Re: La matematica per il fisico teorico
> Ciao, ma neanche io lo approvo completamente, infatti l'ho
> posto come una domanda. E' non disapprovo nemmeno parte del nuovo
> ordinamento, perche' non era possibile nemmeno, come nel
> vecchio, che in media ci si mettessero 7 anni per laurearsi
> in Fisica. Dico solo che ci sono ancora delle questioni aperte
> e, ancora piu' importante, delle decisioni da prendere.
> A me piacerebbe che queste decisioni venissero prese secondo
> un punto di vista comune ed in seguito ad una analisi dello
> stato in cui si trova l'universita'. Purtroppo la riforma
> voluta dal precedente governo non e' vista molto
> bene dal goerno attuale e si parla gia' di riforma della
> riforma (in corsa).
Giusto alcune riflessioni e poi chiudo perche' mi
rendo conto che non siamo proprio in tema, magari
pero' qualcuno che legge e che ha un certo peso anche
"politico" potrebbe trovare buoni spunti di riflessione.
(Valter, non occorre che replichi se non hai tempo.)
Sicuramente, mi pare di capire, il problema piu'
grande e' la mancanza di tempo per affrontare degli
argomenti che, rispetto all'inizio secolo sono diventati
molto piu' vasti e complessi.
A questo punto, non vale la pena di fare una riforma
a piu' ampio respiro e che cioe' coinvolga le classi
liceali (o almeno gli ultimi tre anni)? Cioe' pensare
(o meglio _riprogettare_ ) la Scuola in modo che i
normali programmi che all'universita' sono svolti
al biennio, si svolgano nella loro integrita' (e complessita')
negli ultimi tre anni di Scuola Secondaria.
Tutto questo comporta una revisione della Scuola fin dalle
fondamenta, me ne rendo conto, ma alla lunga credo che
allo stato attuale della mole di conoscenze che abbiamo
accumulato, sia l'unica alternativa possibile se vogliamo
sfruttare al meglio le capacita' dei giovani.
Io sono convinto che un ragazzo di 16 anni, con un'adeguata
preparazione alle spalle e con un valido supporto didattico
(sia "umano": leggasi: professori preparati e motivati,
che "materiale" - leggasi: "libri fatti bene"), possa benissimo
affrontare i fondamenti dell'Analisi I e della Meccanica, per
poi arrivare a 17-18 anni all' Analisi II, la Chimica, la Termodinamica
e l'Elettrodinamica.
Questo richiede molto coraggio e maturita', da parte di tutti. In
primis da parte delle istituzioni, poi da parte degli stessi docenti
che devono rendersi conto dell'importante ruolo che svolgono,
infine da parte degli stessi studenti e della stessa collettivita' che
dovra' trovarsi inveitabilmente davanti ad un fatto totalmente
inusuale, se si vuole che questo tipo di scuola funzioni: la possibilita'
che qualcuno possa essere bocciato! E forse con una frequenza
lievemente superiore a quella attuale.
A questo punto non si avrebbe nemmeno la necessita' di
creare una universita' d'elite, dal momento che viene fatta
una (presumibilmente equa, dati i presupposti che dicevo sopra)
selezione a monte (quindi l'Universita' sarebbe essa stessa una
sorta di elite). E' ovvio che c'e' da cambiare molto a livello di
mentalita' in questo senso.
Mi pare invece che tutti i tentativi di riforma passati
presenti e futuri non vadano in questo senso e che
continuino comunque a mantenere un certo distacco
tra Scuole Superiori e Universita', invece di operare per
favorirne una naturale continuita'. Non so quanto questo
atteggiamento sia anche un po' colpa della Universita'
stesse che non tentano di collaborare con le scuole superiori
(a parte le esperienze positive e lodevoli che cita il Fabri e
che lo coinvolgono personalmente, come ha spesso raccontato
nel NG).
Questa collaborazione attiva e fattiva tra Universita' e Scuola
Superiore, magari potrebbe essere una iniziativa da
intraprendere (da parte di qualche Universita' o gruppo di
Universita', visto che una certa "autonomia" le Universita'
ce l'hanno) e un modo per mostrare ai "piani alti" quale
sia una possibile strada da seguire.
Per chiosare:
Questione didattica 1. Personalmente trovo singolarmente
assurdo il seguente fatto: per insegnare ad un liceo o
persino ad una scuola media inferiore, con la legge attuale,
la semplice Laurea non basta piu': ci vogliono i due anni
di specializzazione (i famosi SSIS o come diavolo si chiamano;
tralasciamo ovviamente tutto il discorso, squisitamente politico-
economico, sul _perche'_ si siano creati questi corsi);
invece ad un prof. universitario, il cui insegnamento e' valutato di
qualita' "superiore", tutto cio' non e' richiesto.
Allora, perche' non creare una scuola (a livello universitario,
magari anche interdisciplinare), dove si _formano_ persone
dedite alla didattica, quindi che sappiano scrivere dei libri
di elevato valore didattico; che conoscano i problemi legati
all'apprendimento e le tecniche per affrontarli; che conoscano
un minimo di psicologia; e, ovviamente, che conoscano a fondo
la materie da insegnare. Questo sia per l'insegnamento a livello
Secondario, che Universitario (ovviamente questo non deve
precludere la possibilita' di fare ricerca o comunque di accedere
anche a quest'altro tipo di carriera). Insomma , bisogna
pensarla un po' a tavolino, ma io credo che qualcosa di
fattibile ne possa venire fuori.
Questione didattica 2 (che anche tu poni direttamente):
chi esamina gli esaminatori? A questo purtroppo non ho
risposte semplici, nel senso che tutte le proposte che mi
vengono in mente contengono in varia misura delle
controindicazioni.
Partiamo dal fatto che tutti siamo esseri umani, complessi,
con le nostre aspirazioni, le nostre idiosincrasie e i nostri
sentimenti di rivalsa. Far giudicare i professori dagli studenti,
alla fin fine potrebbe sembrare giusto ma non e' cosi': un
professore giustamente severo o esigente potrebbe essere inviso
alla maggior parte degli studenti (la medicina e' cattiva purtroppo...)
Altri professori? No perche' gelosie e contrasti personali
potrebbero influenzare negativamente (come anche, dal lato
opposto, la stessa percezione di poter essere un domani
dall'altra parte della barricata e quindi far scattare il
sentimente del "cane non mangia cane").
Una commisione ministeriale "super partes"? Mi sembra
abbastanza improbabile e inutile. Poi con quale criteri
scegliere questa commissione?
Concorsi o esami? Via, siamo seri, come si fa a giudicare
_la didattica_ (non la preparazione) in questo modo?
Pedagoghi e/o Psicologi? Ancora piu' ridicolo...
Alla fine mi rendo conto che si tratta di una cosa molto
difficile da realizzare (soprattutto in tempi brevi),
pero' questa e' la mia idea di Scuola del futuro
e, come indicavo sopra, un modo per iniziare potrebbe
proprio tramite una collaborazione _attiva_ tra universita'
e Scuole Superiori. Magari solo a livello locale, come
esperimento, per vedere di nascosto l'effetto che fa'.
Pensiamo bene a quale sia il vero problema: il tempo;
il fatto di non averne a sufficienza durante i 4 (o 5 anni
di Universita', in rapporto agli argomenti da apprendere)
e quello che viene male impiegato durante la Scuola
Superiore in argomenti vecchi, inutili, e mal spiegati;
e poi cerchiamo di risolvere il vero problema alla luce
di cio', anche se questo comporta non poche difficolta'.
(a scanso di equivoci - non ho intenzione di fare un
"J'accuse" alla Scuola Superiore o a quelle persone
che vi operano: il motivo del malvagio impiego del
tempo e' soprattutto dovuto a vecchi programmi,
burocrazie, mancanza di soldi - anche -, e certamente
anche a qualche docente incompetente o demotivato.
A questo proposito, la demotivazione degli insegnanti
che si trasforma in vera e propria patologia professionale
documentata da certi studi, ho letto un interessante articolo
su "L'Espresso" di due settimane fa)
> 30 e LODE!
E qua ci voglio anche il bacio accademico,
perche' non sono un matematico... :-))
(e che sforzo che ho fatto per ricordarmela...)
&
Received on Mon Oct 13 2003 - 14:21:19 CEST
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