Re: angolo di rotazione della luce polarizzata

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it>
Date: Fri, 10 Dec 2010 21:39:44 +0100

Soviet_Mario ha scritto:
> A questo punto chiedo cosa si potrebbe fare secondo te (secondo tutti
> voi), se abbia senso porsi il problema, e boh ... Magari � davvero
> meglio dire solo, assiomaticamente, che esiste una luce che contiene
> componenti chirali, che interagiscono in modo diverso nei mezzi
> chirali, e che viene ruotata in funzione del cammino ottico. Punto.
Io avevo dato delle indicazioni in direzione diversa: proprio niente di
assiomatico. Ci torno piu' avanti.

> beh, eravamo (di nome, un semi-liceo + perito elettronico), ora la
> riforma ci ha resi (dal mio punto di vista promossi perito puro, ergo
> gli ex-biologici Brocca ora saranno periti chimici duri e puri.
Ho capito. Ist. tecnico industriale indirizzo chimico.
Scusa l'equivoco, ora e' chiaro.

> N�. Ossia : devono (per programmi e per considerazioni di opportunit�
> pratica) imparare a usare un polarimetro e fare misure su composti
> chirali (tipo glucosio nel vino, ad es.)
Si' questo piu' o meno lo immaginavo (lo sapevo).
Quindi diamo per scontato che l'attivita' ottica e' una proprieta'
importante e il polarimetro uno strumento importante anche da un punto
di vista strettamente pratico.

> Ora � ritenuto (e non solo da chi usa lo strumento, e non sono nemmeno
> io ma quelli che fanno biochimica, laddove peraltro parrebbe
> auspicabile anche a me) inevitabile dare almeno uno spiegozzo su cosa
> fa questo strumento in modo che la sua misura, alfa (il potere
> rotatorio specifico), non sembri una specie di magia. Per questo
> devono spiegarlo.
Qui secondo me c'e' (alemeno io sospetto ci sia) un certo equivoco di
fondo.
Che capire che cosa e' un polarimetro richieda di fare una "teoria" della
birifrangenza circolare ecc.
In realta' ci sono innumerevoli esempi di strumenti che si usano senza
avere una precisa conoscenza della teoria di base.

> Un diplomato biologico che non sappia niente su cosa sia e come si usi
> un banale polarimetro (non abbiamo poi tantissimi strumenti, magari
> pi� semplici da capire) � piuttosto deprimente. Credo che verrebbe
> usato/"spiegato" persino se non fosse in programma ... vabb�, magari �
> una pia illusione :-)
Sviluppo il discorso piu' avanti, ma e' chiaro che delle conoscenze su
come si usa sono necessarie.

> Non so ... pensi che sarebbe pi� adeguato non spiegare niente su come
> funziona ? Non � una domanda retorica, me lo chiedo effettivamente. In
> s� � una cosa che mi raccapriccia. Ma per una volta mi rendo conto che
> le pseudospiegazioni usate sono davvero poco pi� di niente (e forse
> qualcuno, chiss� chi :-) penserebbe che sono anche qualcosa meno che
> niente).
Allora veniamo alla "pars construens".
Io procederei cosi', detto in modo quasi improvvisato.

1. Usare i polaroid per far vedere che cos'e' la luce polarizzata,
ossia che la luce ha questa proprieta' di avere una direzione
*trasversale* privilegiata.
La luce detta "naturale" non e' polarizzata, ma solo nel senso che e'
una miscela casuale di polarizzazioni in tutte le direzioni.
Pero' e' facile trovare luce polarizzata anche in natura:
- la luce del cielo
- tutti i riflessi, spec. quelli su vetro e simili, ma anche strade
bagnate e perfino asfalto asciutto controluce.

2. Con un polaroid si produce luce polarizzata *vera*, e un secondo
polaroid opportunamente ruotato mostra l'esistenza di questa direzione
privilegiata.
(Parlare di onde trasversali e' probabilmente inutile, se dalla fisica
non hanno imparato e sperimentato qualcosa sulle onde in generale.)

3. A questo punto si fa la prova con una soluzione di glucosio, e si
verifica un rotazione della direzione (piano) di polarizzazione:
semplicemente mettendo i due polaroid uno prima e uno dopo della cella
con la soluzione.
Volendo, e avendo tempo, si verifica che la rotazione osservata e'
proporzionale:
a) alla lunghezza della cella
b) alla concentrazione della soluzione
c) che dipende dalla lunghezza d'onda della luce usata
Si puo' cosi' definire il potere rotatorio specifico.

4. Si ripete l'esper. con diverse sostanze, e si riscontra che alcune
non producono nessuna rotazione, mentre altre la producono in misura
diversa e anche in *verso* diverso.

5. A questo punto e' facile spiegare come e' fatto un polarimetro, e
come puo' essere usato per dosare una sostanza dicui sia noto il
potere rotatorio.

6. Puo' nascere la domanda: perche' si presenta questo fenomeno?
Risponderei solo questo: condizione necessaria e' che le molecole del
soluto siano chirali.
Saprai meglio di me trovare esempi di enantiomeri che producono
rotazioni in verso opposto.
Niente polarizzazioni circolari e birifrangenza circolare!

Naturalmente questa e' una lezione di fisica, ma magari ti riuscisse
di fare il tutto, senza pretendere di piu'...

> e francamente ti rispondo che non accetto nessuna polemica, perch�
> hai letto/intuito un mio tono accusatorio verso i fisici che non
> sussisteva per niente.
No, c'e' un equivoco: io non ho letto nessun tono accusatorio.
Sono io che sono partito all'attacco :)

> Tuttavia ci sar� un problema strutturale di fondo ben pi� serio : per
> i MODERNI periti chimici � stata abolita la chimica fisica tout court,
> e la fisica nel triennio quasi non lascia traccia. Rimane solo nel
> biennio di base, comune a tutti i periti. Ergo il castello crolla
> prima di venire eretto. Probabilmente non si riuscir� a fare quasi
> neppure elettromagnetismo, oltre le leggi di Ohm e due circuiti in
> croce, Maxwell requiescat in pace e tutto quanto il resto. In prima
> non si riesce quasi a fare niente, in seconda qualcosa. E poi fine
> della storia.
A chi lo dici!
Sono 50 anni che vado combattendo contro questa idea assurda che negli
istituti tecnici la fisica debba essere confinata al biennio.
Ma almeno una volta negli ITI aveva 5+5 ore, ora ne ha 3+3.
Comunque non e' tanto questione di ore: come sai benissimo a ragazzini
di 14 e 15 anni certe cose e' proprio impossibile fargliele capire. Non
hanno il cervello ancora formato a sufficienza.

Tra l'altro, una cosa potresti spiegarmi: la finalita' degli istituti
tecnici.
Un tempo servivano a formare dei quadri intermedi, che trovavano
lavoro appena diplomati, perche' avevano una preparazione adeguata
alle richieste del mercato del lavoro.
E' ancora cosi'?
Se la risposta dovesse essere negativa, nel senso che le figure
professionali oggi richieste debbono avere una formazione piu' lunga,
allora sarebbe ancora piu' assurda questa restrizione di materie
fondanti come la fisica nei primi due anni, dove non possono servire
*a niente*, mentre viene sacrificata la possibilita' di affrontarle a
un livello di maturita' degli allievi piu' adeguato.
                                                                   

-- 
Elio Fabri
Perche' tu devi pur sapere, aggiunse, mio ottimo Critone, che parlare
scorrettamente non solo e' cosa brutta per se medesima, ma anche fa
male all'anima.
F
Received on Fri Dec 10 2010 - 21:39:44 CET

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