Massimo S. ha scritto:
> Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it> wrote:
>> E' molto difficile spiegare la cosa senza la dovuta matematica, ma usando
>> delle parole di cui mi vergogno per primo :-), direi che due galassie che
>> si allontanano a causa dell'espansione sono ferme *nello spazio*, e si
>> allontanano *con lo spazio*.
> Mi scusi prof. Fabri, questa e' per caso lo stesso principio su cui si
> basa "l'astronave" di Alcubierre?
Sicuramente non ti aspettavi piu' la risposta, ma io ho i miei tempi :)
Evidentemente hai letto "La fisica di Star Trek"...
Se ho capito qualcosa di quello che c'e' scritto, direi che si tratta di
una cosa diversa.
Li' si debbono creare delle curvature locali molto forti, per avere una
conseguente espansione e contrazione. Nel caso dell'Universo, la
curvatura e' piu' meno la stessa dappertutto, ma e' molto molto piu'
debole.
> Se si, visto che per questa servono enormi energie mi viene di domandare
> da dove proviene l'energia che fa espandere lo spazio-tempo? E' un
> residuo dell'esplosione primordiale?
Le enormi energie che dici ci vogliono perche' una concentrazione di
energia e' il solo modo per creare una forte curvatura, che non ci
sarebbe senza un intervento ad hoc.
Nel caso dell'Universo, la curvatura c'e' perche' l'Universo non e'
vuoto: e' viceversa pieno, sia pure con densita' bassissima di
particelle di varie specie.
> In conclusione vorrei anche chiederle, dopo i vari dibbattiti su questo
> NG sulla velocita' di propagazione della gravita', come sia possibile
> ottenere oggetti che si allontanano tra loro a velocita' superluminare
> piegando lo spazio-tempo se tale "piegatura" comunque si propaga a
> velocita' infraluminari?
Premetto che non conosco nei dettagli la soluzione di Alcubierre, per
cui vado a naso, e potrei sbagliare grossolanamente. Magari c'e'
qualcuno che ne sa di piu'?
Comunque, credo che il punto sia la solita confusione su che cosa si
propaga e che cosa s'intende per velocita'.
Sotto sotto, credo che tutto dipenda dal fatto che chi non e' addentro a
questa materia, per quanto senta parlare di curvatura dello
spazio-tempo, modelli di universo di vario tipo, ecc. ecc., nn riesce a
staccarsi dalla visione newtoniana, che costituisce il nostro "senso
comune".
Per il quale le cose si muovono nello spazio, ma questo e' li', sempre
uguale a se stesso, come un reticolato invisibile, pieno di segni di
riferimento rispetto al quale le cose si muovono piu' o meno veloci. E
il tempo ... e' un'altra cosa, sta per conto suo ... scorre indipendente
da tutto, ecc. ecc.
Scusa se ti sembrera' che divago, ma credo proprio che non ci sia niente
da fare: ancora una volta ha ragione il buon vecchio Galileo, perfino su
cose che lui non avrebbe neppure potuto immaginare in sogno. Senza un
addestramento matematico e l'uso coerente di questo strumento, e' solo
un vano "aggirarsi in un laberinto".
Comunque, ecco un abbozzo di risposta.
Le "piegature" dello spazio-tempo (concetto che andrebbe un po'
discusso, ma ora lascio correre) non sono obbligate a propagarsi a
velocita' infraluminali.
Direi che non ha neppure un senso preciso dire che "si propagano".
Non devi identificarle con la propagazione del campo gravitazionale di
cui si e' tanto discusso: quello e' un caso limite, in una geometria a
debolissima curvatura, dove ha senso operare un'approssimazione "post
newtoniana" e cercare di scrivere gli effetti di RG come termini
correttivi alle equazioni di Newton. Qui siamo in una situazione
opposta, l'approssimazione post-newtoniana non funziona.
Ma per le ragioni che ho appena detto, dubito che saro' riuscito a farmi
capire.
Quanto e' piu' facile fare la divulgazione come fanno tutti: si scrivono
un po' di frasi suggestive, e il lettore e' contento. Crede di aver
capito, mentre gli si e' solo propinata una specie di droga :-(
Anche "La Fisica di Star Trek", che pure e' scritto con intenzioni piu'
serie di tanti altri libri, non puo' fare eccezione: cerca di
rimpiazzare un discorso scientifico che non puo' fare, con una sfilza di
chiacchiere...
Se le legge un fisico, dira' "vedo: sta alludendo a questo, sta
accennando a quest'altro...". Ma se lo legge un'altra persona, che cosa
ne ricava?
--
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Mon Jan 22 2001 - 09:13:08 CET