Il 05 Nov 2003, 00:12, Pangloss <elioproietti_at_hotmail.com> ha scritto:
> Gianmarco Bramanti ha scritto:
> > Nella ricostruzione dell'illustre padovano l'idea
> > centrale di Seleuco sarebbe stata che la rotazione
> > del sistema terra-luna avvenisse come se entrambe
> > fossero partecipi di un vortice il cui centro sta
> > fra i due astri. In tal senso l'attrazione lunare
> > spiegava le maree collineari alla luna, la rotazione
> > della terra intorno al centro causa una forza
> > apparente che rende conto della marea antipodale.
> <cut>
> > In verit� la teoria newtoniana
> > priva la spiegazione di Seleuco del solo supporto del
> > vortice, ma � a tutti gli effetti basata sulla differenza
> > fra forze attrattive e forze apparenti rispetto ad un
> > centro di rotazione che � (nei limiti di validit� del
> > principio di equivalenza) il centro di massa del sistema
> > terra luna.
>
> Dalla Storia dell'astronomia da Talete a Kepler di Dreyer:
>
> Sappiamo da Strabone che Seleuco era un osservatore delle maree e che
> aveva in proposito una teoria propria, come risulta dal seguente brano
> dei dossografi:
> "Seleuco il matematico, scrivendo contro Cratete, e facendo muovere la
> Terra, dice che la rivoluzione della Luna e' opposta alla sua rivoluzione
> [della Terra] ed essendo l'aria compressa fra i due corpi messa in moto
> piomba sull'oceano Atlantico e il mare e' perturbato in proporzione."
I testi su cui si basa questa ricostruzione del pensiero
di Seleuco erano noti al tempo di Galileo Galilei, e si
tratta del racconto che fa di Seleuco di Babilonia
Plutarco. Occorre riflettere per� sulla circostanza che
per i greci il concetto di azione a distanza richiedeva
la presenza di un mezzo.
Se i dossografi si fossero soffermati a riflettere
sull'interit� del pensiero di Plutarco non gli sarebbe
dovuta sfuggire l'idea che la luna � tratta verso la
terra da un etere sottilissimo che permea tutti i
corpi e che � teso da ambo i lati. E che lo stesso
Plutarco ricorre, per spiegare come avvenga la rotazione
della luna all'analogia di un sasso fatto roteare da
una fionda. Ed allora come il sasso � tratto verso la mano
dalla fionda, cos� la mano esercita una forza sulla fionda.
Gli scienziati ellenici avevano elaborato, a differenza di
Aristotele, una teoria dinamica che contemplava l'esistenza
di forze attive e di forze di inerzia.
Dunque la luna esercita sullo pneuma una forza
centrifuga (di inerzia), e la terra trae a se
la luna per mezzo dello pneuma. La ricostruzione
del passo diventa:
lo pneuma compreso tra l'uno e l'altro corpo
essendo tirato in entrambi i versi incontra
l'Oceano, che viene sconvolto proporzionalmente
a se.
(Qui � presente l'idea che l'ampliezza delle
maree dipende dall'ampliezza del mare).
L'obiezione di Galileo Galilei � comunque:
"Il dire anco (come si riferisce d'uno antico
matematico) che il moto della terra, incontrandosi
con il moto dell'orbe lunare, cagiona, per tal
contrasto, il flusso e reflusso, resta totalmente
vano, non solo perch� non vi � dichiarato n� si
vede come ci� debba seguire, ma si scorge la falsit�
manifesta, atteso che la conversione della terra non �
contraria al moto della Luna, ma � per il medesimo
verso: talch� il detto e imaginato sin qui da gli
altri resta, a parer, mio del tutto invalido".
Sbrigativo, a parer mio. Non � chiaro se coglie che
il moto a cui Seleuco pose pensiero doveva essere
quello della terra e della luna intorno ad un centro
comune, n� se fosse a conoscenza dell'idea di una forza
analoga a quella elastica.
Se leggiamo Vitruvio troviamo:
La potente forza del sole attira a s� i pianeti con
raggi estesi a forma di triangolo e come se li frenasse
e trattenesse quando corrono in avanti non permette
loro di avanzare ma a tornare verso di s�.
Seleuco aveva, probabilmente, se dobbiamo credere alle
parole di Plutarco ed Aezio, applicato, per analogia
ulteriore, un'immagine come quella che Vitruvio attribuisce
al sole, al moto relativo della luna e della terra.
E' da notare che la legge dell'inverso del quadrato
� gi� nelle corde di tale osservazione. Se si
riflette all'idea di tensione elastica si trova infatti
che su calotte sferiche corrispondenti a raggi diversi
si ha la stessa forza complessiva. In modo che elementi
di superfice uguali ma posti a distanze differenti saranno soggette a
tensioni inversamente proporzionali alla calotta
sferica dei raggi corrispondenti. Si trova che se
questa interpretazione � corretta allora la forza
attrattiva dello pneuma deve essere proporzionale
all'inverso del quadrato. (da notare che Seleuco
� coevo e poco dopo Archimede, quindi conosceva
con ogni probabilit� la legge che regola la
dipendenza della superfice di una sfera dal suo
raggio in modo quantitativo e non solo qualitativo.
E' plausibile che non ne avesse tratto a pieno la
dipendenza dalla massa, ma se si riflette questo
non � necessario a dedurre una relazione del tipo:
g-k/(R-r)^2+k/R^2
Tuttavia � ben possibile, dallo stato delle
conoscenze testuali, che queste cose Seleuco non
le avesse considerate. Tuttavia avrebbe potuto avere
tutti gli strumenti per trarre le giuste conclusioni.
> Mi rendo conto che occorre giudicare Seleuco con senso storico, ma il
> commento di Odifreddi allude ad effetti attrattivi ed inerziali che nel
> testo citato proprio non vedo.
>
> --
> Elio Proietti
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Received on Fri Nov 07 2003 - 11:50:33 CET