Re: Gli osservatori in meccanica quantistica

From: <armageddon99_at_libero.it>
Date: Wed, 04 Jun 2003 23:10:59 GMT

> A si? Tutto qui? :-) E secondo te allora perche' il principio di H. non
vale nel mondo macroscopico? Inoltre spiegami un po' dove entra in
gioco la costante di Planck nella spiegazione di sopra....
> Ti invito a leggerti gli altri contributi alla discussione per chiarirti
> un po' le idee.
>
> Ciao, Valter

Pare che questa idea della perturbazione che causa inevitabilmente un
alterazione dello stato preesistente sia molto diffusa..... ;-)

E' la riproposizione dell'elefante nella cristalleria che ha aperto
provocatoriamente il thread, elefante che non ha ancora ricevuto un
dato sperimentale convincente che invalidi quella semplice ipotesi
realista.

Mi pare onestamente che la tua risposta non rappresenti la
dimostrazione che possa invalidare la semplice ipotesi realistica della
perturbazione del sistema.

In altre parole la presenza del limite imposto dalla cost. di Planck ti
comunica semplicemente che all'interno della scatola (rappresentata
dalla funzione d'onda psi) non potrai aspettarti di ritrovare una particella
dotata di una precisa posizione e velocit�.
Ti comunica che ci� che c'� l� dentro � qualcosa di inconsueto e non
riconducibile ad un oggetto classico.
Ma questo non � in contraddizione con l'ipotesi realista per la quale
all'atto della perturbazione-misura tu stesso hai trasformato quell'oggetto
inconsueto in qualcosa di riconducibile ad un particella dotata di
propriet� osservabili.
Ma quello che hai misurato non � l'oggetto inconsueto originale, bens�
ci� che esso � diventato dopo la tua perturbazione distruttiva.

Questa semplice ipotesi realista non � in contrasto con ci� che pu� dirti
la MQ che si limita a descrivere la scatola e i probabili effetti che puoi
ottenere aprendola ma non ti dice nulla su ci� che stava dentro la
scatola prima che tu la aprissi.

Anche il problema del "macroscopico" non mi pare contraddica l'ipotesi
realista appena fatta. Anzi, ti pu� fornire semmai un'ipotesi interpretativa
in pi� per superare l'impasse.

Considera la soluzione numerica di una funzione d'onda nelle tre
dimensioni di un atomo di materia.
La MQ ti dice come evolve strutturalmente nel tempo la "scatola" che
contiene quell'atomo ma non puoi sapere nulla del contenuto della
scatola fino a quando non la perturbi misurandone il contenuto.
Ci� non toglie nulla all'oggettivit� di quell'atomo, al suo essere "materia",
bench� di natura inconsueta, non classica.
Non ha senso dunque parlare di "posizione" delle particelle all'interno di
quella scatola secondo la MQ prima di una interazione ma ha
perfettamente senso parlare di una precisa posizione della scatola nello
spazio, descritta in ogni istante di tempo in modo fedele dall'equazione
di Shroedinger.

Allora, se io concepisco di affiancare nelle 3 dimensioni migliaia di
scatole-atomo stazionarie di cui la MQ mi fornisce la precisa posizione
costruendo un macro aggregato non ho fatto altro che costruire un
sistema macroscopico non pi� soggetto all'indeterminazione di
Heisemberg in quanto ogni singola scatola-atomo ha una posizione
perfettamente deterministica sebbene sia indeterministico il suo
contenuto.
Ci� implica che le scatole-atomo interne al nostro oggetto macroscopico
rimarranno in uno stato stazionario "non collassato", nella loro originaria
natura realistica ed oggettiva di materia, bench� di tipo non classico.
La scatole-atomo pi� esterne all'oggetto macroscopico si troveranno
invece in continua interazione con la realt� esterna in quanto colpite da
fotoni o altre cause di interazione che produrranno gli stessi effetti di
trasformazione osservati dal fisico sulla singola particella che viene
misurata.
Per interagire con un oggetto macroscopico basta illuminarlo, poco
importa se sia un fisico o una videocamera ad osservarlo....

Con tale interpretazione il paradosso potrebbe sparire senza grosse
difficolt�...
  
bye
armaged


   











   



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Received on Thu Jun 05 2003 - 01:10:59 CEST

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