettente se liscia (riflettente secondo la legge dell'uguaglianza degli
angoli) viene "satinata". Non si fa altro che ondulare microscopicamente
la superficie dello specchio cosicch� la luce viene riflessa sempre in
obbedienza di quella legge, ma localmente, per cui i raggi rimbalzano in
tutte le direzioni. Tutti i colori si mescolano e la superficie si vedr�
bianca (biancastra). Pensa al vetro smerigliato o all'argento non lucidato.
Qesto secondo tipo di diffusione � spiegato correttamente dalla teoria
dando per scontata la riflessione speculare, ma � qui che casca l'asino.
Oggi non esiste una teoria della riflessione speculare: poteva esistere
nell'ambito classico, considerando la luce un'onda, ma dai quanti in poi �
un problema che mi pare non risolto.
La QED non lo risolve, perch�, chiamando il causa fotoni che "annusano i
percorsi" e scelgono quello pi� probabile, che � anche quello di minor
tempo, non fa altro che attaccarsi ad un principio (quello di Fermat), al
di l� dell'incomprensibilit� (ammessa dallo stesso Feynman) del concetto
di interferenza tra mere probabilit�. La QED d� forse una buona decrizione
del "come" ("come se"), ma lascia aperto il problema.
Ho trovato una volta su "Le Scienze" (se vuoi ti cerco l'articolo) che la
riflessione speculare si spiega con l'interferenza costruttiva, che
avverrebbe solo in una direzione, quella specualare, della luce che �
andata ad eccitare gli atomi, ma chi propone questa teoria non si accorge
che cos� saccheggia, vanificandola, la teoria, prima richiamata, che
giustifica
la diffusione del colore, ove non avviene interferenza costruttiva in una
determinata direzione: in quali condizioni l'interferenza avviene ed in
quali no? Questa domanda non pu� avere, strutturalmente, risposta: ovvero
l'avrebbe se tutti i materiali che riflettono appartenessero ad una
categoria, in quanto alla struttura scristallinao, ben distinta da quella
cui apparterrebbero i materiale che diffondono il colore (per esempio per
la cotruzione interferenziale ci vorrebbe un determianto ordine tra gli
atomi che non serve invece per la diffusione nell'altro caso). Ma
conosciamo cos� bene le disposizioni atomiche ch elo possiamo escludere.
Che fare allora?
E' ammissibile che esista questa lacuna teorica?
Voglio portare il mio contributo ad una possibile soluzione del problema
invitandoti a riflettere su almeno due modelli della superficie nello
stesso tempo lucida e colorata, modelli che ci suggerisce la tecnica della
stampa.
Per ottenere una figura a colori lucida si pu� procedere in almeno due
modi:
1) - La figura a colori � stampata su carta normale (quindi non sarebbe in
s� lucida) con l'inchiostro che viene assorbito: si stende poi uno strato
di vernice trasparente liscia (o si plastifica, o si fa aderire un film
sottile di plastica trasparente)
2) - Su carta bianca normale si stampa con inchiostri colorati che non
vengono assorbiti e che alla fine del procedimento hanno lo stesso effetto
di un film fatto aderire sul supporto: immagina di appoggiare una
diapositiva colorata su carta bianca.
Vediamo cosa succede in ciascuno dei due casi.
1) - La luce (bianca) incidente si riflette in parte sulle due interfacce
del film trasparente, e d� l'effetto del lucido (riflessioene speculare).
Quella che attraversa il film va ad eccitare gli atomi delle sostanze
coloranti di cui � impregnato il supporto, dando l'effetto della luce
diffusa colorata, la quale riattraversa il film, gi� in origine diffusa in
tutte le direzioni.
2) - La luce (bianca) viene riflessa dalla superficie rilfettente liscia
dello strato trasparente colorato (immaagina un vetro colorato);
attraversando lo strato colorato vengono selezionate le frequenze, per cui
nel materiale del supporto (che apparirebbe bianco alla luce bianca) cui
il film aderisce vengono eccitati, a seconda delle zone, solo i
corripondenti colori, che vengono diffusi in tutte le direzioni
riattraversando a ritroso il film (ogni colore attraversa la regione
colorata dello stesso colore).
Qual'� la morale della favola?
Nei due casi esiste una barriera (il film, trasperente o meno a tutti i
colori), in particolare la sua faccia antistante (anche l'altra ha la sua
importanza, in ragione di come il film � ancorato al supporto), la qule
giustifica la riflessione speculare.
La luce che viene riflessa (quella per cui la superficie ci appare lucida)
"non sa" cosa c'� al di sotto dell'interfaccia col vuoto, non penetra
nella materia.
E se fosse cos� anche nel nostro pezzo di plastica colorata lucida?
Naturlamente il modello, dei due, pi� congruo, sarebbe il primo.
E se ci fosse una sorta di barriera in corrispondenza dell'interfaccia,
del "confine della materia"?
Tale barriera fa tornare indietro, diciamo, il 5% dei fotoni,
specularmente, gli altri penetrano nella plastica (� stato sperimentato
che lo fanno per la profondit� di circa meza lungheza d'onda della rad,
incidente) ed eccitano gli atomi eccetera..
Sia nella fisica classica (l'unico a concepire qualcosa del genere � stato
Newton, ma un Newton completamente dimenticato), che, soprattutto, nella
MQ (che parla del coinvolgimento di tutti gli atomi e gli elettroni del
corpo, per quanto spesso esso sia), manca completametne i concetto di
barriera per gisutificare la riflessione della luce.
Barriera, dico, barriera di potenziale, come quella per esempio che si
impiega nell'effetto tunnel.
Che non sia questa la lacuna?
Che cosa ne pensi?
Ciao.
Luciano Buggio
(scusa per la confusione dei nomi nell'altro mio post)
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Received on Fri Feb 13 2004 - 18:55:16 CET