(wrong string) � ristretta (per Dumbo)
Paolo B. <paolo_at_linuxfan.com> scritto nell'articolo
<3ac6fe04.1636270_at_news.videobank.it>...
> On Fri, 30 Mar 2001 22:33:58 GMT, "dumbo" <_cmass_at_tin.it> wrote:
> >se invece non accetti il principio
> >di Mach, e dici che le forze di inerzia vengono dall'accelera-
> >zione relativa a uno spazio assoluto vuoto, incorri in
> >problemi epistemologici notevoli
> Vi incorri anche se accetti il principio di Mach, in quanto dire che
> ha significato l'accelerazione "rispetto alle galassie lontane"
> equivale a dire che la presenza delle galassie lontane genera un
> riferimento assoluto per l'accelerazione.
Perch� ? Non mi sembra. Prova a guardarla in questo modo:
il pdM (principio di Mach) afferma che tutta la materia dell'universo
osservabile (� una quantit� finita, ovviamente) accelerata rispetto al
sistema S causa in S delle forze inerziali;
per il principio di continuit�, tali forze esisteranno ancora, ma
in misura minore, se -- invece ci accelerare tutta la materia
dell'universo -- ne acceleri solo una parte, magari molto piccola;
Il pdM ha quindi un potere predittivo: predice che se prendiamo
una massa M (anche molto piccola rispetto alla massa totale
dell'universo osservabile) e l'acceleriamo rispetto a S,
eserciter� una forza all'interno di S, accelerando una particella
di prova contenuta in S.
L'accelerazione della particella di prova (rispetto alle pareti di S)
sar� indipendente dalla massa della particella stessa (perch� la forza
esercitata da M � machiana, cio� di tipo inerziale) e dipender� solo
dal valore di M e dalla distanza fra M e la particella di prova.
Come vedi, una predizione, sia pure qualitativa, c'�.
La teoria dello spazio assoluto invece non porta a predizioni.
La superiorit� del pdM sulla visuale newtoniana consiste anche in questa
sua maggiore " fisicit� " , quindi non direi che sono sullo stesso piano.
Si pu� anche andare oltre, e tentare una formulazione quantitativa
del pdM. Supponendo che l'azione della materia lontana su S sia
di tipo gravitazionale, si pu� dimostrare che
G D R ^ 2 ~ c ^ 2 ( 1 )
dove G � la costante di gravitazione, D la densit� (media) di massa
dell' universo, R ~ c / H � il raggio dell'universo osservabile (H � la
costante di Hubble) e c � la velocit� della luce; con H ~ 50 Km /(s Mpc)
si trova D ~ 10 ^ ( -- 29 g / cm^3 ) valore non lontano dalla realt�.
Puoi ottenere la relazione ( 1 ) in almeno due modi:
a) considerando le forze inerziali indotte da M su m come strettamente
analoghe alle forze elettrodinamiche esercitate da cariche accelerate
su altre cariche (questa � la strada seguita da Sciama in una sua
famosa teoria machiana sull' inerzia);
b) assumendo che la massa inerziale di un corpo qualunque
scaturisca interamente dall'interazione del corpo con il resto
dell'universo,
(l'energia di riposo m c ^ 2 del corpo viene uguagliata all'energia
potenziale m V dove V � il potenziale gravitazionale -- nella regione dove
� m -- dovuto al resto del'universo che circonda m ); questa � la strada
seguita per esempio da Jordan negli anni quaranta e da altri dopo di lui
(Dicke e Yourgrau, per esempio). In entrambi i casi si arriva alla ( 1 )
senza bisogno di usare la RG ; dal canto suo la RG si vendica e
riesce ad arrivare alla ( 1 ) senza bisogno di usare il pd M !
C'� un rapporto di amore - odio fra pdM e RG, concettualmente si attirano
ma poi fanno a meno uno dell'altra. Del resto ci sono relativisti che
difendono il pdM, altri no).
> Io lo risolverei diversamente.
> Si potrebbe vedere l'accelerazione non rispetto alle "galassie
> lontane" e neppure rispetto ad un "riferimento assoluto esterno" ma
> rispetto... allo stesso sistema.
> Mi spiego meglio.
> Abbiamo un riferimento inerziale S.
> Ad un certo punto il riferimento accelera, cioe' non e' piu'
> inerziale, per qualche motivo, chiamiamo questo riferimento G.
> Invece di vedere l'accelerazione di G rispetto alle stelle fisse o ad
> un ipotetico riferimento assoluto la possiamo vedere in un altro modo:
> immaginiamo di fare istante per istante una copia (infinite copie) del
> riferimento S, prendiamo in considerazione una di queste copie, S',
> fatta prima che il riferimento sia divenuto il nuovo riferimento
> accelerato G ("prima" in S).
> A questo punto possiamo vedere l'accelerazione di G rispetto al
> riferimento inerziale S', cioe' rispetto allo stesso riferimento
> quando era inerziale.
> Cio' rende conto anche delle "forze tittizie" e del principio di
> inerzia. Ditemi cosa ve ne pare.
S�, ma poi come spieghi le forze di inerzia? Voglio dire:
qual'� la loro causa ?
Mi sembra che tu continui a usare lo spazio assoluto
newtoniano, l'unica differenza � che gli cambi nome,
chiamandolo sistema inerziale.
In altre parole: come � possibile distinguere sperimentalmente
il tuo punto di vista da quello di Newton ?
Come hai visto il pdM prevede un effetto fisico ben definito che
la visuale newtoniana non prevede minimamente.
O forse non ho capito bene quello che proponi.
ciao,
Corrado
Received on Wed Apr 11 2001 - 01:04:06 CEST
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