Re: Effetti dei campi elettromagnetici sulla salute

From: Gianni Comoretto <comore_at_nowhere.it>
Date: Mon, 26 May 2003 21:27:35 GMT

AlefBeth wrote:
> Da una decina d'anni sento dire assai spesso che l'esposizione ai
> campi elettromagnetici � dannosa alla salute.

Innanzitutto stai attento a distinguere. I campi magnetici a bassa
frequenza e quelli UHF hanno meccanismi di azione, evidenze
epidemiologiche e di laboratorio, ecc. completamente diverse. Basti
osservare che il rapporto di frequenze tra i due e' comparabile a quello
tra campi UHF e luce visibile (cose chiaramente diversissime).

E poi tu te ne occupi (come me) da una decina d'anni, ma sono studiati
da almeno un 20 (bassa frequenza) o 30 anni (radio).

Ho raccolto un po' del molto scibile in rete nel sito
http://www.arcetri.astro.it/%7ecomore/campiem.html

Ti consiglio di guardarti le FAQ del dr. Moulder, ma poi puoi sbizzarrirti.

> Esistono evidenze epidemiologiche di un incremento dei casi di
> leucemia sia in presenza di campi a bassa frequenza (elettrodotti) che
> ad alta frequenza (trasmettitori UHF) di notevole intensit�.

Le evidenze epidemiologiche sono in entrambi i casi molto deboli. Per i
campi a bassa frequenza, esiste una limitatissima evidenza di un aumento
delle leucemie infantili, e SOLO di quelle, tutto il resto e' oramai
praticamente escluso. Per le onde radio, esistono diversi studi
epidemiologici che trovano qualche indizio di un possibile aunento di
leucemie, tutti pero' con signiicativita' molto bassa. Gli studi piu'
estesi ed accurati NON mostrano aumenti.

> Esistono anche molti studi che hanno evidenziato la comparsa di
> mutazioni genetiche in animali e microorganismi esposti a campi molto
> forti.

Le mutazioni sono invece assenti, anche in campi molto forti. Quello che
si vede e' che in presenza di campi abbastanza forti ANCHE da riscaldare
i tessuti, i tumori indotti da altri agenti (es. radiazioni o agenti
chimici) si sviluppano piu' in fretta. Al di sotto di una soglia
comunque molto intensa, l' effetto sparisce. Qualche sperimentatore
trova anche indizi di un possibile danno genetico (formazione di
micronuclei), anche se la cosa non e' cosi' chiara. E' possibile che
questi effetti siano dovuti a riscaldamento, magari in alcune piccole
regioni delle cellule, anche se magari c'e' qualche effetto sconosciuto
non direttamente termico.

> Il fatto � che chi paventa un pericolo plausibile, sebbene senza
> fondamento, spesso trova consensi per la politica di gestione del
> rischio nota come principio di precauzione.

Il principio di precauzione e' una cosa seria, e serve per regolamentare
  situazioni in cui compare un pericolo plausibile, ma non ancora
studiato. Nel caso dell'elettrosmog, il pericolo e' poco plausibile, e
studiato da 25 anni. Non ha senso prendere misure "in attesa di studi
scientifici". Ad es. gli studi sulle leucemie infantili hanno esaminato
una popolazione intorno al milione di persone per 20 anni, trovando una
manciata di casi aggiuntivi che POTREBBERO, ma (secondo gli autori)
probabilmente non sono, dovuti ai campi magnetici a bassa frequenza.
Progettare uno studio piu' accurato e' possibile, ma ha senso?
E visto che le evidenze sui rischi cancerogenici dell'elettrosmog sono
comparabili a quelle dei cetrioli in salamoia, del caffe' e di altri
agenti classificati nella categoria 2B dall'IARC, ha senso applicare il
principio di precauzione solo per i primi?

> Quale � il processo fisico con cui un campo elettromagnetico pu�
> determinare una mutazione genetica in un globulo bianco?

Campi a bassa fequenza.

Non sono noti meccanismi fisici DI NESSUN TIPO in grado di avere un
QUALSIASI effetto biologico sotto qualche microtesla (gli studi
epidemiologici parlano di un possibile aumento di leucemie a campi di
0.4 uT). Non sono noti meccanismi reali, operanti nelle cellule, in
grado di avere un effetto biologico sotto 50-100 uT (e anche questi,
piuttosto incerti). A questi livelli di campo si sono osservate
possibili alterazioni nel trasporto di ioni calcio. I campi elettrici
indotti, a livelli di campo di qualche centinaio o migliaio di uT, hanno
effetti nella ricostruzione del callo osseo.

Campi ad alta frequenza.

Esistono un sacco di meccanismi in grado di fare qualcosa (ma NON
mutazioni genetiche) a livelli di potenza vicino a quelli termici. In
genere sono effetti reversibili, ma non puoi escludere ci siano degli
stress biochimici. Non ci sono pero' effetti seri documentati per
potenze assorbite sotto circa 1 W/Kg (alcune centinaia di W/mq). I
limiti internazionali sono di circa 4 W/mq, e quelli italiani (i famosi
6V/m) corrispondono a 0.1 W/mq.


> Penso che invece si debba ricercare un effetto del campo
> elettromagnetico che possa in qualche modo alterare la stabilit� della
> molecola di DNA o interferire, durante l'interfase, nel processo di
> duplicazione.

Ti consiglio di dare una letta ai molti testi di rassegna. Esistono
alcune decine di migliaiai di studi sull'argomento, diciamo che non hai
avuto un'idea originale :-)

> E, soprattutto, esistono delle soglie di intensit� del campo sotto le
> quali il DNA � al sicuro?

Se si va solo a "buon senso", cosa purtroppo spesso fallace, il DNA e'
abbondantemente al sicuro. I campi elettrici intracellulari arrivano
tranquillamente ai molti milioni di V/m. Il DNA se ne sta bello
schermato nel nucleo, perche' altrimenti finirebbe fritto.

I campi indotti da un elettrodotto sono molto sotto il rumore termico, e
  diversi ordini di grandezza sotto il rumore elettrico biologico,
dentro una cellula. I campi a radiofrequenza vengono schermati meno, ma
interagiscono molto poco con le strutture bologiche, che attraversano
provocando solo una leggera dissipazione dielettrica (sprattutto) e ohmica.

Pero' si entra in un problema logico. NON E' POSSIBILE STABILRE CHE
QUALCOSA NON ESISTE. Per quanto cerchi un possibile effetto sul DNA,
magari lo cerco nelle condizioni sbagliate. Magari c'e' ma solo
accompagnato da altre condizioni che non ho studiato. Magari solo per
campi pulsati a 342.5 Hz, nella finestra di frequenza compresa tra 12.43
e 12.44 GHz (alcuni studi fanno cosi', ma non riesci a capire se hanno
cercato 20.000 combinazioni differenti, e se ripeti abbastanza volte un
esperimento qualche volta "torna" per puro caso). Insomma, nessuno
studio puo' dimostrare che QUALSIASI COSA, anche le mie amate verdurine
biologiche, non siano cancerogene.

> Ne grande rumore che si fa intorno al problema della nocivit� dei
> campi elettromagnetici non ho mai trovato una simile spiegazione.

Se ti guardi qualche sito serio, vedrai che la maggior parte di chi ci
lavora tende a fare poco rumore. Personalmente ritengo una buona cosa la
prudenza (come adottare limiti 40 volte piu' severi del necessario,
visto che si riesce ancora a rispettarli). Ma credo che per pochissime
cose possiamo avere il livello di confidenza di innocuita' che abbiamo
per i campi elettromagnetici. Di quale altra cosa puoi dire che,
nell'improbabile caso faccian male, nella peggiore delle ipotesi,
causano uno o due casi aggiuntivi l'anno di leucemia infantile?

Ciao

Gianni Comoretto
Received on Mon May 26 2003 - 23:27:35 CEST

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