Re: ci riprovo...sui fotorivelatori

From: cometa_luminosa <alberto.rasa_at_virgilio.it>
Date: Mon, 13 May 2013 15:12:08 -0700 (PDT)

On May 13, 9:43�pm, Elio Fabri <elio.fa..._at_tiscali.it> wrote:
> cometa_luminosa ha scritto:

> �> Ma il sole non e' una sorgente che emette solo in strette righe,
> �> emette anche in bande continue, quindi il numero di fotoni che dici e'
> �> infinito (non numerabile :-) )

> No, di certo non infinito: in un dato tempo (un secondo, un anno)
> l'energia emessa finita, e per ofrza finito anche il numero di
> fotoni.
> O vorresti pensare che ciascun fotone abbia un'energia infintiesima?
> :-)

Gia', era ovvio :-). Intendevo (ma questo tu lo avevi gia' capito)
che ogni valore di frequenza tra due valori finiti e' permesso e puo'
essere raggiunto, dato un tempo sufficiente.

> �> Questo che dici non e' vero per una sorgente come il sole perche' la
> �> distribuzione di probabilita'
> �> ...

> C' ben altro, come ho detto sopra.
> Gli effetti di allargmento che dici li vedi sulle righe di
> *assorbimento*, non di emissione.
>
> �> L'indeterminazione intrinseca ce l'hai quando, ad es., un atomo
> �> singolo, isolato da altri e da campi elettromagnetici, emette fotoni
> �> in seguito ad una precisa diseccitazione.
> ?
> Leggi sopra...
>
> �> No. La assume nel momento in cui lo riveli (se il prisma o il reticolo
> �> non lo assorbono, ovviamente) e quindi dei tre dispositivi che hai
> �> detto, solo nell'ultimo, il fotorivelatore.

> Forse stai dicendo la stessa cosa che h scirtto sopra, ma non ne sono
> sicuro...

Quello che intendevo e':
Il fotone e' in uno stato in cui l'energia non e' ben determinata, ma
non e' che *il singolo fotone* viene reso monocromatico dal prisma,
come l'OP intendeva; quando esce dal prisma, la sua energia e'
indeterminata tanto quanto lo era prima di entrarvi.
Dell'entanglement tra direzione ed energia non lo sapevo.

> �> No. Il singolo fotone ha un'energia precisa solo quando lo riveli.

> 'Nzomma...
> Il rivelatore misura la posizione, non l'energia.
> Ne ricavi anche una misura di energia grazie all'intreccio.
>
> �> userei un corpo nero: dallo spettro teorico di corpo nero e dalla
> �> legge di Stefan-Boltzmann posso calcolare con precisione qual'e' la
> �> potenza emessa da una certa superficie in un determinato intervallo di
> �> lunghezze d'onda e quindi il numero di fotoni per unita' di tempo in
> �> quell'intervallo (arbitrariamente piccolo). La superficie emittente
> �> (es area del foro circolare con cui la cavita' comunica con l'esterno)
> �> la puoi misurare con buona precisione.

> L'idea buona, ma ci sono delle difficolta'.
>
> Intanto quella che ti serve non la legge di Stefan-Boltzmann, che
> integrale, ma la legge di Planck.

Aspetta! Io intendevo entrambe, ma ho omesso una frase. La legge di
Stefan-Boltzmann mi serve per determinare l'esatta temperatura:
immagino di scaldare la cavita' tramite una resistenza elettrica, la
cui potenza dissipata posso misurare con precisione; questa potenza,
all'equilibrio, equivale all'energia emessa sotto forma di radiazione.
La legge di Planck (che ho dimenticato di citare) era quella a cui mi
riferivo per calcolare, tramite integrazione, la potenza emessa tra
due specifiche frequenze.

> Infatti alla fine dell'800 Lummer e altri usarono questo metodo
> proprio per determianre la legge sperimentale della distribuzione
> spetrale: il che significa che avevano gi dei rivelatori tarati.
>
> Poi l'uso del corpo nero pratico solo nell'infrarosso, per ragioni di
> temperature raggiungibili.
> Per avere emissione significativa nel visibile ci vogliono qualcosa
> come 3000 K, e dove me lo trovi il materiale che le sopporta?

Tungsteno nel vuoto (del resto i filamenti delle lampade ad
incandescenza raggiungono quelle temperature).

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cometa_luminosa
Received on Tue May 14 2013 - 00:12:08 CEST

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