Re: sottomarino kursk

From: pingu <123_at_456.789>
Date: Mon, 06 Sep 2010 16:57:32 +0200

On 03/09/2010 15.31, Roberto Divia` wrote:bo

> Il primo problema e` che cosa respirare. L'aria e` velenosa, quindi bisogna
> usare miscele fino a ~70 metri, poi si deve cambiare.

Questo vale per un'immersione pianificata e di durata non trascurabile, non per un evento da risolversi in emergenza.
La narcosi da azoto pu� essere pericolosa ma sia la quota sia gli effetti sono soggettivi; se la risalita non � controllabile volontariamente dal soggetto non si rischia quasi nulla (leggi: solo un ubriaco potrebbe voler tornare sotto).
Per l'ossigeno la questione � diversa e si considerano i -70m come limite (1,7atm di pressione parziale) tuttavia la risalita da -100 a -70 pu� essere sufficientemente veloce da ridurre gli effetti e comunque ... vedi pi� sotto.
Il cambio di miscela, ribadisco, si fa in regime d'immersione pianificata, in caso di operazione di salvataggio veloce in emergenza non avrebbe senso.

> Il secondo problema e` la pressione. A 100 metri ci sono 11 Bar. Per passare
> da pressione ambiente a 11 Bar ci vuole tanta, molta pazienza. Arrivare a
> 11 Bar non e` un grosso problema, basta avere abbastanza tempo per
> equilibrare e un fisico allenato.

Scusa, no.
Come dicevo nell'altro mio post, il passaggio da 1atm a 11atm pu� essere fatto abbastanza velocemente ed � un'operazione che un apneista non professionista fa normalmente in poco tempo. Tieni presente che lo sbalzo � percentualmente maggiore e quindi pi� impegnativo per le prime atmosfere.
Un'apneista compensa normalmente gi� dopo pochi metri di profondit� ma la necessit� di compensazione si riduce velocemente con la profondit� e diventa via via pi� semplice da soddisfare (anche perch� normalmente il collasso delle mucose � gi� stato risolto dal primo atto di compensazione).

> Poi il freddo. L'angoscia. Il panico. L'ambiente chiuso nella camera
> di compressione. L'oscurita` e il freddo una volta fuori.

Questi sono fattori psicologici che al pi� possono alterare aumentandolo, il consumo d'aria (ma come detto i tempi sono gi� molto brevi) o ridurre la capacit� di autocontrollo sui movimenti di compensazione prima e di riduzione dei rischi di sovraestensione poi.

> Una volta usciti, la salita. Lenta, per non fare bolle. Con tante soste per
> decomprimere. A occhio direi un paio d'ore per arrivare in superfice, ma
> dipende anche da come passa nella camera di compressione. Il tutto al buio
> (almeno per i primi 30 metri, dipende dalla qualita` dell'acqua).

Scusa se insisto ma stiamo parlando di un evento di salvataggio in emergenza e di una brevissima permanenza in alta pressione, non di un'immersione pianificata.
Se le condizioni sono queste una risalita lenta � addirittura sconveniente perch� aumenta il tempo di permanenza a quote profonde e quindi l'assorbimento di azoto.
Se vuoi, per essere pi� preciso, posso dire che non c'� solo l'opzione "tuta".
Nel caso vi sia stata una lunga permanenza in ambiente ad alta pressione si pu� ricorrere a campane immerse appositamente per la decompressione, ma stiamo gi� parlando di un salvataggio pianificato!
L'ipotesi di breve permanenza a 11atm � poi suffragata dal fatto che se invece un individuo respirasse aria a 11atm all'interno del relitto, a causa di falle non opportunamente isolate, l'avvelenamento da ossigeno avrebbe gi� - ahim� - "risolto" il problema!

> Infine la superfice. Gonfiare il canotto, salirci sopra, chiedere aiuto.
> Probabilmente al limute di ipotermia e embolia.
>
> Dipende anche se sono riusciti a fare uscire la boa di soccorso. Avere
> una cima potrebbe aiutare, ma solo con mare calmo o quasi, altrimenti
> potrebbe fare piu` male che bene.
>
> In apnea? Dimenticatelo. Solo per equilibrare la camera di compressione ci
> vuole troppo tempo. Forse usando una camera di equilibrio, ma allora si va
> in saturazione e poi bisogna de-saturare altrimenti l'embolia e` assicurata.
> E la procedura di desaturazione prende tempo. Magari con una procedura
> speciale di saturazione e tenendo il respiro, ma io non ci conterei troppo.
>
> Gli apneisti scendono al loro ritmo e sapendo piu` o meno quanto dovranno
> fermarsi per desaturare. E dato che non si fermano, i tempi sono limitati
> al minimo necessario. Inoltre sono allenati e sanno di poter trovare un
> minimo di aiuto durante e dopo.
>
> Ciao,

Scusa ma qui ne hai dette un po' troppe.

Ripeto: un apneista (al termine di un corso di I�) scende a -20m in una manciata di secondi compensando in continuazione e per giunta nell'intervallo di profondit� pi� ostico (a -10m la pressione � raddoppiata! da -90 a -100 aumenta solo di 1/10!).
Il tempo di caricamento di una garitta (circa 2m di altezza per 1m di diametro e quindi un volume di meno di 2mc) � irrisorio e avviene mentre il soggetto respira gi� da bombolino con miscela a minor contenuto d'ossigeno. Una volta aperta la garitta la respirazione avviene ancora mediante bombolino o direttamente all'interno della tuta.

Un apneista NON DESATURA, MAI!!!! Stai scherzando, vero?
I tempi di un apneista sono limitati per via di considerazioni completamente diverse! Giusto per darti un'idea...
L'apneista parte con i polmoni a poco pi� di 1atm (li ha gonfiati e un minimo di resistenza dei tessuti c'�, altrimenti non riusciremmo a gonfiare un palloncino per un bimbo), scende e subisce la pressione (ti ometto la trattazione completa di ci� che succede: blood shift, ecc...).
Nel mentre scende aumenta il suo consumo di ossigeno perch� il sangue ne scambia a pressione pi� elevata e quindi consuma di pi�.
Mentre risale la pressione nei polmoni ridiscende, quindi ridiscende anche la pressione parziale dell'ossigeno che nel frattempo si � gi� ridotto per il consumo.
Per un apneista la fase pi� pericolosa � quindi l'ultima fase della risalita, quando la pressione parziale del poco ossigeno rimasto si riduce ulteriormente (di molto!) e la sincope ipossica sta l�, quando la pressione parziale scende sotto il limite critico dei 50mmHG!
L'apneista non soffre problemi di sovraestensione polmonare e in generale di problemi meccanici, al limite non riesce a compensare e interrompe subito la discesa.

Ti concedo che esistono casi di m.d.d. nel corso di attivit� d'apnea, ma sono limitati a contesti particolari; un tipico contesto � la gara di pesca subacquea, nel corso della quale l'apneista esegue sequenze di immersione molto ravvicinate con tempi di permanenza sul fondo (alla posta) prolungati il pi� possibile. In questi casi l'assorbimento di azoto da parte dei compartimenti tissutali pu� non essere trascurabile ma, ripeto, si tratta di casi limite.

Concludendo: il salvataggio � possibile, non semplice ma possibile e viene ritenuto utilizzabile fino a -180m di profondit�.
Giusto per qualche info... http://www.royalnavy.mod.uk/operations-and-support/establishments/naval-bases-and-air-stations/hmnb-portsmouth/submarine-escape-training-tank/

Una curiosit�: il Kursk era posato a circa -110m ed era lungo 154m.
Received on Mon Sep 06 2010 - 16:57:32 CEST

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