Paolo Avogadro wrote:
> Ammettiamo di prendere come rivelatori sullo schermo dietro le
> fenditure, un insieme di cellette che si ionizzano al passare della
> particella ma non la fermano.
> Studio cos� la distribuzione delle particelle sullo schermo e ottengo le
> figure di interferenza.
> Il gorno dopo, a seguito di incubi quantistici che mi hanno tormentato
> durante la notte, decido che il mio esperimento non � sufficientemente
> preciso, "prendo in prestito" dal laboratorio vicino altri 3 o 4 schermi
> fatti di cellette rivelatrici e li sistemo per bene dietro il primo.
> Rifaccio l'esperimento.
> A questo punto NON dovrei notare le figure di interferenza perch�
> essendoci gli schermi dietro il primo posso ricostruire la direzione di
> provenienza delle particelle e perci� stabilire che sono passate dal
> buco 1 o dal buco 2.
> E' giusto questo mio ragionamento?
Non credo. Due misure di posizione successive permettono al massimo di
"retrodire" la traiettoria della particella nell'intervallo di tempo tra
le misure (ed il significato fisico di questa retrodizione e' dubbio) ma
non al di fuori.
Dopo che la particella e' passata attraverso lo schermo la sua f.d'o.
e' la sovrapposizione di onde sferiche uscenti dalle fenditure, con una
ben determinata distribuzione di prob. della q. di moto. Quando colpisce
il primo rivelatore la sua f d'o. collassa in uno stato a posizione
definita, per cui la sua quantita' di moto e' del tutto indeterminata.
In altri termini, l'interazione con lo schermo ti fa perdere memoria
della velocita' precedente, quindi la posizione rivelata dal secondo non
ti dice nulla sulla "traiettoria" anteriore, in particolare non puoi
dire da quale fenditura e' passata la particella. Quindi, secondo me le
frange d'interferenza rimangono.
> P.S.:
> Il prof continua a dirmi che fuori dalla buca la particella ci st� solo
> seguendo il principio di indeterminazione quindi per poco...........
Ho l'impressione che voi due non vi stiate capendo... comunque la
spiegazione che ti diede Valter e' quella corretta.
> P.P.S.:
> La MQ mi pare come un vestito per un gatto, le regole matematiche per
> tagliarlo e cucirlo sono ben descritte e i bravi sarti riescono a
> realizzarlo, peccato che non sia cos� facile far indossare al gatto il
> vestito(ovvero la matematica, che pure per me non � facile, si capisce
> meglio che l'interpretazione....)
"Le equazioni ne sanno piu' di noi" disse uno dei padri fondatori della
MQ (non ricordo chi).
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Enrico Smargiassi
http://www-dft.ts.infn.it:6163/~esmargia
Received on Thu Apr 20 2000 - 00:00:00 CEST