Giorgio Pastore wrote:
>
> Elio Fabri wrote:
>
>> Valter Moretti ha scritto:
>> > Nel nuovo ordinamento non c'e' piu' spazio per che vuole capire per
>> > bene tutto come una volta. Il problema non si pone piu', da questo
>> > punto di vista e' un po' tutto alla "spera in Dio". Qui c'e' una
>> > questione di fondo che non e' stata risolta da chi ha pensato il nuovo
>> > ordinamento: che genere di laureato deve uscire da 3+2 in fisica?
>> > Uno che ha capito davvero di che cosa si stia parlando oppure uno che
>> > ha orecchiato un po', ha capito cosa bisogna fare materialmente per
>> > passare gli esami e lo ha fatto?
> Mi sembra che limitare il problema a questa dicotomia sia limitativo e
> di fatto la domanda assomiglia ad una interrogativa retorica.
>
Ciao, no, non voleva essere una domanda retorica, era una domanda vera.
Secondo me quello E' il problema. In ogni caso io non voglio parlare
male della riforma in senso assoluto. E' chiaro che c'erano dei SERI
problemi con il vecchio ordinamento: non era possibile che la media
degli anni di laurea in fisica fosse di 7 anni...
> Perche' ci dovrebbe esseere questa alternativa ? e "capire di quello di
> cui si sta parlando" come puo' essere un qualcosa di indipendente dai
> contenuti, dalla quantita' e difficolta' degli stessi? Parliamo di quali
> contenuti. Una dei problemi reali della riforma, secondo me, non sono i
> "livelli " di comprensione misurati in astratto ma come i contenuti dei
> corsi si devono adeguare al diverso percorso. Far stare ivecchi
> programmi nel 3+2 e' un letto di procuste che puo' solo far disastri.
>
Quresto e' un altro problema: il punto e' che certe persone, per
fortuna pochi (docenti, specialmente fisici) che si sono' trovate
tra capo e collo la riforma hanno deciso , piu' o meno consciamente, di
fare ugualmente il vecchio programma in 3 anni invece che 4. Questo
provoca disastri.
Ma io non mi riferisco a queste cose. Mi riferisco al fatto che
la *maggior parte* degli studenti, al primo anno della laurea
specialistica in fisica non sia in grado di calcolare la derivata
di una funzione del tipo F(t,f(t)). Questo dopo che hanno fatto
3 anni di corsi di matematica impostati sul "calcolo" all'americana.
Questo fatto denota un grave problema, non saprei se dovuto
al tipo di corsi seguiti oppure al fatto che gli studenti sono
"cambiati". Loro, interrogati sulla questione, lamentano di non avere
tempo materiale di digerire tutto e di essere costretti, per restare
in corso, a "chiudere" con un corso (= dimenticarsi tutto o quasi)
appena finito.
Alla laurea specialistica in matematica, ci sono ancora persone
che non hanno ben chiara la differenza tra "appartiene" ed "essere
incluso". Questi sono i "buchi" di cui parlavo e potrei citarne
moltissimi altri che interferiscono pesantissimamente nelle lezioni
della laurea specialistica. Io insegno nella specialistica di fisica e
matematica.
Il materiale umano e' quello indicato sopra. Cosa devo fare?
Nei paesi dove il 3+2 funziona per tradizione sarebbe chiarissimo:
quelle persone si bocciano punto e basta, senza pieta'.
Se facciamo cosi' chiudiamo la laurea specialistica qui a Trento.
Forse bisogna farlo...e lasciare poche universita' dove si fanno studi
specialistici e ricerca, le altre rimarranno il prolungamento analitico
delle scuole superiori.
> Buchi di che tipo ? rispetto alle competenze della laure vecchio tipo ?
> o rispoetto ai nuovi programmi ? Nel primo caso il problema e' mal
> posto. Nel secondo e' perfettamente affrontabile se solo ci si rimbocca
> le maniche e lo si affronta come un problema di diattica. (Capire dove
> sta nno i nodi principali, trovare correttivi, usare tutti gli strumenti
> che spesso sono solo sulla carta della riforma: tutorato, corrispondenza
> ore di studio-CFU, verifica periodica dell' efficacia dei corsi...)
TUTTE le cose che dici, da noi sono attivate da anni, gia' molto prima
che la riforma partisse e poi sono state ri-studiate e riformate nella
riforma, le maniche ce le siamo rimboccate tutti, il sottoscritto si e'
spellato le mani a scrivere anche tonnellate di dispense per tappare il
buco dell'assenza di libri impostati come richiesto dal nuovo
ordinamento. Trento insieme a Trieste, mi pare, e qualche altra
universita' e' stata la sede in cui la riforma e' stata sperimentata
prima di farla partire nel resto d'Italia, infatti qui siamo all'ultimo
anno della specialistica.
> A me sembra invece che a sparare sul nuovo ordinamento lo fanno un po'
> tutti. Ma raramente chi critica spiega cosa si doveva fare invece per
> risolvere i problemi del vecchio.
Non ho ricette assolute e non ho sparato alla cieca sul nuovo
ordinamento. Dico solo, dal mio basso punto di vista, dopo essermi
impegnato fin da subito a far funzionare il nuovo ordinamnto
che la cosa purtroppo non funziona molto bene e se risolve il problema
del tempo di laurea troppo lungo porta ad altri problemi sulla qualita'
del prodotto finito. Bisognerebbe che chi vede queste cose dall'alto,
magari sentendo anche noi manovali ridiscuta il tutto, in particolare
in rapporto alle lauree specialistiche: a cosa devono servire, quanta
selezione devono fare, che senso ha che esistano nelle piccole
universita'....
> Di esempi legati ad episodi ce ne sono tanti anche nel vecchio
> ordinamento. Ma far finta che gli studenti di oggi siano gli stessi di
> quelli di 30 anni fa e' assurdo. 30 o piu' annifa esisteva una scuola
> elementare media e superiore profondamente diversa. Non si puo' restare
> nella classica torre d' avorio e non porsi dei problemi quando al primo
> anno si devono recuperare carenze di base.
Scusa, ma questi, a mio modesto parere, sono commenti generici e
retorici che non servono a niente.
Ciao, Valter
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Valter Moretti
Faculty of Science
Department of Mathematics
University of Trento
Italy
http://www.science.unitn.it/~moretti/homeE.html
Received on Fri Oct 10 2003 - 10:02:17 CEST