Re: in serie o in parallelo?
"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> ha scritto nel messaggio
news:3CDEAE95.FF1060B2_at_mclink.it...
> Mino saccone ha scritto:
SNIP
> > Se invece variamo l'eccitazione di un alternatore in
> > parallelo a una grande linea di distribuzione, in realta' variamo solo
la
> > quantita' e direzione della "potenza reattiva" scambiata con la linea.
> Questo invece non riesco a vederlo: come mai "potenza reattiva"?
>
Il circuito equivalente piu' semplice, ma sufficiente, quello di Behn
Eschenburg schematizza un alternatore come un generatore ideale di corrente
alternata in serie con un 'induttanza pura. La reazione di indotto (il campo
magnetico generato dalle correnti utilizzatrici che percorrono i conduttori
dello statore e che si sovrappone al campo primario del rotore) puo' essere
infatti, in rozza approssimazione, schematizzata con un induttore in serie.
Se infatti il carico richiede una corrente in fase con la tensione essa
sara' in quadratura col campo magnetico e si limitera' quindi
"vettorialmente" a deviarlo: l'induttore in serie fa proprio questo. Se
invece il carico fosse induttivo, le correnti, in quadratura con la tensione
genererebbero un campo in opposizione al campo del rotore: anche questo
fenomeno e' ben simulato dall'induttore. Se fosse capacitivo una corrente,
sempre in quadratura, ma rafforzante il campo del rotore: quindi ancora una
volta l'induttore in serie simula bene. Quest'ultima condizione e' infatti
considerata pericolosa perche' potrebbe essere autoamplificante (con
l'induttore potrebbe formare un circuito risonante alla frequenza
d'esercizio). Vietato quindi caricare un alternatore con un carico
capacitivo.
Tutto questo per dire che il modello di Behn Eschemburg, una semplice
induttanza in serie, simula abbastanza bene il comportamento
dell'alternatore. Esistono modelli piu' raffinati che tralasceremo in quanto
essi differiscono solo quantitativamente da Behn Eschemburg e il nostro
discorso resta qualitativo.
Assumiamo ora di aumentare l'eccitazione di un alternatore che abbiamo
appena messo in parallelo con la rete (fem uguale alla tensione di rete e la
potenza... giusto quella che serve per tenerlo in rotazione). Aumentando il
campo, la fem prodotta superera' quella di linea, l'alternatore non
alterera' la fase con la linea in quanto non eroghera' o assorbira' maggior
potenza reale. Ai capi dell'induttanza di Behn Eschemburg si forma quindi
una caduta di tensione in fase con la tensione principale. Quindi
nell'induttanza e quindi anche nel generatore ideale e nel circuito
circolera' una corrente in quadratura con la tensione, induttiva se
sovraeccitato, capacitiva se sottoeccitato. Quindi l'alternatore scambiera'
potenza reattiva con la rete.
A questo proposito ricordo i vecchi "condensatori rotanti" che si usavano e
forse si usano ancora nelle grosse fabbriche per "rifasare" la corrente
assorbita e far rientrare il cos FI nei limiti contrattuali con l'ENEL. Essi
altro non erano che alternatori non alimentati meccanicamente, cioe' folli
sull'asse, praticamente dei motori che assorbivano solo la potenza
necessaria alle loro perdite. Erano pero' sovraeccitati e la loro
eccitazione regolata in in modo da produrre quella potenza reattiva che
serviva per riportare il cos FI tra i limiti fissati (0.85 - 090 un po' di
carico reattivo si lascia sempre per motivi di stabilita').
Saluti
Mino Saccone
Received on Mon May 13 2002 - 00:42:51 CEST
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