Re: Campo magnetico da elettrico?

From: Davide Pioggia <dpioggia_at_NOSPAMlibero.it>
Date: Sun, 16 Nov 2003 16:19:56 GMT

Nell'articolo <rlptb.4750$i_5.2610_at_news.edisontel.com>
ale ha scritto:

> Si ho capito che il nocciolo del discorso �
> utilizzare Lorentz e non le trasf galileane ma oltre non sono
> andato.. non � che esiste qualche sito con tutti i passaggi
> matematici? l'ho cercato ma non l'ho trovato... oppure scrivemeli tu
> se hai voglia :-)

S�, buonanotte! :-)

Tieni presente che ho pi� vent'anni, di mestiere faccio tutt'altro e mi
occupo di fisica solo nell'ambito dei miei interessi di "cultura generale".

Comunque prova a "farti furbo".

Basta che trovi un testo in cui ti fanno vedere, in generale, le
trasformazioni del campo elettromagnetico da un sistema S ad un sistema S'
in moto rispetto al primo, e poi consideri il caso particolare in cui nel
sistema di riferimento iniziale non c'� campo magnetico: vedrai che se anche
H � nullo, H' � in genere diverso da zero, e dipende -ovviamente- dalla
velocit� con cui S' si muove rispetto ad S.

>> E' perch� pensi troppo. Un bravo fisico non pensa[*] ;-)

> Ok.. mollo tutto e mi butto sulla filosofia :-))

Oppure ti iscrivi a legge e fai l'avvocato di qualche (primo) ministro ;-)

>> In un certo senso la scienza non pensa...

> Questo � un discorso interessantissimo! Ho difficolt� a commentarlo
> ma ne ho compreso la portata. La scienza si basa su modelli che
> descrivono la realt�, non si basa sulla realt� stessa. Ora mi viene
> in mente un esempio..
> [...]
> Anche qui dimmi cosa ne pensi ed eventualmente dove sbaglio.

Guarda, questo � un campo in cui se uno si mette a dire agli altri "dove
sbagliano" come minimo � un megalomane.

Aggiungerei solo una cosa.

La faccenda secondo cui "quelli dei fisici sono solo dei modelli", �
sicuramente vera, e se ne � discusso a lungo.

Per� forse non � il caso di concentrarsi solo su questo aspetto. In fondo
tutti noi quando interagiamo con la realt� abbiamo in testa qualche
"modello".

Tu ad esempio percepisci delle immagini "bidimensionali", ma hai in testa un
modello "tridimensionale" della realt�.

Questo vuol dire che se l'immagine che osservi cambia, a volte dirai che �
cambiato l'ogggetto che stai osservando, ed altre volte dirai che esso �
sempre lo stesso, solo che � "ruotato". E a volte ci troviamo a quardare le
cose da prospettive tali che abbiamo effettivamente dei dubbi.

Non esiste, insomma, <<l'immacolata percezione>>, e tutto ci� che percepiamo
viene continuamente rielaborato e codificato nell'ambito di qualche
"modello".

Ora, ci sono dei modelli, come quello dello "spazio tridimensionale", che
sono comuni a tutti gli uomini, e per cos� dire- sono "universali".

Altri sono un po' meno diffusi. Ad esempio uno di noi quando dice che "il
sole sorge" pu� pensare contemporaneamente alla terra che sta girando, ma
non tutti gli uomini lo fanno e ci fu un tempo in cui non lo faceva nessuno.

Ci fu un tempo in cui i fisici vedevano ovunque delle "sostanze
imponderabili", come l'"etere" o il "calorico". Oggi noi quei modelli li
abbiamo abbandonati.

Il comportamento "quantistico" della radiazione sembra addirittura
suggerirci che dovremmo cercare di abbandonare anche il caro vecchio e
universale modello "spaziale" della realt�, ma chiss� se, come e quando lo
si potr� fare.

I "modelli" ci sono sempre stati e ci saranno sempre, altrimenti non
potremmo in nessun modo pensare ci� che stiamo percependo.

Quando si dice che <<la scienza non pensa>> ci si riferisce pi� al "metodo"
con cui la scienza approccia la realt�, piuttosto che al fatto che essa usi
dei modelli.

La scienza procede per "ricette".

Sembra dire: <<Fai cos�, fai cos�, e vedrai che funziona. Una volta che
funziona accontentati e non rompere con le domandone filosofiche.>>

Questa cosa delle "ricette" contiete tutte le "bestie nere" della cultura
umanistica, che potremmo riassumere in una serie di espressioni che in fondo
sono la stessa cosa:

a) definizione operativa
b) algortimo
c) sintassi
eccetera.

Ti faccio un po' di esempi.

I filosofi dell'antichit� hanno passato secoli a riflettere su cosa fossero
lo "spazio" e il "tempo".

Arriva Bridgman (ma egli � stato solo colui che ha dato voce ad una nuova
concezione del mondo che covava da decenni) e dice: <<ogni concetto deve
corrispondere ad una certa "operazione", e non pu� essere pi� di questo>>
(semplifico). Ne viene che se tu ad un fisico chiedi cosa *�* il tempo (qual
� la sia "essenza"), quello ti risponde pi� o meno cos�:

<<Guarda, non ho la minima idea di cosa sia il tempo, comunque ho qui questa
"definizione operativa": fai cos�, manda un ragio di luce, conta quello,
conta questo, e alla fine il numero che salta fuori, per definizione, � la
"misura del tempo".>>

Altro "domandone" su cui i filosofi hanno perso i millenni � questo:

<<Che cosa *�* l'intelligenza?>> (di nuovo con 'ste "essenze").

Arriva Turing e dice:

<<Guardate, non so cosa sia l'intelligenza, ma voi mettete un qualunque
oggetto in una stanza, poi sopponetelo ad una certa "prova", e se l'oggetto
supera quella prova esso -per definizione- � "intelligente".>>

Altra "definizione operativa", insomma.

E che dire della "verit�", dell'"essere" e del "nulla", del "significato",
eccetera? Tutti i grandi temi della filosofia occidentale?

Arrivano Russell e molti altri e ti dicono:

<<Non state l� a riflettere su l'"essere" e il "nulla", ch� sono tutte cose
prive di senso. Stabilite -convenzionalmente- delle "regole sintattiche" per
costruire delle "frasi sensate" e poi usatele!>>

Tutta la filosofia occidentale sembra andare a finire in un po' di
"regolette" per costruire le proposizioni e lavorare con esse, un po' come
si fa con le equazioni matematiche. Semplici "algoritmi" appunto.

E' pi� o meno questo che ha prodotto la cosiddetta "svolta linguistica" in
filosofia: dalla metafisica all'analisi del linguaggio.

Quanto all'uso degli "algortimi matematici" non c'� sicuramente bisogno che
dica pi� di tanto.

Tutta la fisica sembra ripetere ossessivamente la stessa cosa: <<L'equazione
� questa, essa "funziona", applicala, facci su un po' di conti (= algoritmi
formali) e vedrai che va bene.>>

Anzi, alla fine i fisici contano solo sul fatto che le equazioni
"funzionano". Da quando Maxwell scrisse le equazioni del campo
elettromagnetico la nostra concezione del mondo � cambiata radicamente. Non
pensiamo pi� all'etere, � arrivato il cronotopo, i fotoni... Quei "campi"
che nella concezione di Maxwell descrivevano delle "propriet� meccaniche
dell'etere" sono diventati addirituttra una "densit� di probabilit�".

Eppure le equazioni di Maxwell sono sempre l�. Come se la natura producesse
solo "algoritmi" e non avesse nulla a che vedere con i nostri "modelli", o
le "essenze" o quel che �. Sembra quasi che ci� che chiamiamo "realt�" sia
una sorta di "programma" che sta girando su un qualche calcolatore, e che
una volta capito come gira quel programa si sia trovato tutto ci� che c'� da
trovare. Il resto potrebbero essere solo chiacchiere davanti al caminetto.

Dicevo: "sintassi", "algoritmi", "operazioni"...

Tutte cose che riguardano il "fare", ed un fare del tutto "formale",
qualcosa che potrebbe svolgere anche una macchina, tant'� che ci sono dei
calcolatori che dimostrano teoremi, costruiscono frasi sensate, eccetera.

Sembra quasi che il "fare" e la "forma" abbiano preso il posto dell'"essere"
e del "contenuto".

Ad ogni domanda sul <<cosa �?>> la scienza risponde:

<<Non so cosa *�* (anzi, detto fra noi questa domanda non ha senso), so solo
che si *usa* cos�, applicando questa "ricetta".>>

Adesso torniamo al passaggio di L�vy-Leblond che ho citato:

<<In un certo senso la scienza non pensa ed � questo
addirittura il segreto della sua efficacia. La scienza fa uno sforzo enorme
per non pensare, e mette a punto notevoli macchine simboliche e formali
che si fanno carico delle difficolt� e delle fatiche del pensiero>>

Qual � il suo Anticristo?

I "modelli"? No di certo. Sono invece quelle <<*notevoli* *macchine*
*simboliche* e *formali*>>

Come se quelle "macchine" (in fondo anche una equazione � una "macchina",
no?), essendo pura "forma", potessero svuotare il mondo del suo "contenuto".

E' vero?

No. Ma forse s�.

Ovviamente non verr� nella "tana del lupo" :-) a spiegare le ragioni del
"S�".

> A me il discorso interessa... non mi dispicerebbe proseguire ma qui
> siamo OT?

S�, temo che proseguendo si andrebbe OT. Forse abbiamo gi� "sconfinato".

Magari ne parliamo in un'altra occasione, ok?

Ciao, grazie per l'"imbeccata" ;-)

Alla prossima.

Davide
Received on Sun Nov 16 2003 - 17:19:56 CET

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