dumbo:
> "Aanselm" <aanselmb_at_gmail.com> ha scritto nel messaggio
> news:i1hoou$deq$1_at_news.eternal-september.org...
>> dumbo:
> OK, ma che tu sappia ci sono dimostrazioni che non chiamano in
> causa il divenire ?
La tua domanda e' una di quelle originarie
che in base a come si risponde si ottiene una diversa
concezione della totalita' delle cose.
Chi fa a meno del divenire e' quel pensatore di cui parlavamo prima
e se sei interessato a questo argomento
puoi trovare in rete la famosissima
disputa Severino vs Bontadini (allievo e maestro).
Il maestro e' abbastanza allineato con Molinaro
ed usa il concetto di creazione dal nulla
per risolvere l'aporia del divenire,
l'altro, partendo dal pdnc, ritiene di aver dimostrato
l'insostenibilita' incontrovertibile dell'esistenza reale del divenire.
Lo studio di questa disputa tra giganti del nostro tempo, a mio avviso,
permette di capire adeguatamente in tutte le sue sfumature
i teoremi causali.
> Per esempio, questa potrebbe andare
> secondo te?
>
> Ho due enti A e B; A esiste senza una causa, mentre B esiste
> per opera del nulla (cioè, B è "figlio del nulla", diciamo così).
>
> Tra le due situazioni non c'è alcuna differenza (infatti non si possono
> distinguere, nemmeno in linea di principio). Dunque se una delle due
> situazioni è assurda, è assurda anche l'altra.
>
> Ora, la situazione di B è chiaramente assurda perchè dire che il nulla
> genera qualcosa viola il principio di non contraddizione (equivale a
> dire che nulla = ente capace di azione, il che è contraddittorio perchè
> il nulla non è un ente).
>
> Dunque anche la situazione di A, essendo sullo stesso piano logico
> della situazione di B, è assurda. La conclusione è che un ente senza
> causa non può esistere.
Secondo me, trovo che non sia sufficientemente provato
che le due situazioni siano logicamente equivalenti
quando asserisci che:
"la situazione di A, essendo sullo stesso piano logico
della situazione di B,...".
Se A e B sono diversi,
perche' per ipotesi hanno una causa diversa
(suppongo che tu ti riferisca ad una causa generante)
allora si suppone che debbano avere anche effetti diversi.
Ma se gli effetti non sono diversi
allora anche le cause non possono essere diverse.
Ma, a mio parere, si dimostra solo che
la diversita' delle cause generanti
non determina la causa della successiva evoluzione degli enti.
E' vero (per ipotesi) che gli enti sono stati creati in modo diverso
ma la loro evoluzione procede in modo non dissimile tra loro
ma cio' vuol dire che la causa dell'evoluzione
e' un'altra da quella della generazione
ed e' la stessa per entrambi gli effetti.
In altre parole cio' che io osservo,
cio' che appare della situazione di A e della situazione di B,
mi attesta soltanto come si stanno evolvendo gli enti
*dopo* che sono stati creati,
ma non posso, in base all'esperienza,
risalire alle cause originarie,
perche' i fatti osservati sono proprio cio'
che la causa originaria mi permette di attestare,
i fatti che osservo si spiegano con la causa e non viceversa.
Non posso invertire la relazione gnoseologica causa ed effetto
(la deduzione non si ottiene dall'induzione).
> ---------------------------------
>
> Ne propongo un'altra:
> supponiamo che il teorema di causa (TC) sia falso;
> è allora possibile che esista un ente finito A privo di causa.
> Supponiamo che A esista.
Ok, supponiamo che esista un ente A che non derivi da nessuna causa
e vediamo se non incappiamo in qualche contraddizione.
> E' giusto dire che A esiste senza una causa, ma è
> altrettanto giusto dire che A esiste grazie al fatto che
> (= a causa del fatto che) il TC è falso (se infatti il
> TC fosse vero, A non potrebbe esistere, perchè solo
> enti causati possono esistere in presenza del TC ).
Qui non mi e' chiaro il ragionamento.
Provo ad esplicitarlo secondo quanto mi pare di aver capito.
Se per ipotesi supponiamo che A sia incausato,
bisogna far vedere che cio' non e' possibile.
Ad esempio, e' sufficiente una qualsiasi interazione di A
con un qualsiasi altro ente B per rendersi conto che gli effetti
dell'interazione devono potersi spiegarsi in base alla situazione di A
e di B. Ma la situazione di A dipende da quella che aveva in precedenza
e cosi' via fino ad arrivare ad una causa iniziale.
Ma per ipotesi non puo' esserci una causa iniziale.
Ora, se vogliamo eliminare il regresso all'infinito
perche' pensiamo che infinite cause regresse non possono
rappresentare concretamente una causa attuale,
allora la tesi e' falsa
e quindi anche l'ipotesi lo e',
per cui concludiamo che ogni essente deve avere
una catena non infinita di cause che spiegano di volta in volta
il suo modo di essere in relazione sia a se stesso
che agli altri essenti.
> Abbiamo così un A che, simultaneamente, esiste senza causa
> e a causa di qualcosa (cioè della struttura acausale del mondo).
Se A non ha una causa
non mi e' chiaro come possa dipendere da qualcosa,
con il TC vero o falso che sia.
Va esplicitata proprio tale dipendenza per capirla meglio.
Non mi sembra corretto se fai dipendere la causa di A
dall'aver ipotizzato che TC sia falso
perche' e' proprio tale ipotesi
che deve dare come conseguenza un'incoerenza,
bisogna esplicitarla e non presupporla a sua volta.
Hai intravisto la soluzione ma l'hai data per presupposta,
ripeto, cosi' mi pare di intendere la dipendenza di A
da quel qualcosa assunto come ipotesi.
> Questo risultato è contraddittorio e quindi il TC è vero.
>
> Che ne pensi?
Trovo interessanti i tuoi argomenti,
potremmo dire che ragionamenti
di questo tipo potrebbero chiarire tanti concetti fondamentali
a cui non sempre si presta adeguata considerazione.
> Ciao e grazie,
> Corrado
Ciao!
--
A
Received on Sat Jul 24 2010 - 15:24:55 CEST