Re: Mie curiosità

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Sun, 09 Nov 2003 20:54:35 +0100

Piercarlo ha scritto:
> Feynman dice che, sommando le "frecciette", alla fine non c'� pi�
> alcun bisogno di un principio di indeterminazione perch�, comunque, le
> particelle, i fotoni e quant'altro si fanno TUTTI i percorsi possibili
> e, quello che osservi, � semplicemente la risultante di tutte le
> "frecciette" cos� come avviene nel TUO punto di osservazione. Cambi il
> punto di osservazione, cambia anche la risultante.
>
> Sinceramente: non � un passaggio chiarissimo, nel senso che non vedo
> come il principio di indeterminazione ne venga intaccato, almeno se
> quello che ho capito essere questo principio � giusto
> (l'impossibilit�, a livello microscopico, di definire in modo
> determistico "dove" - o anche "quando" - si trova una determinata
> particella o fotone di energia prestabilita - o supposta tale).
F. parla del pr. d'indet. a pag. 77-78 (ed. italiana).
La tua interpretazine non e' giusta: il principio asserisce che non e'
possibile conoscere *insieme* posizoine e velocita' della particella,
ma solo entro certi limti d'incertezza, il cui prodotto non puo'
scendere sotto un valore legato alla costante di Planck.

Quello che F. intende e' che non c'e' bisogno di un principio
*indipendente*: il fatto e' vero, ma e' naturale conseguenza delle
regole delle freccette (ossia della m.q.).
Soprattutto, che non c'e' bisogno di tirare in ballo, come ancor ogi
si trova su tanti libri, l'interazione con gli strumenti di misura, o
peggio con l'osservatore.

> Continuando a leggiucchiare, mi sono reso conto che la risultante
> "vincente" delle "frecciette" non sarebbe altro che la risultante dei
> percorsi che obbediscono al principio di minima azione nel punto in
> cui viene osservata questa stessa risultante.
Diciamo meglio: che nel calcolo complessivo hanno parte dominante
quei percorsi che soddisfano il pr. di minima azione.

> E qui mi sorge una domanda: visto che la famosa costante di Planck �
> appunto una "quantit� di azione" MINIMA da "agire" perch� un fenomeno
> qualsiasi possa "legittimamente" esistere,
> ...
No no no! Ti fermno subito!
Non ti far influenzare dalle parole!

Il fatto che una certa grandezza si chiami "azione" non ti autorizza a
cavarne significati come quelli che stai tirando fuori.
Puo' anche essere che chi ha coniato quella parola pensasse a qualcosa
del genere, ma questo e' del tutto fuori dalla fisica di oggi (e anche
di un secolo fa).
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Sun Nov 09 2003 - 20:54:35 CET

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