Re: Interazioni fondamentali

From: Piercarlo <piercarloboletti_at_tiscali.it>
Date: Mon, 24 Nov 2003 01:11:41 +0100

Valter Moretti <vmoretti2_at_hotmail.com> wrote:

> Si e' un grave problema che pero' deve essere studiato. Non e' detto
> che esista una sola soluzione e che vada sempre bene in tutti i casi
> comunque. Il punto e' che quando si parla di soldi, la logica e la
> ragione cedono a volte spazio a motivazioni e procedure di altro genere...
>
> Ciao, Valter

Non mi inserisco nella discussione sugli altri aspetti perch� non ho
alcuna competenza. Ma su quest'ultimo vorrei dire la mia che, in
soldoni, si pu� riassumere in una sola frase:

Valutare il lavoro di ricerca (di qualunque tipo, non solo in fisica)
con i criteri della "produttivit�" che vigono nell'industria � una
solenne cazzata.

La mia idea � che l'attivit� scientifica (quindi anche la ricerca)
dovrebbe essere considerata un SERVIZIO e non una ATTIVITA PRODUTTIVA.

Cosa intendo dire? Voglio dire che gli scenziati dovrebbero essere
pagati semplicemente per il fatto di essere tali, cio� di possedere un
corpus di conoscenze e di svolgere, come loro attivit� interna, il puro
e semplice lavoro di accrescere e allargare tale corpus. E questo � un
aspetto.

Il mantenimento/finanziamento di questi scienziati dovrebbe basarsi non
sulla "produzione scientifica" ma semplicemente sulla loro abilit� di
applicare quanto sanno nel risolvere i problemi contigenti della
comunit� umana di cui fanno parte. In altre parole, la loro retribuzione
dovrebbe basarsi sui servizi che offrono e non su come, all'interno del
mondo scientifico vengono migliorati o anche creati tali servizi:
altrimenti si confonde produttivit� con prodotto.

Il lavoro di un qualunque scienziato dovrebbe essere considerato una
variante del lavoro dei matematici: essi trovano delle "macchine
numeriche" (teorie, teoremi, assiomi, dimostrazioni, metodi di calcolo
ecc.) di cui a priori non � prevista alcuna utilit�. Sono come un set,
di pinze, cacciaviti, morse e martelli che "possono" servire in alcune
circostanze ma che non per questo cessano di essere potenzialmente utili
anche quando magari rimangono per anni a prendere polvere nello
sgabuzzino. La loro importanza non sta nella "produttivit�" (cio� in
quante volte vengono usate) ma semplicemente nel fatto che esistono e,
se servono, sono l�.

I fisici, i chimici, i biologi, i geologi e quant'altro, dovrebbero,
soprattutto per quanto riguarda il loro stipendio, essere sempre
finanziati a fondo perduto. Perch� il loro compito, alla fine della
fiera � proprio rendere produttiva la curiosit� o, paradossalmente, la
"perdita di tempo". Qualsiasi altro criterio di finanziamento e
mantenimento degli scenziati conduce, prima o poi, a dipingere i
topolini per dimostrare delle "teorie" che in quel momento sono "attese
dai clienti". E i clienti, si sa, hanno sempre ragione anche quando sono
dei somari matricolati o, peggio, chiedono delle assurdit�.

Quando alcuni anni fa sono venuto a sapere che il lavoro degli
scienziati � valutato in base al numero di pubblicazioni e di citazioni,
il primo pensiero fu: l'idiozia non ha limiti. Ed � ancora il mio
pensiero: il lavoro degli scienziati (ripeto: DI QUALUNQUE GENERE)
andrebbe valutato in tutt'altro modo - e ci� anche mantenendo un
criterio "produttivistico", che secondo me � completamente sbagliato:
anzich� per il numero delle pubblicazioni, gli scienziati andrebbero
valutati per il numero di consulenze loro richieste attinenti alle
conoscenze in loro possesso (ci� per evitare che venga conteggiato anche
il baby-sitteraggio come "consulenza") che, in quest'ottica, possono
anche essere correlate agli argomenti su cui hanno pubblicato.

Ritengo per� ogni valutazione "produttivistica" del lavoro scientifica
un frutto di quella che chiamo "la scientificit� degli imbecilli"; la
pretesa di misurare ASSOLUTAMENTE TUTTO, anche ci� per cui non esiste
alcuna base oggettiva per poter definire una qualche unit� di misura
(come potrebbe essere, per esempio, il tentativo di misurare
"l'artisticit�" di un artista, magari contando il numero di quadri che
dipinge in un anno, indipendentemente dal fatto che siano quadri con un
loro senso o semplicemente secchi di vernice rovesciati sulla tela). Il
misurare la "produttivit�" di uno scenziato in base alle sue
pubblicazioni mi sembra proprio, in soldoni, un tentativo di misurare la
"scienziaticit�" di uno scienziato... il che mi pare assolutamente
assurdo.

Da profano non addetto in alcun modo ai lavori vorrei tentare di dare
una percezione di come un non scienziato (ma anche non idiota) vede uno
scienziato e ne ammira il lavoro. Per un non scienziato il valore di uno
scienziato non risiede in "quanto conosce" o in "quanto scopre"; risiede
unicamente in "quanto RAGIONA" e in "COME ragiona". Quest'ultimo � anzi
il parametro chiave di valutazione di uno scienziato; uno scienziato o
un matematico che si comporti semplicemente da "database ambulante"
viene visto in modo tutt'altro che positivo: quello che conta non �
quello che "sa" ma "come sa" o, in altre parole, quello che ha CAPITO.
Incluso il capire di non capire.
Con questi parametri di valutazione dello scienziato viene considerato
anzitutto per l'uso che fa della sua mente; i corpus di conoscenze o
scoperte che fa, pur utilissimi e apprezzati, sono, in senso lato, quasi
secondari.

Per fare un esempio: a me che non sono fisico della teoria della
relativit� (per dirne una) me ne importa abbastanza relativamente;
quello che invece per me ha il massimo valore � il modo in cui Einstein
ha ragionato per arrivarci. Mentre la teoria della relativit� la
possiamo archiviare come un bel e interessante risultato che pu� o meno
tornarci utile in certe circostanze, il "modo" di ragionare � invece una
"macchina per pensare" che ci pu� tornare utile SEMPRE quando, per un
motivo qualsiasi, dobbiamo andare o a fare una sintesi di quel che
conosciamo o proprio a cercare cose nuove che non conosciamo che
l'esperienza per� ci dice che da qualche parte ci devono essere ma che
al momento non sappiamo bene n� dove sono, n� cosa sono.

Riassumendo: ad uno scienziato, se si vuole che "produca" al meglio in
senso qualitativo anzich� meramente quantitativo (criterio che pu�
servire nei confronti di un ingegnere ma che ho forti dubbi che possa
servire nei confronti di uno scienziato: sicuramente nei confronti dei
matematici non serve a un tubo) occorre garantirgli una sinecura almeno
nei confronti dei problemi della vita; da uno scenziato che debba
pensare a "produrre" per "giustificare" uno stipendio sinceramente non
credo che ci si possa aspettare un granch�. E mi sembra infatti che gran
parte della "produzione" mediamente non valga un granch�.

In quest'ottica credo che, ammesso che abbia senso far "punteggi",
l'unico criterio con cui pu� essere valutato il lavoro di uno scienziato
sia, a parte la qualit� dei servizi routinariamente offerti alla
comunit� (nel senso di abilit� a risolvere problemi contingenti in base
alle conoscenze possedute al momento), sia la "quantita di moto"
impressa alle idee e alle riflessioni in primo luogo di altri scienziati
e, pi� in esteso, di qualsiasi altro essere umano che abbia il piacere
di pensarci su a determinati argomenti. Tutto il resto, con rispetto
parlando, � carta straccia.

Ciao!
Piercarlo

 
Received on Mon Nov 24 2003 - 01:11:41 CET

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