danilab ha scritto:
> Da non esperto quale sono, quello che hai scritto sopra mi sembra molto
> interessante. Non sono sicuro però di avere capito bene. Dicendo che un
> fotone ha una posizione indeterminata sull'apertura di un telescopio,
> intendi dire che, usando la semplificazione dell'ottica geometrica, un
> fotone potrebbe appartenere a uno qualsiasi dei raggi, paralleli tra
> loro, che entrano nell'apertura del telescopio?
lefthand ha scritto:
> Molto peggio! ;-) Feynman diceva praticamente che un fotone va da A a
> B passando per tutti i cammini possibili, e che non ha significato
> fisico affermare che passa per l'uno o per l'altro. L'immagine di una
> stella viene messa a fuoco in un certo punto del sensore del
> telescopio perché tutti i cammini stella-specchio-sensore hanno la
> stessa lunghezza e quindi sono "in fase". "Costringere" il fotone a
> passare in un punto specifico ha un effetto deleterio perché dopo
> essere passato per il "check-point" il fotone è libero di andare dove
> gli pare (diffrazione).
Appunto.
La cosa è spiegata piuttosto in dettaglio in QED di Feynman.
> Se prendi una rivista di fotografia e leggi il test di un obiettivo
> vedi che la migliore qualità di immagine si ha per aperture medie del
> diaframma, tipo f/8 o f/11: se un diaframma è aperto fai lavorare i
> bordi della lente che risentono maggiormente di aberrazioni e
> distorsioni,
Beh, dipende: c'è obiettivo e obiettivo...
Quelli di alta qualità li puoi anche aprire di più.
> ma se lo chiudi troppo, f/22 o addirittura f/32, ecco che
> compare la diffrazione: praticamente la luce dopo la "strettoia"
> allarga il fascio invece di restare focalizzata.
Anche qui ci andrei un po' piano: la diffrazione c'è sempre.
Solo che conta anche la risoluzione propria dell'elemento sensibile:
se la diffrazione resta sotto quel limite non ha importanza.
Ma se invece di un obiettivo fotografico pensi a un telescopio, puoi
avere aperture molto maggiori senza aberrazioni importanti, e la
diffrazione può diventare fastidiosa (anche limitare la risoluzione)
quando la focale è lunga.
Comunque l'idea di base è quella.
Se prendi per es. un telescopio di diametro 5 metri, ciascun fotone
deve poterlo "vedere" tutto, ossia la sua posizione resta
indeterminata dentro tutta la sua apertura.
Il fatto è che ti devi dimenticare l'idea che i fotoni siano delle
piccolissime palline...
Sono "oggetti quantistici", che non possono essere descritti con i
concetti della fisica classica e tanto peggio con l'intuizione comune.
--
Elio Fabri
Received on Sat Jan 26 2013 - 21:19:00 CET
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