Re: normalizzazione in scatola

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Wed, 03 Apr 2002 21:41:46 +0100

titti ha scritto:
> mi piacerebbe sapere perche' quando si trattano dei problemi di
> scattering e' conveniente (o piu' conveniente) fare la normalizzazione
> in scatola e quindi avere un set discreto dei valori della quantita' di
> moto.
>
> In un testo reperibile all'indirizzo:
> http://www.physics.purdue.edu/~clark/Courses/Physics662/ps/qftch33.ps (di 187 kbyte)
>
> a pag 338 dice che per evitare riflessioni si deve avere T<<V^(1/3) dove
> T e' il tempo di interazione e V il volume della scatola. Nel caso della
> normalizzazione in scatola di autofunzioni della quantita' di moto non si
> dovrebbero avere delle riflessioni o sbaglio?
Credevo che nessuno usasse piu' le scatole... Sono un artificio secondo
me poco pulito matematicamente e che non fa capir bene le cose dal lato
fisico.
Per es.: in una scatola non ci sono "autofunzioni della q. di moto",
perche' P non e' autoaggiunto, a meno che non s'impongano condizioni di
periodicita' (non di annullamento sulle pareti).
Intuitivametne si capisce: se la f. d'onda si annulla sulle pareti, ci
sono riflessioni, mentre le autof. di P dovrebbero essere semplici onde
piane.
La ragione per usare la scatola l'hai detta: cosi' si hanno autovalori
discreti, quindi serie di Fourier invece di integrali...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Wed Apr 03 2002 - 22:41:46 CEST

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