La (ricerca?) didattica.

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 30 Jan 2004 16:53:48 +0100

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:bv16n5$22g$1_at_newsreader1.mclink.it...

[...]

> Che poi la ricerca non sia sempre di alto livello, e' un argomento per
> la mia tesi: la ricerca didattica non e' considerata "vera ricerca", e
> quasi squalifica chi se ne occupa...

Non sono certo un esperto nel campo, pero', secondo il mio modesto parere,
dire che la ricerca didattica *non* e' vera ricerca e' corretto.
Ancora di piu', dirlo (e/o almeno prenderne coscienza) e' di fondamentale
importanza innanzitutto per chi ha a cuore proprio la nascitura (in tempi
che non saprei dire se stimabili in decenni, secoli, millenni ...) ricerca
didattica, sempre nella ipotesi, tutta da dimostrare, che un tale parto sia
possibile.
Cioe' e' importante prendere coscienza del fatto che, se si parla di
didattica, nessuno sa con precisione quando una esperienza e' "sensata" e
ancora meno quando una dimostrazione e' "certa".
Questo se con "vera ricerca" intendiamo la ricerca scientifica, come
immagino si intenda nell'ambito dei "ricercatori scientifici". Ne segue che
a me sembrerebbe abbastanza normale che, in ambito scientifico, chi si
occupa di problematiche che non sono classificabili come "ricerca
scientifica", venga visto come uno che non fa vera ricerca, come uno che si
occupa di problemi di "serie B".

Sostanzialmente, essendo ancora in epoca pregalileiana, per quanto riguarda
la didattica cosi' come per quanto riguarda molte altre discipline (buona
parte della medicina ad esempio (recentemente su is si parlava del problema
dell'amalgama: qualcuno dice che e' meglio, qualcun altro che e' decisamente
peggio, poi chi sta sul campo, i dentisti, decide cio' che secondo lui e' "a
occhio" la soluzione migliore)), si puo' solo "arronzare" in qualche modo.
Poi potra' esserci chi "a occhio" arronza meglio e chi arronza peggio, ma la
mancanza delle sensate esperienze e delle certe dimostrazioni non ci
permette di dire alcunche' con una precisione migliore dell' "a occhio".

Io, che sto "sul campo" per quanto riguarda la didattica (cioe' sono un
insegnante di liceo), ho sentito quanto espresso sopra in maniera forte
quando da un giorno all'altro sono passato da un laboratorio di ricerca ad
un'aula di scuola. Mi sentivo come se mi avessero buttato d'un colpo in un
altro laboratorio e io avessi il compito di "fare esperimenti". No era il
caso di chiedere "Ma con esattezza quali esperimenti dovrei fare? E poi, con
quali strumenti? Insomma, chi e' che dirige questo laboratorio, a chi potrei
rivolgermi per sapere cosa dovrei fare, quale sarebbe la teoria da
verificare ecc. ?". Non era il caso perche' le risposte, in sostanza, non le
conosceva nessuno, anzi, quasi quasi sembrava che fossi io quello che
"doveva" conoscerle. E io sapevo bene di non conoscerle, come so bene ancora
oggi di non conoscerle.

Dico questo prendendo spunto da una tua frase, Elio, sapendo quanto impegno
tu profonda nelle questioni di "serie B" (e sapendo anche quanto il tuo
lavoro sia poi utile a chi sta sul campo, pero', purtroppo, anche il tuo
lavoro e' utile "a occhio").
Questioni che con ogni probabilita' tu non consideri affatto di serie B, ma
il punto rimane quello di capire quali sarebbero le "sensate esperienze".
O magari tu concordi con me nel dire che la ricerca didattica non e' ricerca
scientifica, ma e' comunque "vera ricerca".
Ma allora la mia domanda diventa: "Una "vera ricerca" che non sia una
ricerca scientifica, cosa e'? C'e' una differenza fra una "vera" ricerca non
scientifica e l'arronzare?"

Ciao.

-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Jan 30 2004 - 16:53:48 CET

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