Re: il termine virtuale... in che senso?
Massimo Brighi wrote:
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> Mi spiego con un esempio:
> Se guardo una stella distante mille anni-luce, il fotone che arriva sulla retina
> del mio occhio
> e' un fotone reale o virtuale? Si dira': cosa c'e' di piu' reale di qualcosa che
> si vede
> con i propri occhi?
> Eppure anche in questo caso si tratta di un'interazione in cui entrano
> necessariamente
> in gioco almeno tre particelle: la particella carica che sulla stella ha emesso
> il fotone, il fotone emesso e l'elettrone di un atomo della mia retina che l'ha
> assorbito.
> Possiamo anche tracciare il diagramma di Feynman e vedere che si
> tratta proprio di un fotone virtuale e quindi non rispetta esattamente la
> conservazione
> dell'energia e dell'impulso.
E' interessante quello che dici, ma mica sono tanto d'accordo :-)
*Quale* diagramma di Feynman?
Cioe' *a quale ordine ti fermi nello sviluppo perturbativo*?
Ti concedo che puoi fare il calcolo ad un approssimazione sempre
maggiore, ma quando parliamo di un processo *rivelato* siamo passati
dal micromondo al macromondo e la particella ha lasciato una traccia
"macroscopica" (in una camera a nebbia, a bolle, su uno schermo) ed e'
per questo reale: tutti i diagrammi sono stati considerati e sommati ed
il processo si e' concluso. Ho l'impressione che dal tuo punto di vista tutti
i processi non sono mai "materializzati" o conclusi.
Il fatto che le particelle reali siano delle chimere lo credo anche io ma
per altri motivi: perche' c'e' la gravita' e il gruppo di Poincare'
non e' una vera simmetria e le particelle sono definite assumendo tale
simmetria. D'altra parte, per ora, non e' nemmeno chiaro se e' possibile
dare una definizione approssimata di particella a causa di una simmetria
approssimata...
Ciao, Valter
Received on Wed Sep 13 2000 - 00:00:00 CEST
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