Andrea Frova sul caso Zichichi (leggete la frase di M. Mastroianni :-) )

From: AAnDrEE <andre_m_at_infinito.it>
Date: Fri, 9 Jan 2004 22:59:51 +0100

In questo libretto, da birbo par suo, Piergiorgio Odifreddi cala sul capo
di Antonino Zichichi una tal pioggia di fendenti - parlare di "chicche" �
un eufemismo - da ridurre lo zazzeruto professore a malpartito. Articoli,
lettere a giornali, recensioni di suoi libri, tutto converge nel suggerire
al lettore che scienziati e giornalisti italiani nutrano per lui scarsa
stima e meno ancora simpatia. Persino il suo antico protettore Giulio
Andreotti, nella prefazione, traccia una poco lusinghiera similitudine tra
lui e un altro fisico del passato (lapsus volontario?). Profili a dir poco
impietosi sono tracciati da due grandi giornalisti scientifici, il
compianto Giovanni Maria Pace su L'Espresso e Franco Prattico su
Repubblica. Un assaggio di Pace: "Questi atteggiamenti di Zich fanno dire
a qualcuno che il "caso Zichichi" pu� diventare, per la fisica italiana,
quello fu il "caso Lysenko" per la biologia sovietica negli anni bui dello
stalinismo" (p. 67). E pi� avanti: "Quella girandola di parole, quelle
semplificazioni fuorvianti di cui sono infarciti i "pezzi" di Zichichi,
presuppongono un lettore a basso quoziente di intelligenza..." (p. 71).
Affermazione questa che ricorre sovente nelle varie stroncature dei libri
del professore.


Il libro si apre con un monito di Aristotele: "... uno scienziato non
dovr� rispondere a ogni domanda su qualsiasi argomento". Sembra scritto a
pennello: mi riporta subito alla mente ci� che a bruciapelo mi chiese
Marcello Mastroianni durante un ricevimento all'ambasciata italiana di
Mosca nel 1987, durante il forum sul disarmo nucleare indetto da
Gorbaciov: "Voi fisici dovreste togliermi una curiosit�: ma Zichichi, �
davvero quel cia... che sembra in TV?". Al che io, imbarazzato dalla
presenza di tante persone: "Che cosa glielo fa pensare?". E lui: "Non c'�
cosa di cui non parli... domanda a cui non risponda... e poi quel look,
quel look da attore...". La chioma appunto...

Il Prologo contiene il noto articolo "Se la torre di Pisa fosse
orizzontale", che Zichichi scrisse nel 1979 per Repubblica - primo e
ultimo (o forse penultimo) della serie - e che gli guadagn�, da parte del
collega Carlo Bernardini, l'ancor pi� celebre "L'algebra delle caramelle",
una presa in giro che Zichichi mai gli ha perdonato. Per chi non
ricordasse, l'essenza era: se uno acquista 5 matite e per ciascuna riceve
in regalo 2 caramelle, non pu� dire di avere totalizzato 10 caramelle,
perch� secondo Zichichi "la moltiplicazione implica, anche se nessuno lo
dice, che si abbia a che fare con cose identiche: [...] tutte matite o
tutte caramelle" (p. 16). Una svista, direi, bench� abbia l'effetto di
invalidare la legge di Newton, un peccatuccio veniale.

Segue "Lo scienziato", dove si documenta la battaglia combattuta, sempre
nel 1979, dall'allora ministro Vito Scalia per far eleggere Zichichi alla
direzione del CERN di Ginevra. Fu un'iniziativa infelice, giacch� tutti i
membri del Consiglio del CERN votarono per il tedesco Schopper (salvo il
rappresentante italiano che si assent�). Scalia, un po' come il marito che
per far dispetto alla moglie si taglia gli attributi, minacci� di far
uscire l'Italia dal CERN, ma la scienza italiana - in testa Edoardo
Amaldi, uno dei principali artefici del CERN - insorse all'unisono. Un
interessante fatto di costume � che ci fu un tentativo di screditare il
padre della fisica italiana del dopoguerra con accuse di simpatie
comuniste e di scarso rigore morale (si vedano per questo l'articolo di De
Simone a p. 33 e le lettere di replica dei fisici Pallottino, Pizzella,
Ruffini, nonch� l'accurata disamina dei fatti di un altro fisico, l'
indimenticabile Marcello Conversi).

Nella sezione "Il politico" si parla del Centro Internazionale di Erice e
della diserzione da parte dei sovietici, nel 1985, di un convegno sulla
"scienza senza frontiere". Anche se allora la partecipazione dei sovietici
agli eventi in occidente era sempre un fatto aleatorio, la vicenda
produsse un gran baccano sui giornali e Zichichi fu criticato sia da
destra (Il secolo d'Italia, p. 119), che da sinistra (L'Unit�, p. 131) per
aver invitato scienziati americani che, come Edward Teller, erano
notoriamente dei falchi. Il giornalista Franco Prattico, in un ironico
articolo su Repubblica (p. 135), scrisse che le iniziative di Erice sono
uno strumento "che consentirebbe a Zichichi di riprendere la sua corsa per
il Nobel. Se non a quello per la fisica, commentano i suoi colleghi,
almeno a quello per la pace. Da condividere, eventualmente, con
Andreotti".

Dopo un capitolo intitolato "L'amministratore", sul quale preferisco non
addentrarmi, si arriva finalmente alla divulgazione scientifica, quello
che per molti � il vero tallone di Achille del professore Zichichi: un
serbatoio da cui i suoi detrattori pescano per ridere nell'ombra dei
laboratori o allietare le bacheche. Di persona cura intere pagine del
Tempo - ce ne parla il direttore Gianni Letta a p. 99 - e tiene una
regolare rubrica alla TV che secondo alcuni, (p. 9), � alquanto amena. Poi
scrive libri. Le recensioni - tutte in negativo tranne quella debole e
inaspettata di Venzo De Sabbata - lo accusano di muoversi fra tre "M",
quelle di Metafisica, Mitizzazione e Misticismo: per uno che si presenta
come erede e interprete di Galileo, pi� a-galileiano di cos� non si pu�.
Dice Andreotti (pag 7): "Quello che pu� sottrarre alla ricerca e allo
studio lo dona volentieri alla missione apologetica della fede".
Legittimo, se non fosse, come alcuni gli rimprovano, di farlo in nome
della scienza (ad esempio, p. 203). In un paese dominato da pregiudizi,
dogmatismi e oggi persino da spinte creazionistiche, sarebbe questo un
peccato pi� grave che non incorrere in qualche svarione.

Nei confronti di Zichichi, tra i venerabili della fisica italiana si sono
espressi pubblicamente in termini negativi soltanto alcuni. Molti hanno
scelto di tacere e tacciono ancora, malgrado la credibilit� scientifica
e/o l'et� veneranda li mettano al riparo dai rischi. Si tratta certo di
fair play - i fisici, si sa, sono dei gentiluomini - ma un ignoto poeta
vernacolare a fine libro insinua che alla base di tutto ci sia er sordo
(p. 275). "Sordo" starebbe, ovviamente, per fondi di ricerca. Ma anche per
onori, favori, titoli, promozioni, di cui Zichichi - forte delle sue
amicizie politiche ed ecclesiastiche - � stato largo dispensatore. � un
fatto che il professore � in grado di esibire lettere di elogio scritte da
premi Nobel come Samuel Ting, credenziali che lo hanno aiutato a vincere
il Premio per il Centenario di Fermi della Societ� Italiana di Fisica,
assegnatogli per lavori nel campo dell'antimateria. � un fatto che il
professore riesce a divenire via via presidente dell'Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare (dove peraltro ha ben meritato, riuscendo a farvi
confluire ingenti finanziamenti) e presidente della Societ� Europea di
Fisica. � un fatto che riesce a promuovere iniziative importanti, quali il
Centro Majorana di Erice e il laboratorio nel tunnel del Gran Sasso. � un
fatto, infine, che c'� sempre qualcuno pronto a organizzare campagne in
suo sostegno o a difenderlo allorch� mette il piede in fallo. Il fisico
Marcello Cini non esita ad affermare (p. 73): "Parlar male di Nino � quasi
come mettersi contro don Cal� Vizzini nella Palermo degli anni '30".
Effettivamente, io stesso mi sono visto addentare ai polpacci da ben 22
(ventidue) colleghi - agenti in solido - per aver espresso parere negativo
circa il suo fantasmagorico libro Galilei divin uomo (p. 213), nel quale
il malcapitato Galileo viene di fatto spogliato di quel grande spirito
laico e razionale che informa tutti i suoi scritti, e dipinto come una
specie di Santa Caterina da Siena. Anche questo, peccato non veniale. "Una
operazione gi� vista molte volte, quella della riconquista da parte
cattolica dello scienziato pi� cristallinamente laico e pi� perseguitato
dall'Inquisizione" scrive Paolo Galluzzi, direttore del museo di Storia
della Scienza a Firenze (p. 101).

Pare che quest'idea fissa di Zichichi di voler far nascere la scienza
dalla religione grazie all'intermediazione di Galileo - arrivata fino al
punto di fargli promuovere la beatificazione dello scienziato (p. 66) -
preoccupi persino alcuni vertici della Chiesa, che su Galileo si muove
oggi con i piedi di piombo. Sicuro � invece che apre un varco alle
"chicche" pi� gustose, riunite nei capitoli intitolati "Il predicatore" e
"Il divulgatore". Oltre agli spassosi ma inesorabili saggi di Odifreddi
stesso e al tagliente medaglione di Bellone su Le Scienze a proposito di
Galilei divin uomo (p. 203), vale la pena di leggere il testo di Fantoli,
autore sostenuto dai gesuiti della Specola Vaticana, un tempo avversari di
Galileo, oggi suoi difensori contro le ambigue operazioni di
"riabilitazione".

Il pamphlet di Odifreddi, insomma, rischia di avere una certa efficacia. L
'autore, che � un logico matematico, afferma di averlo messo assieme come
testimonianza di impegno civile, implicitamente insinuando che nessun
fisico ha voluto assumersene l'onere. Per�, diciamolo, dagli abituali
lettori di Zichichi e dai suoi seguaci non verr� letto o preso in
considerazione, e negli altri avr� il solo effetto di accrescere il
disagio al pensiero che egli guidi oggi una commissione di consulenti del
ministro Moratti e presieda, ironia della sorte, il consiglio di
amministrazione del Museo Centro Ricerche E. Fermi di via Panisperna, nato
sulle glorie di Fermi e Amaldi e della loro scuola romana. "Auguri e
preghiere", � il commiato di Andreotti nella prefazione: la consueta,
sottile ironia del senatore?


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Tratto da Scienza & Paranormale n. 51



vedere http://www.cicap.org/articoli/at101733.htm
Received on Fri Jan 09 2004 - 22:59:51 CET

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