Giusto perche' siamo in tema.
Vorrei precisare cosa succedera' a breve nel mondo della
ricerca per quanto riguarda la carriera in ambiente accademico
secondo il recente disegno di legge della Moratti.
Tale disegno di legge ha il favore dei rettori e le voci dicono
che molto probabilmente diventera' legge entro pochissimo.
Le cose piu' rilevanti della riforma sono le seguenti.
1) i ricercatori a tempo indeterminato (come il sottoscritto)
verranno messi in esaurimento: questo vuol dire che non ci saranno
piu' posti di ricercatore "a vita", ma solo temporanei.
2) i ricercatori "temporanei" di cui sopra avranno 10 anni di tempo
per riuscire a vincere un posto da professore associato. In
alternativa dovranno uscire dal mondo accademico abbandonati
al loro destino.
3) i professori associati resteranno in carica per 4 anni con
altri 4 anni di rinnovo del contratto, poi potranno diventare
permanenti oppure uscire dal mondo universitario (decideranno le
universita' caso per caso).
4) un professore associato potra' diventare ordinario con le stesse
prospettive e modalita' di cui al punto 3), con la pericolosa
possibilita' di rimanere in mezzo alla strada dopo i primi 8 anni...
Magari a 55 anni.
Tutto questo non e' poi una cosa fuori dal mondo, in altri paesi
le uniche posizioni permanenti sono quelle di professore ordinario
e prima uno vive conla spada di Damocle in testa... Il punto e' che
(a) nei paesi civili gli stipendi sono molto piu' alti
(in particolare nella prima fase di ricercatori... io mi vegogno di
dire quanto guadagno). (b) nei paesi civili lo scambio di cervelli
tra universita' e industria esiste ed e' molto fruttuoso. In Italia
e' un po' diverso: se io mi licenziassi e cercassi posto in
un'industria in Italia mi sputerebbero in faccia per dire poco...
(In Italia avere un titolo di dottore di ricerca e' spesso
un'aggravante quando si cerca lavoro).(c) I posti da ricercatore
a tempo determinato (post doc e simili) all'estero sono pagati
molto bene (la mia esperienza personale mi ha fatto vedere
casi in cui c'e' un fattore 10 negli stipendi). E' ben noto
che in Italia non viene quasi nessuno dall'estero da paesi
"civili" (le virgolette sono importanti perche' a volte vengono
persone da paesi che stanno peggio di noi e che producono ottima
ricerca)a fare ricerca perche' le borse che possiamo dare sono
troppo basse. (d) Il numero di ricercatori per 1000 lavoratori
in Italia e' il piu' basso della comunita' europea.
Orene, a quanto ho capito il disegno di legge si guarda bene
dal dire di aumentare gli stipendi ai ricercatori (a tempo
determinato). Cosa succedera' se le cose non cambiano?
Succedera' che, ragionando a grandi numeri, le persone che potranno
intraprendere la carriera universitaria saranno solo coloro che
potranno economicamente permetterselo. O perche' ricchi di famiglia,
o perche' la loro professione permette altri generi di entrate.
In questo modo la ricerca fondamentale italiana sara' pesantemente
colpita. Chi vorra' occuparsi di ricerca avra' solo una
prospettiva se non appartiene ad una delle due categorie di sopra:
andarsene all'estero.
Ciao a tutti Valter
Ora per quanto ho capito il disegno di legge non prevede
Anolethron wrote:
> Ci hai pensato al tuo rapporto col mondo del lavoro?
> Te lo chiedo perch� il prossimo anno a quest'ora mi trover� anch'io a dover
> fare una scelta e se c'� una cosa soltanto che pu� dissuadermi
> dall'iscrivermi alla facolt� di fisica � solo la possibilit� di lavorare (si
> spera nel campo della ricerca) che pu� dare. Quello che � stato detto a
> riguardo in questo NG e in altri non � stato molto incoraggiante...
>
> Alessandro
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Valter Moretti
Faculty of Science
Department of Mathematics
University of Trento
Italy
http://www.science.unitn.it/~moretti/homeE.html
Received on Mon Feb 10 2003 - 16:56:13 CET