Ho una lunga lista di risposte arretrate, e ho deciso di provare a
smaltirla in ordine inverso...
Giuseppe Pipino ha scritto:
> La domanda che devi farti �:
> cosa intende E. Fabri quando ti domanda �Cosa dimostri in realt�?�
Gia'... cosa intendevo? Non me lo ricordo piu', perche' ho perso il
filo...
Comunque.
> La prima coppia se ne sta immobile nel suo sistema di riferimento
> inerziale S (e perci� per essa il filo sicuramente non si spezza). La > seconda coppia accelera e, dopo l'accelerazione, si porta a velocit�
> costante v rispetto ad S. Sia S' un sistema a velocit� v rispetto ad
> S. Allora anche S' � inerziale ed in S' le astronavi sono ferme
> (sicuramente ferme dopo il transitorio della accelerazione iniziale).
> Poich� secondo la tua ipotesi un osservatore solidale con S' vede che
> il filo si rompe vi sarebbe la possibilit� di sapere quale dei due
> sistemi (S,S') � in moto. Il moto sarebbe cio� un fatto assoluto e non
> relativo.
No: ci sarebbe solo la possibilita' di sapere quale dei due sistemi per
un certo tempo ha accelerato, e questo e' un fatto assoluto.
Sulla frase "la contrazione delle lunghezze e' un fatto oggettivo" dico
che io non l'userei. In che senso oggettivo? Ciascun rif. vede contratte
le lunghezze dell'altro. E' un fatto reale, nel senso che non si tratta
di impressioni percettive, o qualcosa del genere, ma di cosa misurabile
con strumenti.
Per inciso, io sono decisamente ostile all'uso del termine "osservatore"
in tutti questi discorsi, proprio perche' rischia di sottintendere in
intervento di un qualche "essere percipiente". Invece tutto cio' di cui
si parla e' sperimentabile con strumenti, che possono registrare le
proprie misure; dopo di che le registrazioni sono a disposizione di
chiunque, possono essere trasmesse a distanza, ecc.
Quanto alla contr. delle l., non c'e' nessuna "memoria": la contrazione
dura solo finche' dura il moto relativo.
Mi pare che sia anche da chiarire il problema del rif. rigido
accelerato.
Sicuramente la coppia di astronavi di questo esempio *non e'* un rif.
rigido: e' possibile misurare in vari modi la variazione di distanza
delle astronavi. Una possibilita' e' usare un radar. Percio', visto che
la distanza cambia, non c'e' niente di strano che il filo si spezzi.
Si potrebbe realizzare un rif. rigido accelerato? Secondo me si'.
Nel caso delle due astronavi, occorre che esse non abbiamo la stessa
accel. *se misurata da un rif. inerziale*. Quella di testa deve
accelerare di meno.
Si puo' realizzare la cosa in modo che ogni possibile misura di distanza
fra le due astronavi dia risultato costante nel tempo.
Notate che ciononostante una misura di accel. (che e' possibile fare,
come mi pare di aver gia' detto, con un normale accelerometro) darebbe
risultato diverso nelle due astronavi.
Avremmo quindi un risultato "paradossale": le due astronavi mantengono
distanza costante, ma hanno accel. diverse!
Non solo: orologi posti nelle due astronavi non andrebbero d'accordo: se
si scambiano segnali, arriveranno alla conclusione che quello
dell'astronave di testa corre di piu'.
Bene: questa e' la fisica di un rif. accelerato. In particolare,
l'ultimo effetto che ho citato, se visto alla luce del principio di
equivalenza, non e' che il redshift gravitazionale.
A proposito di quello che dice Vittorio:
> Solo un'osservazione: secondo me chi sa la relativita' abbastanza bene
> forse ha capito dove e' l'inghippo, ma chi non la sa non ha capito
> niente.
Temo che tu abbia ragione, ma che si puo' fare? A questo particolare
argomento (rif. rigido accelerato: metrica di Rindler) io dedico qualche
lezione nel mio corso di cosmologia. Sono studenti del 4^ anno, e ho a
disposizione le ore che ci vogliono, piu' una lavagna per tutti i conti
e le figure necessarie.
Qui anche scrivere una formuletta e' un problema tecnico :(
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "Enrico Fermi" - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
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Received on Fri Dec 21 2001 - 10:20:19 CET