Re: Un "evento" localizzato nello spazio-tempo è "eterno"?

From: Piercarlo <piercarloboletti_at_tiscali.it>
Date: Tue, 6 Jan 2004 13:57:18 +0100

CptKirk <CptKirk_at_estranet.it> wrote:

> "Piercarlo" <piercarloboletti_at_tiscali.it> ha scritto:
> >
> > da dove viene la materia che costituirebbe la "materialit�"
> > di questo passato?
>
> ?? Non sorge......�!
> Senn� che continuo sarebbe? Il senso dello scorrere del tempo
> mica � un cambio di universo ma solo di una sensazione dovute
> alle modifiche avvenute.

Ovvero � un cambio di stato di un unico universo con la materia
contenuta al suo interno. Il punto � tutto qui: se hai un unico universo
ne consegue (imho almeno) che quell'unico universo pu� avere in ciascun
istante un solo stato (o meglio una sola collezione di stati) "attuale",
cio� che vive in quel momento. Tutti gli altri stati corrispondenti al
passato e al futuro semplicemente non esistono se non indirettamente
come effetti e conseguenze attualmente percepibili del passato (ad
esempio la luce di una stella posta ad alcuni anni luce di distanza) o
prevedibili dell'evoluzione dello stato attuale per il futuro (la luce
della stessa stella che si ritiene perverr� a noi entro un certo tempo
predefinito... se nel frattempo qualche evento, a nostra insaputa, non
ha mutato la situazione). Il resto � nebbia.

A mio avviso l'equivoco sul "continuo" deriva unicamente dal considerare
tale continuo come una dimensione *materiale e statica* - percorribile
alla stregua di un nastro magnetico registrato che, proprio perch� tale,
esiste contemporaneamente in due forme: come "eseguibile" a volont�
(l'intero nastro) e come "eseguito" di momento in momento (la porzione
di nastro sotto la testina di lettura).
A me pare che, nel caso del tempo, testina di lettura e nastro da
leggere siano in effetti un'unica entit� che attraversa la sua
collezione di stati possibili in un solo senso (determinato in ultima
istanza dalla "freccia" dell'entropia totale, a mio avviso l'unico vero
"marcatore assoluto" - e irreversibile - del tempo) e una sola volta
(quella in cui tutte le componenti del suo stato sono orientate
coerentemente con la freccia dell'entropia). Non esistendo alcun nastro
fisicamente distinto da "rieseguire" non esiste neppure alcun continuo
materiale da "rivivere". L'esecuzione � una tantum, bella o brutta che
sia.

> >E soprattutto, a parte "l'espediente" di rendere il
> > passato inaccessibile (bisognerebbe raggiungere velocit� superluminali
> > con tutte le contraddizioni fisiche che ne conseguono),
>
> Ci sono altre strade e la relativit� ha reso il tempo una dimensione.
> Mi sfugge il senso di come sia "immaginabile" se non come
> una dimensione che va dal passato al futuro.

Che la relativit� abbia reso il tempo una dimensione (anche se a me
veramente pare lo fosse gi� prima) non ci piove. Ma dire che � una
"dimensione" non significa dire che � una dimensione COME LE ALTRE.
Matematicamente potr� anche essere trattata in questo modo (ma non mi
pare che lo sia) ma fisicamente � tutto un altro paio di maniche. Mi
sbaglier� ma a me pare che il "tempo" esiste solo come componente di un
"moto" (di qualsiasi genere) e non, come invece � per le altre
dimensioni, come una "scena vuota" in cui pu� svolgersi qualunque atto
fisicamente possibile agli oggetti contenuti nell'universo. Il tempo
esiste quando, all'interno delle tre dimensioni spaziali, si verifica
uno spostamento da un punto all'altro (in senso ampio e relativo: anche
una variazione di distribuzione di energia � uno "spostamento"). Senza
questo spostamento, il tempo risulta privo di qualunque caratteristica
rilevabile e misurabile e pertanto, imho, fisicamente inesistente.
Per me � inoltre pacifico che, in senso classico, una volta che
l'entropia di un sistema ha raggiunto il suo limite, il tempo di quel
sistema cessa di avere qualunque significato concreto.

>
> Taglio il resto perch� era qui il cuore della differenza di
> "visione del mondo (universo)!!

Hai ragione. Vorrei per� precisare qualcosa sulla natura di questo
"cuore" e cio� il fatto che esso non � altro che la differenza tra il
concepire un tempo "assoluto" (sia pure camuffato) sotto forma di un
continuo temporale COMUNQUE rivivibile e un tempo effettivamente
"relativo" cio� definito solo come la velocit� con cui il "qui e ora"
attraversa la collezione dei suoi stati fisicamente possibili in un
percorso, se non concettualmente, fisicamente irreversibile: per
prevedere esattamente il futuro dovresti possedere una massa INFINITA di
informazioni circa l'evoluzione della catena di stati da attraversare
mentre per "prevedere" il passato la massa di informazioni, per quanto
enorme e matematicamente intrattabile, � comunque FINITA.
Volendo puoi vedere questa differenza tra passato e futuro anche in
termini di entropia: il passato ha COMUNQUE un'entropia massima finita
(di cui il presente � "la cima") mentre per il futuro l'entropia, a
prescindere dalla quantit� finita di materia presente nell'universo, non
ha di per s� alcun massimo prevedibile (almeno in senso classico).

Mi permetto una metafora: in un certo senso il "carburante" del tempo �
"l'incertezza" del futuro che viene "bruciata" e trasformata in
"certezza": a quanto ne so non esiste in ultimo alcun modo, se non
quello impossibile di "bruciare" tutta l'incertezza futura "residua" (e
quant'� il "residuo" di una grandezza in linea di massima infinita?), di
ritrasformare la "certezza" (cio� il passato) in "incertezza" (ovvero in
un nuovo futuro possibile). A parte il cattivo affare (consumi un futuro
indeterminato ma potenzialmente illimitato per ottenerne uno s� pi�
deterministico ma anche pi� limitato) il fatto stesso di richiedere un
infinito per rendere "possibile" l'operazione mi pare tagli pi� che a
sufficienza la testa al toro.

Ciao!
Piercarlo

PS - Sto solleticando a bella posta la coda del drago perch� si svegli e
intervenga... spero che le sue "fiammate" non siano troppo brucianti (!)
Received on Tue Jan 06 2004 - 13:57:18 CET

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