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From: Virgilio Lattanzi <virgilio_at_harpax.com>
Date: Fri, 5 Jul 2002 01:06:42 +0200

"Stanislao Moulinski" <massimo_main_at_hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:3D218D75.6010308_at_hotmail.com...

[...]
> In questo modo gli studenti sono costretti a seguire
> una specie di doppio binario, teoria da una parte e
> pratica dall'altra, che resta separato fino alle
> ultime materie dell'universit�, quando si arriva ai
> confini dell'universo teorico e si "tocca con mano"
> la sua dipendenza da quello pratico, la sua "ascendenza"
> che era in precedenza stata tenuta in secondo piano,
> quando non nascosta di proposito come un parente scomodo.

La mia � solo una sensazione e non sono abbastanza preparato
per una analisi seria. Da un lato ci vedo una sorta di malcelato
complesso d'inferiorit� del mondo accademico italiano
nei riguardi di quello anglosassone, spesso bollato con
disprezzo, come popolato da ignoranti, superficiali ed
eccessivamente pragmatici. Se prendi un testo di matematica
italiano, 99 volte su 100 non trovi un riferimento storico.
Pare che il teorema si sia materializzato dal nulla per
opera di certi personaggi (Eulero, Cauchy, ma si potevano
chiamare anche Pipponzi o Bergonzoni, tanto sono anche loro
senza spazio e senza tempo) che l'hanno importato dall'eterno.
Il teorema aleggia, compiuto e perfetto, il matematico lo
cattura e qualcuno lo pubblica. Che magari ci sia dietro
un lavoro di secoli, tra errori, intuizioni, carteggi,
insulti questo � irrilevante.

Mi ricordo invece un testo di Analisi I di un autore americano
che prima di introdurre la derivata parlava di un prato
e della velocit� con cui cresceva l'erba. Poi magari se la
fumava pure l'erba, ma a me pare molto pi� sensato spiegarla
cos� che non come conseguenza immediata dello studio del
limite. E un testo russo, Nickolsky mi pare, che spiegava
gli integrali di superficie con le tegole dei tetti.
Che poi la formalizzazione, le modellizzazioni siano
strumenti potentissimi di analisi e di sintesi, siamo tutti
d'accordo. Ma il modello � una costruzione del pensiero che
nasce sempre dopo qualcos'altro. Il tempo passa perch� io
invecchio, non viceversa.

Dall'altro lato penso che sia banalmente un problema di ignoranza
e/o pigrizia mentale. Che la matematica e la fisica hanno
una storia e che oggi sono cos� come sono in virt� di quella
storia, bisogna saperlo. Per fare degli esempi vicini
all'esperienza ed all'intuito, bisogna aver capito.
Sapere e capire non � da tutti, non � da tutti i docenti,
non � da tutti gli autori dei testi.

> Per� NON E' COSI' che sono nate fisica e matematica! Nel
> senso che questi principi base sono stati elaborati solo
> dopo (nel caso dell'infinito MOLTO dopo) una lunga fase
> "empirica" di sperimentazioni e ipotesi. Quindi gli
> studenti che si trovano davanti questi principi fan
> fatica perch� li trovano "troppo astratti" e sganciati
> dalla realt� che li ha generati.
>
> Ora, per la matematica non so, ma per la fisica non si
> potrebbe adottare un sistema diverso? Nel senso di pi�
> incentrato sulla presentazione del mondo reale e dei
> suoi fenomeni che sulla loro razionalizzazione successiva.

Per la matematica � lo stesso ed � legata a doppio filo
con la fisica e l'esperienza quotidiana.
Non � che uno si alza la mattina ed "inventa" derivate ed
integrali se prima non ha in mente il concetto di velocit�.
Non inventi il numero se prima non devi contare le capre
dell'allevamento. Non conti in base 10 se non hai 10 dita.

Cordialmente,

--
Virgilio Lattanzi       HARPAX srl
Tel: +39 733 816872     via Fontanella, 38
Fax: +39 733 819133     62012 Civitanova Marche MC
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Received on Fri Jul 05 2002 - 01:06:42 CEST

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