Re: Zichichi: come concludere tutte ste polemiche...

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Mon, 23 Sep 2002 20:49:16 +0200

Sono sicuro che molti si saranno domandati come mai non sono
intervenuto...
Risposta: ero impegnato in un lavoro complesso, che ha portato a una
lunga recensione dell'ultimo libro del Nostro.
La recensione uscira' per ora in una rivista a modesta diffusione, della
sezione pisana dell'Ass. Naz. degli Insegnanti di Scienze Naturali, che
si chiama "Naturalmente".
Siccome e' lunga, uscira' in due puntate.
Puo' darsi che la si possa anche trovare nel sito dell'ANISN:
www.anisn.it
Ho intenzione di farmi autorizzare a metterla anche nel mio sito, ma non
subito.

Chiaramente la recensione di quel libro e' questione diversa dal tema di
questo thread, ma ci sono delle relazioni. Per cui ho lavorato anche
sulla questione della "credibilita' scientifica", ed ecco il mio punto
di vista.

Alberto d'Onofrio scrive:
> un 567 pubblicazioni in lingua inglese, di cui 20 prima del 1970..
> (non male ! ), certo molte delle quali, come spesso avviene in fisica
> o in medicina o biologia, assieme a parecchi altri coautori
> ....pero' non mi pare malaccio per uno tanto vituperato !
> insomma, non sara' certo einstein e neppure il piu' brillante fisico
> italiano del dopoguerra,
> ma non e' neppure, nel mondo scientifico patrio, uno sprovveduto qualsiasi
> come me (solo 6 pubblicazioni... groan :-( ).
Non sono in grado di dire niente di persona su quelle pubblicazioni,
anche se lo stesso spropositato numero dice qualcosa.
Intanto, credo che quel database includa di tutto, ossia non solo
pubblicazioni vere e proprie (su riviste con referee) ma anche note
interne, preprints, comunicazioni a congressi ... insomma cose che a un
concorso, per intendersi, non valgono niente.
Poi c'e' la questione delle megacollaborazioni: nei grossi esperimenti
si usa anche pubblicare risultati parziali, lavori su tecniche
particolari dell'esperimento...
Insomma e' molto difficile basarsi sul numero per valutare un
ricercatore.
Il fu Enrico Cuccia (noto banchiere) diceva: "le azioni si pesano, non
si contano".
E lo stesso si puo' dire delle pubblicazioni.

Percio' ho provato a seguire un criterio diverso: ho passato una
mezz'ora in biblioteca, allo scaffale dei libri sulla fisica delle
particelle, per vedere se e come era nominato Z. I libri andavano dagli
anni '50 ai tempi nostri; ne ho guardati una ventina.
Non pretendo di aver fatto un'indagine completa e senza lacune, ma direi
che un'idea d'insieme posso darla.

Prima di tutto ho cercato nell'indice analitico: li' ci sono i "grandi
nomi", e quasi solo di teorici (Fermi, Cabibbo tra gli italiani). La
ragione e' semplice: nell'indice analitico si trova un nome solo se a
quel nome e' legato qualcosa di preciso. Esempi: la teoria di Fermi del
decadimento beta, l'angolo di Cabibbo...
Bene: Z. non c'e'. Questo da' per cosi' dire un limite superiore alla
sua notorieta': non ha fatto scoperte o esperimenti ai quali sia
associato il suo nome in modo universale.
(Notate pero' che se leggete quello che dice di se' Z., qualcosa che gli
avrebbe meritato una tale fama la trovate: almeno sull'antimateria. Gli
autori di quei libri invece non ne parlano.)

Secondo: ho guardato la bibliografia, che in alcuni di questi libri e'
ricchissima, perche' riporta le indicazioni su ogni esperimento di cui
si parla.
Qui Z. c'e' quasi sempre, ma per un solo esperimento, eseguito attorno
al '60 con un gruppo di 7-8, di cui certo non era il leader, vista
l'eta' che aveva. E' infatti citato sempre accanto ai coautori.
Si tratta della misura del momento magnetico del muone. Esperimento
importante perche' e' servito a mostrare che il muone e' analogo
all'elettrone, e che il suo momento magnetico si puo' calcolare con
ottima approssimazione con QED, come per l'elettrone. Questo
esperimento, insieme con altri, ha aperto la strada all'universalita'
dell'interazione debole, ecc.

Su Z. non ho trovato altro.
Una curiosita': se guardate quei libri, nella bibliografia ci troverete
abbastanza spesso anche il mio nome, e anche in questo caso per un solo
lavoro (su spin e parita' nel decadimento del K carico in tre pioni). Lo
dico solo per dare una specie di taratura delle citazioni: il mio lavoro
e' servito anche quello, insieme ad altri, come passo per una scoperta
fondamentale nel campo delle interazioni deboli: la non conservazione
della parita'.
Non me ne faccio nessun vanto: e' una cosa normale che un lavoro in se'
non rivoluzionario dia pero' un contributo dopo del quale altri fanno un
passo importante (in questo caso sono stati Lee e Yang).
E un lavoro cosi' viene citato appunto perche' ha avuto un ruolo: utile
ma prob. non indispensabile, anche perche' altri avrebbero potuto farlo.
Anzi nel mio caso c'e' stata proprio una coincidenza di tempi, per cui
alcuni libri preferiscono dare la priorita' a Dalitz.

Detto questo, resta la domanda: che ruolo ha o ha avuto Z. nella fisica
degli ultimi 50 anni? Dico subito che non ho elementi diretti per
rispondere.
Da quello che so indirettamente, e' stato di certo un bravo
organizzatore, capace di muovere cose, di far partire iniziative, di
procurare fondi. Il che non e' cosa da poco, ma non ha in se' niente a
che vedere con l'essere un piu' o meno bravo fisico.
Non ho mai letto suoi articoli ne' sentito sue lezioni, per cui mi manca
anche questo elemento di giudizio.

Aggiungo un altro elemento di cautela, che vale in generale, non solo
per Z.
Il fatto che gli sperimentali specialmente lavorino in grosse
collaborazioni, implica una divisione del lavoro, per cui uno puo'essere
specialista di una certa tecnica, di una parte dell'esperimento. Parte
necessaria, quindi giustamente riconosciuta; ma in tale ruolo si puo'
benissimo avere una visione piuttosto parziale dell'esperimento nel suo
insieme e del suo significato.
Quindi anche se uno ha partecipato a un esperimento fondamentale, di
quelli da Nobel, cio' non implica affatto che sia un grande fisico, anzi
neppure un bravo fisico. Puo' essere per es. esperto di elettronica, o
di software, e basta li'.

Ripeto che questo lo dico in generale, in quanto posso applicarlo a
molti altri fisici che conosco di persona e so valutare piu' di Z.: sono
persone che hanno raggiunto un certo status, hanno la loro brava
cattedra, eppure io non gli avrei mai affidato un corso universitario.
Tanto per essere chiari, ovviamente senza fare nomi :)

La differenza fra queste persone e Z. e' che di regola loro non si
espongono, non si vantano: stanno nel loro ruolo, esercitano le
attitudini che hanno, e basta.
Z. come sapete bene e' molto diverso: lui si espone e come. Scrive,
parla in TV, si mette sempre in primo piano, vanta un Nobel dovuto e non
dato chissa' perche', ecc. ecc. Questo non solo puo' renderlo un po'
antipatico, ma soprattuto lo mette in condizione di essere giudicato.

Voglio dire questo: che se uno scrive e dice cose come quelle che io ho
letto o sentito, vengono legittimi dubbi su quanto sa di fisica. Per
esser chiaro, faccio appena un paio di esempi, presi dal suo ultimo
libro.

"La scoperta della struttura fondamentale dello Spazio e del Tempo e' un
esempio di eleganza matematica galileiana. Infatti fu Hendrik Antoon
Lorentz (1853-1928) a trovare le lenti galileiane per leggere tale
struttura, scoprendo che lo Spazio e il Tempo sono due quantita'
strettamente correlate in una miscela che deve essere "complessa". E
cioe', se lo spazio e' reale, il tempo deve essere immaginario e
viceversa.
E' questa straordinaria proprieta' "complessa", nella struttura
fondamentale dello Spazio e del Tempo, che porto' Albert Einstein
(1879-1955) a scoprire la curvatura dello Spazio-Tempo. Ed e' l'eleganza
di questa struttura fondamentale del Creato che determina le orbite dei
satelliti del Sole. Se Galilei fosse con noi ne sarebbe felice."
(pag. 40).

Io penso che gli verrebbe il voltastomaco, come viene a me...
Lascio a chi legge di commentare questa incredibile prosa, dove non c'e'
riga che stia in piedi.

Secondo esempio:
"... alle origini del Sistema Solare (che ancora oggi, nessuno sa
spiegare in modo galileianamente credibile) la nostra Terra volava verso
il
Sole. Per nostra fortuna non lo ha centrato. Essa era lontana dal
bersaglio di
circa centocinquanta milioni di chilometri. E aveva la velocita' giusta
per
essere intrappolata dall'Attrazione Gravitazionale prodotta dalla enorme
massa
solare. Se la nostra Terra, invece di volare a centosettemila chilometri
orari, avesse avuto una velocita' piu' grande, ci saremmo persi per
sempre
nello spazio cosmico della nostra Galassia.
Siamo stati fortunati! La velocita' della Terra era quella giusta per
poter
restare legati `gravitazionalmente' al Sole, con tutti i vantaggi di
essere
perfettamente illuminati e scaldati per miliardi di anni.''
(pag. 126).

No comment...

Esempi come questi sono frequentissimi: sono connaturati non solo al
modo di scrivere di Z., ma direi al suo modo di pensare.
Ed ecco la domanda: uno che scrive queste cose e' un fisico "credibile"?
Vorrei che fosse chiaro a tutti che cosa intendo.

Avete letto mie opinioni critiche sulla cattiva divulgazione, e mi avete
sentito "dir male" di Hawking o di Greene. Ma non mi sono mai sognato di
dire che costoro non sanno la fisica: ho solo detto che hanno spiegato
certe cose in modo da farle fraintendere, che si sono assunto un compito
impossibile, che si puo' discutere quanto ne fossero consapevoli, ecc.
Ma leggendo quello che scrivono, un fisico come me si rende conto
benissimo che loro sanno come stanno le cose, e che sbagliano solo nel
modo di presentarle a un pubblico impreparato.
Quando si ha a che fare con Z. l'impressione e' del tutto diversa. La
domanda che viene da farsi e': come fa un fisico, titolare di cattedra,
a esprimersi un questo modo? Ma che ha capito?

Mi rendo conto che con quanto ho scritto riapriro' la discussione, il
che del resto non mi dispiace. Ci sono cose che non ho detto per non
farla troppo lunga, e perche' non riguardano il tema "credibilita'
scientifica", ma altri aspetti del personaggio.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Mon Sep 23 2002 - 20:49:16 CEST

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