Re: Componenti elettrici reali

From: Mino Saccone <mino.saccone_at_tin.it>
Date: Thu, 14 Jun 2001 20:58:22 GMT

"LUCA" <NOSPAM_at_tiscalinet.it> ha scritto nel messaggio
> 1) il libro su cui studio dice che il resistore viene fatto avvolgendo del
> filo conduttore su un supporto e lo schematizza con una resistenza in serie
> ad una induttanza. Per il fenomeno parassita induttivo ci sono. Ma non
> riesco a capire ci� che lega il supporto al fenomeno della resistenza.
> Voglio dire: per ricavare classicamente la resistenza si integra la legge
> di Ohm in forma locale lungo il tubo di flusso del vettore densit� di
> corrente J, che nel nostro caso corrisponde di sicuro solo al filo
> conduttore se il supporto � perfettamente isolante. D'altronde immagino che
> il supporto non sia perfettamente isolante (altrimenti a che servirebbe il
> supporto?). Dunque, come si comporta J? Il suo tubo di flusso qual �? Come
> posso legare il resistore alla resistenza tramite la legge di ohm?

La restenza longitudinale di un conduttore prismatico e' data dalla resistivita'
del materiale per la lunghezza del prisma diviso la sezione del prisma. Per
ottenere valori praticamente utili di resistenza occorre quindi spesso un filo
lungo
e sottile che sarebbe poco maneggevole se non lo avvolgessimo su un supporto
che, evidentemente, deve essere isolante per non "cortocicuitare" le spire.
Questo fa assomigliare la resistenza a una bobina e quindi la sua induttanza,
inevitabile anche se indesiderata e quindi "parassita" , e' piu' alta di quella
di un filo diritto. Le resistenze "chimiche" costituite da un supporto isolante
con
una sottile pellicola "resistente" sono migliori dal punto di vista
dell'induttanza
parassita, ma sono piu' fragili e spesso sopportano solo basse potenze.


> 2) Passiamo all'induttore. Anch'esso viene realizzato avvolgendo filo
> conduttore su un opportuno supporto, supponiamo ferromagnetico. Ebbene, ci�
> si schematizza con una resistenza in serie ad un parallelo tra induttanza e
> capacit�. Al fenomeno induttivo ci arrivo facilmente. A quello capacitivo
> parassita no, invece:so, molto bene cosa � una capacit� teoricamente, ma non
> riesco a legare il fenomeno "parassita" a ci� che accade sul supporto. E poi
> la resistenza parassita � quella del ferro? Come si comporta il vettore J
> dal filo al ferro?

Un induttore e' realizzato con una bobina fatta di tante spire di filo isolato
vicine tra loro, su piu' strati anch'essi vicini tra loro. Questo filo ha una
inevitabile resistenza che nel circuito equivalente si presenta "in serie",
e perdite nell'eventuale nucleo ferromagnetico sia per isteresi che per
correnti di Foucault si presentano come un "carico indesiderato" sul
secondario di una specie di trasformatore e quindi sono "in parallelo",
le spire tra loro e i diversi strati tra loro si comportano inevitabilmente
come le armature di un condensatore e quindi il circuito equivalente
presenta anche una capacita' sempre "in parallelo".


> 3) Il circuito equivalente dei bipoli reali e quindi i fenomeni parassiti
> vengono quindi ricavato sperimentalmente?

Diciamo che un buon progettista e' perfettamente in grado di "prevedere"
i componenti parassiti almeno nel campo di frequenze che si suppone
solleciteranno l'apparecchio. Certamente una misura a posteriori almeno
per i componenti piu' critici e' sempre opportuna. I componenti in commercio
hanno tutte queste caratteristiche specificate dal costruttore. Certo per
componenti piccoli come una resistenza, la capacita' parassita dipende
dal montaggio, da quanto si lasciano lunghi i terminali, da quali segnali
le passano vicino etc... infatti il montaggio di circuiti per frequenze
particolarmente alte e' un'impresa tutt'altro che facile.

Per conoscere il comportamento "in frequenza" di un bipolo esistono
sofisticatissimi strumenti elettronici che mostrano molto bene come
un bipolo che a 100 KHz e' una buona resistenza, a 100 MHz puo'
assomigliare molto piu' a una induttanza o a un condensatore

Saluti

Mino Saccone
Received on Thu Jun 14 2001 - 22:58:22 CEST

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