Alberto Rasà ha scritto:
> Certo, ma se la misura di p non ha (intrinsecamente) precisione
> assoluta? Non ne consegue una minor imprecisione nella posizione x?
Questo può solo significare che non stai misurandi p, ma
un'osservabile in qualche modo legata a p, ma diversa.
Per es. l'osservabile p_a = a*Int(p/a) dove a è una costante positiva.
Questa oss. è funzione di p e ha autovalori n*a (n in Z). Il risultato
n*a ti dice che il valore di p è compreso tra n*a e (n+1)*a.
Esercizio: quali sono le autofunzioni?
> A proposito, come cavolo si fa una misura (diretta?) di impulso p per
> un fotone o un elettrone?
Una possibilità è mandare la particella su un reticolo di diffrazione.
Se focalizzi l'onda uscente dal reticolo su una lastra, le righe che
osservi ti danno una misura di p.
Di solito si dice che il reticolo misura la l. d'onda, ma come ci ha
insegnato de Broglie...
> Ora ti chiedo, se hai ancora pazienza con me: essendo questo
> conseguenza dei postulati, uno dei quali è che una misura
> dell'osservabile A pone lo stato in un autostato di A, non è già qui
> la "impossibilità di fare una misura precisa d... ", e quindi essere
> in una qualche relazione stretta con il misurare?
Questa è una domanda sottile, che riguarda l'esattta formulazine dei
postulati.
Se fai la distinzione tra postulati della teoria e postulati
interpretativi, vedi che la rel. d'indet. dipende solo dai primi, che
non dicono niente su misure.
Quello che tu citi è un postulato interpretativo.
Ti suggerisco di rileggere
http://www.sagredo.eu/lezioni/fmq
primi due capitoli, soprattutto il secondo.
Qui sono io che ti ringrazio, perché la tua domanda (o la risposta?)
mette in chiara evidenza la necessità epistemologica di avere due
classi distinte di postulati.
Quando tenni quelle lezioni non l'avevo così chiaro :-(
--
Elio Fabri
Received on Tue Oct 13 2020 - 18:42:23 CEST