Mauro D'Uffizi wrote:
> Prova a pensare ad un gravitone diretto verso una lontana galassia, che pure
> ve ne devono essere, a meno che tu non voglia considerare la gravit� un
> fenomeno locale, cio� una forza a breve raggio d'azione, e ti renderai conto
> di quanto � breve il lasso di tempo di vita di questa particella virtuale, e
> dopo il miliardo di anni che ci mette a raggiungere quella galassia e a
> sbagliare mira, chi glielo dice di non proseguire, caso mai ne incontrasse
> un'altra? Ma mettiamo pure che torni indietro, quanta energia in accordo col
> principio di indeterminazione di Heisemberg, si � perso in due miliardi di
> anni il tuo corpo, prima di cominciare a riassorbirne un poco?
No, tu continui a pensare classicamente e non quantisticamente. Altro
esempietto stupido: l'autofunzione di un elettrone nell'atomo di
idrogeno. Questa ti dice che la probabilita' di trovare un elettrone a
distanze elevate dal nucleo (per essere chiari sotto la barriera
coulombiana, e quindi classicamente con energie negative) e' non nulla.
Classicamente questo non e' spiegabile. Inoltre anche conoscendo
esattamente la posizione dell'elettrone in un dato istante e'
impossibile stabilire dove esso si possa trovare in un momento
successivo.
Invece ritornando al nostro problema il gravitone esso esistera' per un
tempo di circa h tagliato diviso per l'energia da esso posseduto, se
questo ha energia prossime allo zero esso puo' arrivare lontanissimo, ma
non perde energia (e poi xche' ne dovrebbe perdere).
Immaginati quindi il gravitone come l'elettrone dell'atomo di idrogeno,
solo che la sua autofunzione scompare dopo un tempo dato dalla relazione
sopra esposta.
Ciao Mei
Received on Tue May 25 1999 - 00:00:00 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:10:42 CET