Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: Gianmarco Bramanti <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Thu, 05 Jun 2003 14:29:27 GMT

Il 03 Giu 2003, 14:52, Slacky <vittorio_at_physics.it> ha scritto:
> Ciao Gianmarco,
>
> Gianmarco Bramanti wrote:
>
> > Direi di no, direi che questo sarebbe un problema di tutte le lingue, ma
> > il riferimento concreto ed operativo ad una medesima base materiale
permette
> > un accordo sul significato delle parole.
> >
>
> hai ragione, ma in questo caso il "materiale" di cui parlare sarebbe un
> po' complicatino. Mai provato a discutere con un non esperto degli
> esperimenti che sono stati fatti assicurandoti che abbia realmente
> capito di cosa tu stia parlando?

Quando hai la fortuna di trovare una persona che si pone interrogativi
che ti sei posto, da premesse ideologiche o da urgenze pre-formali in
cui ti puoi immedesimare, non trovo rischioso cercare di comunicare il
filo degli esperimenti fatti, o segnalare letture divulgative che mi
hanno suggestionato, non consiglierei mai divulgatori come Penrose o
Paul Davis (senza ovviamente vietarne la lettura o pensare che siano
negativi in assoluto, solo che io non ho titolo a sostenerne l'utilita')
ad esempio, mentre Fabri, Amaldi, Fieschi, o Scroedinger o Segre' o
Feynmann si, secondo il tipo di sensibilita' che vedo dall'altra parte.
Ma queste sono ovviamente preferenze.

Analogamente se trovo qualcuno che muove da premesse "filosofiche" diverse
dalle mie, non mi sento di consigliare nulla, posso tutt'al piu' argomentare
il mio punto di vista e cercare di capire l'altro. Quando indichi un
esperimento
non ti aspetti che si capisca il perche' ed il per come si e' arrivati ad
idearlo al di fuori di un quadro culturale, ma quello che dico e' che il
quadro culturale non e' necessariamente quello di un esperto. Arrivare a
capire il perche' si sono fatti esperimenti di interferenza fra particelle
massive non richiede di essere laureati. Capire gli esperimenti, le
predizioni
teoriche, il formalismo, sono questioni che possono essere affrontate in
luoghi e sedi opportunamente scelte.

> E' difatto inevitabile che si cerchi di costuire su quello che si pensa
> di aver capito...
> Io non penso che si possa e divulgare ogni cosa a chiunque.
> Spero che questo spieghi in quale senso intendo "ad ognuno il suo lavoro".

Penso che quello che intendi mi fosse chiaro fin dall'inizio,
quello che non capisco e che mi sembra un salto logico nella
tua argomentazione e' che siccome tu pensi che non si possa divulgare
ogni cosa non si possa nemmeno parlare delle proprie speranze
"metafisico-religiose" come le chiami tu, concatenandole in una prospettiva
a futuro in cui alcune di queste speranze subiranno frustrazione, ed
altre invece soddisfazione.
 
> >>chi si occupa di fisica un po' serimanente sa benissimo che si cerca
> >
> > proprio
> >
> >>di evitare tali costruzioni...
> >
> >
> > Trovo che sia una sottile bugia. Questo si' che e' vero con riferimento
ad
> > una
> > ben precisa base culturale. Gli impliciti metafisici sono talmente
> > consustanziali
> > alle metodologie positiviste che si tende a pensare che non esistano,
eppure
> > la
> > formulazione della logica e' intrisa di assunti metafisici.
>
> hai ragione. Ma sostituirei la parola "bugia" con "ingenuita'".

hai ragione, ho interpretato male il tono del tuo discorso,
la prima reazione e' stata di stizza, mi e' sembrato che
alcuni tuoi argomenti fossero tendenziosi. Ho visto in seguito
che hai articolato coerentemente il tuo pensiero, e che non
c'e' traccia di malafede.

> .............taglio................
>
> >
> > Non fosse altro che per dirlo bisognerebbe pensarlo, e se fossimo capaci
di
> > pensare qualcosa sulla effettiva natura del mondo sarebbe insopprimibile
la
> > voglia di comunicarlo. Tuttavia in verita' nessun fisico contemporaneo
pensa
> > che la fisica, per come e' strutturata filosoficamente, per la forza
> > operativa
> > che vi ha esercitato il positivismo, possa o debba permettersi di andare
> > oltre
> > una mera descrizione, eventualmente logicamente strutturata, delle
> > regolarita'.
>
> potresti, se hai tempo e/o voglia, entrare nei dettagli del discorso?
> grazie e ciao
> slacky

Non mi e' chiarissimo quali siano le tue aspettative al riguardo,
direi che la faccenda puo' essere sviluppata in una quantita' di
direzioni differenti, come lo e' stata nel corso di piu' di tremila
anni, e non trovo che nessuna delle direzioni contemporanee superi
la problematica del quadro di riferimento per come e' stato storicamente
determinato. Il problema a cui ho accennato e' lo scisma fra
realismo delle leggi e realismo dei fenomeni. L'origine storica di questa
separazione
e' antica e costituisce un problema molto complesso, ma la sua articolazione
moderna nasce nella scolastica e prosegue con Hume, Kant, Hegel, fino ai
dibattiti estenuanti del circolo di Vienna e della scuola inglese. Un giorno
forse riusciremo a comprendere le ragioni di questo conflitto nella loro
radice
piu' profonda. Quello che io posso dire oggi e' solo che esiste e che non e'
stato integrato in una prospettiva risolutiva, e che la scienza ritematizza
al
proprio interno con diversi e contraddittori esiti questo tema, spinta
dall'urgenza
tutta umana di conciliarlo o da quella tutta umana di conservarlo.

Questo non significa che il fisico debba studiare la problematica nella sua
origine
storica, perche' il problema gli si pone come una necessita' piu' immediata
e gli
sviluppi possibili devono articolarsi nell'ambito immediato della ricerca.

Dico semplicemente che in questa "avventura" non siamo soli, ma possiamo
comunicare con altri.
 
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