Re: Dio e Fisica (che non e' OT)

From: Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it>
Date: Sat, 08 Dec 2001 10:15:14 +0100

Ernesto ha scritto:
> ...
> Feynman nel suo libro QED esordisce con queste frasi che mi
> conquistarono alla mia prima lettura:
> " Come vedrete tra poco, per fare qualunque predizione ragionevole
> nell'ambito della QED si dovrebbero tracciare un'infinit� di piccole
> frecce su un foglio di carta. Ci vogliono sette anni di universit� per
> imparare a fare questi conti con disinvoltura. Questi sette anni voi
> li salterete bellamente, perch� io vi spiegher� la QED facendovi
> vedere quello che si fa in concreto. Spero solo che riuscirete a
> capirlo meglio di quanto facciano alcuni studenti!"
>
> Questo per me � UN MAESTRO.
Anche se in ritardo, questa osservazione merita una risposta, perche' e'
attinente a una discussione che e' ancora in corso in un altro thread.

A mio parere le cose non sono affatto cosi' semplici, e penso che
Feynman lo sapesse benissimo. Non mi sembra difficile cogliere in quelle
parole una buona dose d'ironia: verso gli studenti di cui parla, ma
anche verso gli ascoltatori.
Del resto, in piu' punti di QED F. dice di temere che in realta' il suo
pubblico non stia capendo niente... (non dimentichiamo che si trattava
di un pubblico di letterati).

Tu non puoi saperlo, ma io ho attinto largamente a QED per sviluppare un
proposta per l'insegnamento della f.q. nella scuola secondaria. Si
possono benissimo trattare quelle cose con una matematica abbastanza
semplice, e magari aiutandosi con un computer quando i calcoli non si
possono fare con le freccette; ma la fisica che c'e' sotto bisogna
capirla comunque, ed e' in questo secondo me che F. sbagliava (e
sbagliano tutti quelli che non vedono questo punto, incluso Einstein se
davvero ha detto cio' che gli si attribuisce continuamente).
Gli anni di studio, piu' che a impadronirsi di complicati strumenti
matematici, servono a padroneggiare la struttura del discorso fisico, il
modo di pensare della fisica. E' qui che s'incontra sempre la
difficolta': e' qui che la divulgazione e' vero e proprio tradimento.
Si fa finta di non sapere che si parlano due lingue diverse: che perfino
termini cosi' apparentemente innocui come "forza" non vogliono dire la
stessa cosa per il senso comune e per la fisica.
Quando poi si arriva alla fisica moderna, ci si scontra con fatti
inaccessibili all'esperienza comune, con concetti astratti, costruiti
apposta per descrivere quei fatti. E li' le analogie non possono aiutare
in nessun modo, possono solo dare illusioni.
Percio' occorre studiare. Non necessariamente prendersi una laurea in
fisica, ma mettersi davanti a qualche libro serio (anche se
semplificato) e lavorarci sopra, pensare, fare calcoli ed esercizi, ecc.
ecc.
Su questo non sono disposto a scendere a compromessi, ne' a usare
"cortesie" improprie: chi non fa questo e' condannato a non capire
niente, e io non mi presto a illuderlo, tanto meno dietro lauto
compenso.
-- 
Elio Fabri
Dip. di Fisica "Enrico Fermi" - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
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Received on Sat Dec 08 2001 - 10:15:14 CET

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