La vela dello spazio

From: Mauro D'Uffizi <aduffiz_at_tin.it>
Date: 1999/04/16

Era il titolo di un racconto breve di Asimov, che mi � tornato in
mente leggendo l'ultimo "Le Scienze".
Si fa l'ipotesi di utilizzare come propulsione per i futuri viaggi
spaziali delle vele riflettenti spinte dalla luce.
Che il fotometro di Bunsen dimostrasse che la luce pu�
spingere qualcosa, � cosa antica, e se non sbaglio era
uno dei punti di forza della teoria corpuscolare.
Ora per� mi sorge un dubbio.
Se il fotone rimbalzando contro la vela le cede una piccola
quantit� di moto, esso stesso dovrebbe ridurre la propria,
ma non potendo ridurre la propria velocit� che � sempre c,
dovrebbe perdere in frequenza.
Ma se perdesse in frequenza quando rimbalza da uno
specchio, non dico che ce ne dovremmo accorgere in
un'unica riflessione, notando un red shift nella nostra
immagine quando ci radiamo al mattino, ma l'effetto dovrebbe
essere valutabile dopo innumerevoli riflessioni, quali
quelle che si hanno lungo una fibra ottica.
Esiste questo effetto, oppure dove sbaglio?
Aggiungo che potrebbe considerarsi la riflessione lungo
la fibra ottica come avvenente contro pareti del tutto rigide
ed in tal caso si potrebbe escludere la cessione di quantit�
di moto.
Immagino per� l'esperimento ideale, neanche troppo, in cui
un raggio laser venga costretto a rimbalzare tra due specchi
poggiati su zattere galleggianti.
in tal caso le zattere dovrebbero nel tempo allontanarsi per
la pressione di radiazione.
Specchi di alta qualit� permetterebbero innumerevoli rimbalzi
ed alla fine il raggio emergente dovrebbe mostrare un
notevole red shift.
Inoltre il fotone avrebbe dimostrato che buona parte della propria
energia � costituita da energia cinetica, con grave discapito per
la teoria ondulatoria.
Ciao, Mauro.
Received on Fri Apr 16 1999 - 00:00:00 CEST

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