Re: Il paradosso dei gemelli
Bruno Cocciaro ha scritto
>
>Invece non e' cosi'.
>G' arriva da M all'istante t1'=d/(v*gamma), poi tornera' indietro
>per percorrere la stessa strada a velocita' uguale (e cambiata di segno).
>Naturalmente a G' sembra di "essere arrivato troppo presto", per
>percorrere una distanza d credeva di dover impiegare un intervallo
>di tempo pari a d/v, ma il sistema di S ha contratto le lunghezze e
>cosi' si e' trovato da M in "anticipo".
Quindi, penso di non interpretare male il tuo pensiero riassumendo cos�:
nel momento dell'impulso acceleratore le distanze prima misurate in quiete
si dimezzano ed ecco perch� G' pensa di essere arrivato troppo presto, in
realt� �
il suo tempo ad essere stato rallentato.
Egli penser� di aver viaggiato a "2c" mentre nella realt� � passato pi�
tempo.
Sono d'accordo con te e penso che raffiguri il pensiero di Einstein.
Se un osservatore abbastanza lontano e sulla perpendicolare del segmento x-d
avesse osservato la scena avrebbe visto G' muoversi a velocit� "c" andata e
ritorno
ed emettere segnali a frequenza dimezzata.
Rimane un problema : noi vediamo nel cosmo innumerevoli galassie
allontanarsi da noi a velocit� relativistica.
Col tuo ragionamento, i miliardi di anni trascorsi per noi dal Big-Bang, per
loro sono stati pochi milioni.
Se sia noi che loro avessimo un orologio che sta misurando il tempo
trascorso dal
Big-Bang e decidessimo di confrontarli incontrandoci a mezza strada, cosa
pensi che
indicherebbero i due orologi?
Io penso, per questioni di simmetria dell'universo, che indicherebbero lo
stesso tempo,
ma col tuo ragionamento il loro dovrebbe essere enormemente pi� indietro.
Se fosse vero quel che sostieni, noi ci troveremmo in un sistema di
riferimento privilegiato, l'unico fermo in tutto il cosmo, e l'unico per il
quale il tempo scorre alla velocit� propria.
Received on Tue May 11 1999 - 00:00:00 CEST
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