Non ho sottomano la formula, ma so con certezza che nel calcolo del potere
di risoluzione di uno strumento ottico, microscopio o telescopio che sia, si
deve tener presente la lunghezza d'onda della luce, e l'angolo sotteso dal
diametro dell'obbiettivo.
Particolarmente in un telescopio in cui date le distanze dall'oggetto questo
angolo � sempre piccolo, il potere di risoluzione � direttamente
proporzionale al diametro dell'obbiettivo, cio� pi� cresce il diametro
dell'obbiettivo, meno distanti in gradi sono i punti che si riesce a vedere
separati.
Mi domando invece come vada calcolato il potere di risoluzione di una camera
oscura, per intenderci quella con foro e non con lente.
In questa mi pare che il potere di risoluzione cresca al diminuire del
diametro del foro.
E' vero che diminuisce anche la luminosit� dell'immagine, ma ad essa si
potrebbe rimediare allungando il tempo di esposizione di un'emulsione
fotografica.
Pu� sembrare una domanda oziosa, ma si � spesso parlato del potere di
risoluzione in riferimento al principio di indeterminazione, e a questo
proposito vorrei citare un dato sperimentale certo.
Gli astronomi di Palomar avevano individuato due satelliti di Saturno e ne
avevano descritte le orbite.
Ebbene quando la sonda spaziale Explorer raggiunse il pianeta conferm� la
presenza dei due satelliti e la giustezza delle orbite, ma dimostr� pure che
gli astronomi erano dei visionari in quanto, data la piccolezza dei
satelliti, la loro strumentazione non poteva consentirgli di osservarli.
(suggerirei a quegli astronomi di provare ad incassare il premio di due
miliardi messo a disposizione dal C.I.C.A.P. per chi dimostri l'esistenza
del paranormale).
Effettivamente, mentre scrivo questo mi rendo conto che forse lo si diceva
in base alla luminosit� e non al potere di discriminazione. Per� questo mi
fa venire in mente un'altra cosa.
Anni fa mi capit� sotto mano l'articolo di un astronomo australiano che
riportava delle foto di una nebulosa, foto che in una zona dove la
sensibilit� raggiungeva il massimo, mostrava delle strane formazioni.
Nell'osservarle mi sembr� di sentirmi come Galileo che per la prima volta
osserva Giove al cannocchiale. Si vedevano alcuni sistemi planetari!
Intendo dire che in un punto ad esempio si poteva vedere una stella bianca,
accompagnata da quattro nane azzurre tutte disposte sulla stessa retta.
L'immagine era simile a quella di Giove con i quattro satelliti medicei.
Scrissi anche all'astronomo, ma il mio cattivo inglese non mi consent� forse
di farmi capire adeguatamente.
Egli rispose che si trattava sicuramente di allineamenti casuali di stelle,
e non fece nessun ulteriore controllo.
Ora io sapevo da letture di astronomia che gli allineamenti casuali di
stelle sono eventi rarissimi, e che per solito quei sistemi che appaiono
doppi o multipli visivamente lo sono pure gravitazionalmente.
Se fossero stati sistemi legati gravitazionalmente, quelle che apparivano
come nane azzurre avrebbero dovuto avere per forza massa molto inferiore a
quella della stella bianca, in quanto appariva evidente che le orbitavano
intorno su di un unico piano eclittico.
E sapevo pure che sistemi di stelle normali accompagnate da sciami di nane,
non sono frequenti.
Questi strani allineamenti comparivano solamente in una zona ristretta della
foto, dove sembrava che il sistema adottato avesse raggiunto la massima
sensibilit�.
Il sistema da lui adottato era il pi� sensibile mai messo in atto fino ad
allora,
(consisteva nell'eseguire tre esposizioni in bianco e nero con filtri nei
colori fondamentali, a lunghissimo tempo di esposizione, e nel poi
risommarle ricolorandole, per ottenere l'immagine finale in colori naturali)
I pianeti esterni non sono osservabili direttamente non per la scarsa
separazione dalla stella principale, ma per la loro luminosit� presunta, due
o tre ordini di grandezza inferiore alla massima magnitudine raggiungibile
fotograficamente da Palomar.
Il concetto di massima magnitudine raggiungibile fotograficamente �
piuttosto elastico in quanto non dipende solo dal diametro dell'obbiettivo,
ma anche dalla sensibilit� dell'emulsione e dal tempo di esposizione.
Beh, in sostanza sono ancora convinto che quell'astronomo abbia
deliberatamente, anche se inconsapevolmente, rifiutato un Nobel.
Ciao, Mauro.
Received on Mon May 10 1999 - 00:00:00 CEST
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