Re: Lavoro forza elettrica
"Valter Moretti" <vmoretti2_at_hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:3E477BC0.7090605_at_hotmail.com...
>
>
> Elio Fabri wrote:
>
> >
> > Non e' necessaria la velocita' costante, e del resto e' impossibile.
> > Cio' che veramente e' necessario e' che le velocita' iniziale e finale
> > siano nulle, in modo che non ci sia in ballo una variazione di en.
> > cinetica.
> > Inoltre per poter mettere in relazione la forza del campo con una
> > variazione di energia, e'
> > utile che la forza esterna applicata sia uguale a quella prodotta dal
> > campo.
> > Pero' se questo fosse rigorosamente vero la carica non si muoverebbe, e
> > buonanotte al secchio :)
> > Percio' ci si approssima a questa situazione, ossia si applica una forza
> > esterna pochissimo diversa da quella del campo, quanto occorre perche'
> > lo spostamento avvenga, ma _molto lentamente_. Allora i due lavori sono
> > circa uguali, e lo sono tanto piu' quanto piu' piccola e' la differenza
> > delle forze.
> >
>
> Gia', conosco bene tutte queste acrobazie... ma mi sono sempre chiesto
> perche' uno deve fare tanta fatica in fondo per cose relativamente
> semplici che vengono pero' nascoste sotto un polverone... Perche' per
> definire l'energia elettrostatica non si evita di fare riferimento
> alla forza esterna e non si parla chiaramente e semplicemente sempre e
> solo della forza e del lavoro del campo elettrico sulla carica?
Credo che il problema sorga quando definita l'energia potenziale di un
insieme di cariche, si ottiengono casi con energia negativa. A quel punto
invece di dire che il lavoro compiuto dalla forza elettrica per mettere
dalla zona a potenziale di riferimento alla posizione data nel sistema �
negativo , si tira fuori questa forza esterna che compie lavoro positivo per
separare il sistema. Un modo di vedere decisamente antropocentrico:-)
E qui iniziana la confusione.
Ciao A.
Received on Mon Feb 10 2003 - 21:49:48 CET
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