Ciao, io sono laureato in fisica e ti diro' che la situazione e' molto piu'
complessa di quanto sembri dall' esterno. Cerchero' di essere conciso, anche
se qui si potrebbe rimanere giorni e giorni a discutere.
Teoricamente (questa parola viene da me utilizzata spesso, perche' sono
della convinzione (e non penso di essere l' unico) che nel reale si debba
distinguere decisamente tra un aspetto teorico e uno pratico, effettivo) una
persona che si laurea bene potrebbe rimanere nell'ambiente universitario, a
seconda dell' indirizzo che ha scelto (teorico o sperimentale). Se prendiamo
un bollettino universitario qualsiasi di un corso di laurea in fisica (io
ricordo i miei dell' universita' di Padova, dove mi sono laureato da un po'
di anni), vi e' statisticamente una divisione tripartita sulle possibilita'
: a) il mondo dell' insegnamento; b) il mondo dell' industria; c) la ricerca
"universitaria".
Quindi teoricamente le cose "dovrebbero" funzionare in questi termini. In
realta' ci sono poi molte "variabili" che agiscono nel momento in cui una
persona arriva ad affacciarsi sul mondo del lavoro: le tue effettive
capacita', la o le persone con le quali hai lavorato (il loro "peso"
scientifico e politico), le tue aspirazioni e la tua tenacia nel voler
perseverare in una strada anche se non trovi risultati a breve termine, la
tua situazione economica familiare (e' molto diverso poter rimanere ad
esempio anni in attesa che le cose abbiano un' evoluzione dal doversi
mantenere e quindi avere la necessita' di uno stipendio) solo per elencare
qualcosa.
Il fatto di avere le idee chiare su cosa uno vuole fare non implica
assolutamente che poi fara' quello che desidera, ma questa mi sembra una
regola esistenziale, ancor prima di essere valida per l'aspirante fisico.
Pertanto, dal momento che nessuno ti garantisce il futuro, forse e' meglio
fare quello che piace, pero' rafforzando nel corso degli anni la propria
"corazza" nei riguardi delle frustrazuioni che appariranno inevitabili nel
momento in cui non vedi realizzarsi i tuoi obiettivi.
Nella scuola italiana attuale (e chi ha una visione adeguata e non distorta
della scuola probabilmente non potra' che darmi ragione) non serve certo
una laurea in fisica (magari teorica) per insegnare matematica e fisica (e
ti dice questo uno che da un po' di anni lavora in ambito scolastico). Ma
attualmente e' difficile anche trovare un posto nella scuola, mentra una
decina di anni or sono si arrivava ad assumenre i laureandi, perche' non vi
era personale.
In molte industrie interessa che tu abbia una certa cultura di base e poi ti
formano loro, quindi aver seguito un indirizzo o un altro conta
relativamente.
Per quanto concerne il mondo universitario, anche la storia e' piena di
esempi di persone che sono stati "tangenti" all'universita' pur dimostrando
grandi doti e di gente "modesta" che nell' universita' e' rimasta una vita.
Non volendo diventare troppo prolisso per il momento ti saluto, sperando di
esserti stato un poco utile.
Ciao
Paolo Di Sia
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Received on Mon Mar 12 2001 - 18:31:18 CET