(wrong string) � nella comprensione della relativit�

From: Riccardo Castellani <riccardo.castellani_at_NOlibero.it>
Date: Wed, 22 Jan 2003 09:25:26 GMT

Il 21 Gen 2003, 14:47, stefjnoskynov <fedelenews_at_supereva.it> ha scritto:
> In article <146Z133Z224Z2Y1043154314X5426_at_usenet.libero.it>,
............

> Forse pi� correttamente ogni libro espone una nuova definizione operativa
> di tempo, no?

E quale sarebbe questa nuova definizione operativa?

>
> La procedura di misura del
> > tempo *deve* essere la stessa per tutti!
> non ha mica sostenuto il contrario, � forse anche per questo motivo che
> si � giunti alla formlazione della relativit�
> > Forse ti riferisci all'uso che Einstein fa della luce per
*sincronizzare*
> > tra di loro gli orologi di un sistema di riferimento.
> >
> > .............
> >
> > >Per me il tempo classico e il tempo relativistico sono un esempio, sono
> > entrambe
> > > associate alla nostra sensazione dello scorrere degli eventi ma sono
> > > ottenute attravero definizioni operative distinte, ....
> >
> > No, in Relativita' viene introdotto il tempo locale per cui due
osservatori
> > diversi possono essere in disaccordo nel misurare l'intervallo di tempo
tra
> > due eventi.In fisica classica questo non avviene perche' il tempo e'
> > assoluto e si postula che scorra allo stesso modo per tutti gli
osservatori.
> perch� no! Io ho detto che la fisica classica ha "creato" una grandezza
> che chiamiamo tempo classico o assoluto, tale grandezza � basata una ben
> definita procedura sperimentale (forse solo ideale), questa grandezza poi
> noi l'associamo allo scorrere degli eventi. Einstein ha dato una nuova
> definizione di tempo (relativistico) sulla base di una nuova definizione
> operativa, in altre parole ha "creato" una nuova grandezza fisica

Come ho gia' detto Einstein non ha "creato" una nuova grandezza fisica,
perche' semplicemente utilizzando il postulato dell'invarianza della
velocita' della luce si giunge ad introdurre il tempo locale, ma ogni
osservatore nel *suo* sistema utilizza la medesima procedura operativa per
misurarlo, altrimenti come farebbe a confrontare il proprio risultato con
gli altri ?
Pensa al cosiddetto "paradosso" dei gemelli che paradosso non e' affatto in
realta'; questo paradosso mostra che gli effetti di dilatazione del tempo
sono reali, misurabili con le *stesse procedure operative*.
Un'altro esempio e' il mesone che "vive", se fermo nel laboratorio, circa
1microsecondo, mentre se proviene dallo spazio a velocita' relativistiche e
lo riveliamo a terra, questo ci porta a concludere che in queste condizioni
vive un tempo molto piu' lungo a causa della dilatazione relativistica del
tempo.
Quindi la teoria della Relativita' di Einstein *e'* in realta' il
completamento definitivo della formulazione della fisica classica iniziata
dai lavori geniali di Galileo, proseguiti poi da Newton, Lagrange e tanti
altri, ma sopratutto e' il tentativo piu' riuscito di coniugare la Meccanica
teorica basata com'e' sulle trasformazioni di Galileo e la formulazione
della elettrodinamica data da Maxwell che porta invece alle trasformazioni
di Lorentz.
Ma questo non c'entra affatto con la definizione di nuove grandezze fisiche.
Questo probabilmente e' accaduto piu' tardi con la Meccanica Quantistica
dove non si capisce neanche se si possa continuare a parlare di spazio e di
tempo!
Ciao.


Riccardo

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Received on Wed Jan 22 2003 - 10:25:26 CET

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