Re: Universo ( divagazione )
Doppia agli assi ha scritto:
> non e' logica. e' l'esperienza che ti dice che se caschi nel baratro ti fai
> male.
Loris Cannamela ha scritto:
> ...
> Dunque la logica del "tanto alto tanto male" potrebbe essere errata, in
> quanto puo' esistere, in questo modello, una relazione non lineare tra
> altezza del baratro e danno fisico.
> ...
> Il concetto di infinito e' ben definito. La sua applicazione al mondo fisico
> e', credo, falsa.
> ...
> Eppure, e qui sta la forza della frase di Elio, se la natura si comportasse
> diversamente ( se se ne intravedesse il motivo ) dovremmo avere il coraggio
> di buttare alle ortiche questa tranquillizzante regola logica ( credo
> codificata da Aristotele ).
> Ho capito che le cose hanno la precedenza sulle nostre illusioni mentali.
> La logica e' una illusione mentale, ben giustificata dalla nostra esperienza,
> ma sempre di illusione si tratta.
Vorrei approfondire e precisare qualcosa.
"Doppia agli assi" ha ragione quando dice che non si deve usare il
temine "logica" per riferirsi a fatti dell'esperienza comune, dal
momento che "logica" ha oggi un significato ristretto e tecnico.
Meno evidente se la logica, in questo senso ristretto, abbia o no
anch'essa un fondamento empirico. Loris propende decisamente per il si',
e tutto sommato anch'io, ma la questione e' tutt'altro che semplice...
Pero' quando io ho usato il termine "logica" lo intendevo, in senso un
po' lasco, come "schemi mentali": include quindi si' le "leggi della
logica", ma anche modi di pensare consolidati, come "un corpo non puo'
passare da due fori contemporaneamente". Questa viene spesso
(erroneamente) vista come una verita' logica in senso stretto, ma non lo
e' affatto.
Quanto all'opportunita' di cambiare anche la logica in senso stretto, io
non la vedo al momento, ma c'e' chi ci ha pensato: nel 1936 non due
pivellini, ma Birkhoff e Von Neumann scrissero un famoso articolo, dal
titolo "The logic of quantum mechanics" dedicato proprio a questo tema.
E c'e' anche oggi gente che ci lavora sul serio...
Due parole ancora sul tema di partenza, ossia l'infinito: vorrei
chiarire in che senso un fisico parla di "universo infinito".
E' ovvio che un universo infinito e' per definizione inaccessibile
al'osservazione, e quindi potrebbe sembrare del tutto al di fuori della
fisica, in quanto scienza sperimentale. Eppure se ne parla
tranquillamente: in che senso?
Occorre aver chiara l'idea di che cos'e' per un fisico un "modello
matematico". In termini veloci ma spero non troppo sbagliati, si tratta
di una costruzione astratta (appunto matematica) a cui si aggiungono
"regole interpretative", che permettono di collegarla coi fatti
dell'esperienza.
Non e' detto, e di solito non accade, che *tutti* gli aspetti del
modello abbiano un corrispettivo osservabile, ma questo non e' un
problema. Ci si accontenta che esistano alcune conseguenze osservabili,
alcune previsioni verificabili, e si accetta il modello con tanta
maggior convinzione quanto piu' grande e' il numero di verifiche
positive.
In questo senso, "universo infinito" vuol dire soltanto che questo
particolare modello concorda con cio' che le osservazioni dicono,
sebbene nessuna osservazione dica direttamente niente sull'aspetto piu'
"eclatante", ossia proprio il carattere infinito.
Inoltre, come abbiamo gia' detto, non e' strettamente necessario
l'infinito, e tanto meno lo spazio piatto, a causa dell'incertezza dei
dati di osservazione. Ma su questo vorrei tornare in altra occasione,
rispondendo ad altri interventi.
-------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
-------------------
Received on Thu Jun 26 2003 - 21:18:47 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:10:29 CET