Paola Pannuti wrote:
> Appunto. E quindi e' meglio concentrare le energie disponibili solo
> sulla scuola, luogo deputato all'insegnamento, giusto? Ciao
> Paola
Mi permetto di dire anche la mia su questo argomento, dato che un mi
riguarda da vicino. Mi e' capitato recentemente di presentare una mia
esperienza didattica sulla relativita' ad un pubblico di "addetti ai
lavori". La domanda di un docente universitario e' stata piu' o meno
questa: come puoi essere sicura che i tuoi alunni non abbiano sostituito
il *dogma* dello spazio e tempo assoluti con quello dello spazio-tempo
einsteiniano? Allora la domanda mia (a voi) e' questa: se esiste il
dubbio che la fisica venga davvero insegnata in modo acritico e
dogmatico, (e questo dubbio e' sicuramente fondato, basta dare
un'occhiata ad it.scienza), bene, che senso ha mettersi a fare
divulgazione? Non e' invece molto piu' necessario impegnarsi a fondo
affinche' il livello dell'insegnamento migliori davvero? Insomma, io
penso che il *metodo* il giovane lo impari *solo* a scuola. Se lo ha
imparato li', poi sapra' capire *da solo* se quello che legge in una
rivista o sente alla TV e' sensato oppure no, se invece non lo ha
imparato a scuola, allora ogni sforzo per farglielo imparare dopo e'
vano: non lo imparera' certo in un ng o in una conferenza o leggendo un
libro o un giornale, anche se fatti benissimo, magari da un genio della
scienza e della comunicazione, per di piu' armato delle migliori
intenzioni. Non c'e' *nulla* come il rapporto tra un alunno ed il suo
insegnante: e' *irripetibile* e puo' essere decisivo, nel bene come nel
male. Ed e' un privilegio ed una responsabilita' enorme. E gli
insegnanti non vanno lasciati soli, in questo compito delicatissimo. Chi
ha orecchie da intendere, intenda... ;-)
Paola
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- Ma il mondo per che scopo sara' mai stato creato? - disse Candide.
- Per farci ammattire - rispose Martin.
(Voltaire, "Candide")
Received on Fri Nov 30 2001 - 11:49:11 CET