Re: La buona fisica...

From: Paolo Cavallo <paolo.cavallo_at_iperbole.bologna.it>
Date: Mon, 11 Mar 2002 21:21:33 +0100

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> ha scritto nel messaggio
news:3C8D0594.FEFC777_at_mclink.it...
> ...
> Tu pensa: uno (in realta' furono due, indip. uno dall'altro: Adams e
> LeVerrier) si mette in testa di provare che l'irregolarita' del moto di
> un pianeta e' dovuta a un altro pianeta sconosciuto; fa dei calcoli che
> lo impegnano per anni, e alla fine arriva a prevedere dove si dovrebbe
> trovare il pianeta perturbatore.
> ...
> Non credo di doverti sottolineare le molte ragioni per cui questa storia
> e' esemplare, e sarai d'accordo con me che dovrebbe essere raccontata
> sempre, quando si parla di gravitazione newtoniana ecc.

Non so se colgo davvero il punto di questo discorso, ma mi sembra di
provare qualcosa di simile quando discuto con i miei studenti le
previsioni della relativita', o quando sfioro questioni come la
previsione di Dirac del positrone o quella di Pauli del neutrino.
Un fisico teorico, armato soltanto di immaginazione e rigore, mette
gli occhi nel buio pesto e indovina l'imprevedibile.
Io la chiamo la capacita' della teoria di vedere l'invisibile, e la
trovo estremamente emozionante. Mostra che la scienza e' una reale
estensione della nostra capacita' di stare al mondo, non una
costruzione arbitraria.
L'esempio di Nettuno e' prezioso anche perche' e' un esempio legato
alla fisica newtoniana, mentre tutti quelli che vengono in mente a
me sono nella fisica moderna, cioe' in quella parte della fisica
dove e' ancora facile vedere la costruzione non finita, gli
accidenti della storia.

PC
Received on Mon Mar 11 2002 - 21:21:33 CET

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