Andrea Spallanzani wrote:
>
> > Mi sa che hai fatto un po' di confusione. Il "fatto arcinoto
> >e sperimentato" e' la dilatazione dei tempi dovuta al moto
> >*relativo di due corpi*. Cio' di cui hai bisogno per spiegare
> >il risultato di K-T e' una dilatazione dei tempi dovuta al moto
> >*rispetto all' etere*.
>
> Ciao Enrico, mi riferivo appunto alla dilatazione temporale dovuta al moto
> rispetto all'etere: cioe' un orologio in moto rispetto all'etere con
> velocita' v rallenta di un fattore gamma=sqrt(1-v^2/c^2).
>
> >Scrivi le due formule e vedrai che non
> >coincidono, nemmeno all' ordine piu' basso in v/c.
>
> ? Tutto quello che vedo e' che l'esperimento K-T puo' essere interpretato
> in termini della suddetta dilatazione (Rindler, Essential Relativity, 1.10
> Lorentz's Ether Theory). Per quanto riguarda i fatti sperimentali, l'unica
> cosa accertata e' che un orologio in moto rispetto ad un sistema inerziale
> rallenta rispetto ad uno in quiete. Cio' puo' essere interpretato
> indifferentemente nel consueto modo relativistico o con riferimento
> all'etere secondo la suddetta formula. Ciao
Il problema e' che se aggiungi semplicemente l'ipotesi
che "un orologio in moto rispetto all'etere con velocita' v rallenta di
un fattore gamma=sqrt(1-v^2/c^2)" a quella della contrazione di Lorentz
spieghi K-T ma NON ottieni un accordo con i dati sperimentali
sul rallentamento degli orologi. Prova a vederla in questo modo:
immagina due osservatori in moto con velocita' uguali in modulo
rispetto all'etere. Secondo questa ipotesi, devono sperimentare una
dilatazione dei tempi uguale, dunque gli orologi degli osservatori
restano sincronizzati fra loro. Secondo la relativita' invece i loro
orologi non restano sincronizzati a meno che le loro velocita' non siano
anche parallele (ovvero a meno che non siano nello stesso sistema di
rif.). Ed e' questa seconda ipotesi che e' verificata dagli esperimenti.
La teoria finale di Lorentz a cui ti riferisci infatti non fa
semplicemente questa ipotesi (c'e` di mezzo un ragionamento piuttosto
sottile sulla simultaneita`). Il risultato e' una teoria,
matematicamente equivalente alla relativita',
che purtroppo butta il bambino con l'acqua del bagno: l'etere viene
privato di tutte le proprieta' osservabili *anche in linea di
principio*, dunque non e' piu' un'entita' fisica.
Usare l'ipotesi dell'etere per spiegare la propagazione della
luce non e' piu' scientifico che spiegare la gravita' con "l'amore
universale che spinge tutte le cose ad avvicinarsi" (e' stato fatto
anche questo). In assenza di ulteriori conseguenze empiriche l' ipotesi
dell'etere puo' servire al piu' a soddisfare un bisogno psicologico, ma
anche questo bisogno e' discutibile. Come fece gia' osservare Born, noi
spieghiamo le proprieta' elastiche della materia come conseguenza
delle interazioni elettromagnetiche, perche' dovremmo spiegare
(senza una impellente ragione sperimentale) le interazioni
elettromagnetiche tramite le proprieta' elastiche di un mezzo?
--
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Enrico Smargiassi
http://www-dft.ts.infn.it:6163/~esmargia
Received on Thu Mar 11 1999 - 00:00:00 CET