Re: Gli universi paralleli sono un dato di fatto

From: Paolo Russo <paolrus_at_libero.it>
Date: Sun, 08 Jun 2003 21:36:52 GMT

[Paolo Cavallo:]
>Sto leggendo l'articolo di Max Tegmark, "Parallel Universes"
>nel numero di maggio di Scientific American,

OK, letto.
Si parla di universi paralleli di quattro livelli:
1 - inevitabili ripetizioni di schemi in uno spazio infinito;
2 - "bolle" inflazionarie separate;
3 - interpretazione Many-Worlds della MQ;
4 - ipotesi che qualunque modello matematico di universo
"esista" in tutti i sensi e che il nostro sia solo uno dei
tanti.

>Leggiamo a pp.32-34:
>"...
> La lezione e' che la teoria del multiverso puo' essere
>sottoposta a test e falsificata anche se noi non possiamo
>vedere gli altri universi. La chiave e' nel predire cosa sia
>l'insieme degli universi possibili e specificare una
>distribuzione di probabilita', o quella che i matematici
>chiamano una 'misura', sull'insieme. Il nostro universo
>dovrebbe apparire come uno dei piu' probabili. In caso
>contrario (se, secondo la teoria del multiverso, viviamo in
>un universo improbabile) allora la teoria e' nei guai."
>Io confesso di non capire in cosa consiste il test. OK, si
>applica la statistica, e le tecniche abituali degli
>insiemi statistici, all'universo. Questo basta a dire che
>esiste l'intero insieme statistico?

Condivido in buona parte la tua perplessita`. Mi pare
difficile attribuire molto valore a una statistica fatta su
un solo caso. Comunque e` piu' o meno lo stesso tipo di
ragionamento che ho sentito fare (e che mi ha lasciato
ugualmente perplesso) da chi sostiene che la vita sia un
fenomeno probabile perche' sul nostro pianeta si e`
sviluppata abbastanza presto.

>Piu' avanti (p.36) Tegmark discute il principio antropico,
>che probabilmente conoscete gia'. A proposito dei valori
>delle costanti fondamentali, fa notare la solita faccenda
>dell'accordo fine fra il loro valore e le condizioni per
>l'esistenza di vita intelligente. Presenta allora l'analogia
>[...] La lezione e' che anche se non sapete
>nulla sugli hotel, per spiegare la coincidenza potete
>inferire l'esistenza di altre camere."
>A parte la vaghezza dell'analogia, questa non e' una
>situazione opposta a quella del brano precedente? Perche'
>ora arriviamo alla conclusione che esistano infiniti
>universi per spiegare una coincidenza improbabile, mentre
>sopra si giustificava la stessa previsione in base al fatto
>che il nostro risulta uno degli universi piu' probabili?

Penso che intenda dire che, in base all'ipotesi degli
universi paralleli (un po' a qualunque livello), dovremmo
aspettarci che il nostro fosse magari improbabile in tutti
quegli aspetti che rendono possibile la nostra esistenza
(principio antropico debole), ma molto tipico in tutti gli
altri. In sostanza dovremmo in qualche modo valutare la
probabilita` a priori di tutte le caratteristiche del nostro
universo e trovare una correlazione tra la loro necessita`
alla nostra esistenza e la loro improbabilita` a priori.

>Ciliegina sulla torta: l'interpretazione a multi universi
>della MQ. Tegmark la presenta come l'unica via di uscita
>dai problemi dell'interpretazione standard, a suo dire
>abbandonata negli anni "da molti fisici", passati sotto le
>bandiere della teoria dei molti mondi. Piu' che un articolo
>scientifico, sembra un lavoro di propaganda.

Si', Tegmark avrebbe dovuto precisare che la MWI non e`
l'unica alternativa, anche se a mio avviso ha alcuni vantaggi
su tutte le altre; a parte questa grave omissione, non mi
pare che dica niente di realmente scorretto in quell'ambito.
E` quindi un po' propagandistico, ma non piu' di tante altre
cose che puo` capitare di leggere o di udire e che
propagandano l'intepretazione di Copenaghen attraverso il
semplice assoluto silenzio su tutte le altre (o riportandone
versioni distorte). Critichiamo pure Tegmark, ricordando
pero` che e` in buona compagnia...
Discorso diverso, invece, per la copertina della rivista, che
mi ha alquanto infastidito: "Infinite Earths in PARALLEL
UNIVERSES Really Exist", a caratteri cubitali. Neanche
un'ombra di "might", un punto interrogativo, niente...
Tegmark non si sogna di essere cosi' categorico. A dire il
vero, l'assurdita` della copertina e` proprio la ragione per
cui, pur avendo adocchiato la rivista per puro caso in
un'edicola particolarmente fornita qualche giorno fa, e pur
essendo in generale piuttosto interessato agli universi
paralleli, avevo deciso di non comprarla (sono abbonato a Le
Scienze ma non a SciAm); ho cambiato idea solo dopo aver
visto che ne era nato un thread.

Conosco abbastanza la MWI, anche se vorrei conoscerla meglio,
ma dei multiversi di livello 1 e 2 non so quasi nulla. Mi
limito a criticare il calcolo che Tegmark fa della distanza
"media" tra il nostro volume di Hubble e uno identico nel
multiverso di tipo 1. Il calcolo, basato sul volume dello
spazio delle fasi, mi sembra errato. Se tale volume fosse
pieno di protoni, allora le cose andrebbero piu' o meno come
dice Tegmark, a parte il fatto che le correlazioni sarebbero
state ignorate (ma qui forse e` giustificato dal fatto che
possono essere viste come universi di tipo 3); se pero` lo
spazio delle fasi non e`�pieno come in una stella di
neutroni, allora dubito che abbia senso pensarlo
discretizzato in celle. Chi puo` impedire a un protone di
trovarsi a meta` tra due celle (o a 3/4 e 1/4) se sono
libere? Che senso ha discretizzare d'ufficio uno spettro
continuo? Ma qui avrei bisogno del conforto di qualcuno che
conosca la MQ molto meglio di me...
Voglio dire, critico solo il calcolo quantitativo, non l'idea
in se' che, SE lo spazio e`�infinito, da qualche parte esista
molto probabilmente una configurazione indistinguibile dalla
nostra entro una tolleranza arbitrariamente piccola.
Tuttavia, mi pare difficile essere sicuri che lo spazio sia
davvero infinito, anche se sembra molto piatto.

Trovo anche criticabili ragionamenti del tipo "... consider
the problem of assigning statistical weights to different
mathematical structures at Level IV. The fact that our
universe seeme relatively simple has led many people to
suggest that the correct measure somehow involves
complexity." Per un ragionamento statistico del tipo di cui
si e` parlato prima le probabilita` vanno assegnate a priori,
non a posteriori, altrimenti il ragionamento diviene
circolare e si invalida tutto il senso del calcolo. Sul piano
concettuale, poi, non sono affatto sicuro che il concetto di
probabilita` sia applicabile al livello 4.

Ciao
Paolo Russo
Received on Sun Jun 08 2003 - 23:36:52 CEST

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