Credo che il nome richiesto sia Marcel Grossman. Collaboro' con E. per
qualche tempo, e soprattutto fu lui a fargli scoprire la geometria
riemanniana ecc.
Non a caso, ancora oggi si tengono regolarmente i "Marcel Grossman
Meetings" dedicati alla RG.
Come e' bene spiegato nel libro di Pais citato da Valter, la
collaborazione di E. con G. produsse un progresso nella ricerca delle
eq. per il campo grav., ma si areno' di fronte a un errore che entrambi
non vedevano, e che E. supero' anni dopo.
Il cap. 13 (mi pare) del libro di Pais e' tutto dedicato a questo
argomento. In particolare, e' assai istruttivo scoprire quanto poco
fossero note le identita' di Bianchi (che avevano molto a che fare con
l'errore di cui sopra): non solo le ignoravano E. e G., ma anche
Hilbert, che pure in quegli anni lavorava allo stesso problema. Furono
riscoperte anni dopo, quando le eq. di E. erano gia' state stabilite.
(Curiosita': a Pisa c'e' via Luigi Bianchi, ed e' una strada abbastanza
importante. Mi sono sempre chiesto quanti pisani hanno idea di chi fosse
costui...)
Quanto al modo di lavorare di E, di cui parla Valter, concordo solo in
parte.
E' verissimo che E. era un fisico genuino, nonostante la leggenda comune
che lo vede come un matematico. Pero' forse Valter esagera un po', dando
l'impressione
di un E. abbastanza pasticcione...
A mio parere, questo ritratto si attaglia molto di piu' a Fermi, per
esempio.
Scrive Valter:
> Alla fine Einstein si convinse da solo per via di
> ragionamenti di carattere fisico piuttosto che matematico.
> Einstein era come Feynman (descritto da Dyson), in questa sua
> parte della produzione scientifica: non calcolava le soluzioni,
> le "indovinava" sulla base dei "martellate" fatte di puro
> ragionamento fisico.
Chiunque legga il cap. 13 citato del libro di Pais puo' vedere che le
cose non stanno cosi'. Anzi: la ricerca di una simmetria e di
un'eleganza formale nelle equazioni e' stato sempre un criterio
conduttore per E.
E' vero che a un certo punto lui scrive piu' o meno: "ho dovuto cambiare
idea sulla matematica: ora mi sono convinto che anche certi aspetti
sottili, che ritenevo inutili, sono invece necessari". Ma questo mi
sembra dimostri piuttosto il contrario: E. sapeva capire e usare anche
una mat. sofisticata, quando era convinto che fosse utile alla fisica.
Sarebbe anche interessante guardare da vicino come lavorava, negli
stessi anni, un matematico puro come Hilbert: credo si scoprirebbe che
non erano poi cosi' distanti, quanto a procedere per tentativi e senza
troppo rigore...
--
Elio Fabri
Dip. di Fisica "Enrico Fermi" - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
------------------------------------
Received on Tue Aug 28 2001 - 09:42:44 CEST