Ancora sul principio di indeterminazione
Elio Fabri wrote:
>
(...)
> Non sono tanto sicuro.
> Ho riguardato "I principi fisici della teoria dei quanti" (Pensate: la
> mia vecchia edizione Einaudi e' di 50 anni fa! Ma deve esistere una
> ristampa di Bollati-Boringhieri). L'originale e' del 1930.
> A pag. 26 e seguenti c'e' la dim. del teorema, non nella forma generale
> con i commutatori, ma limitatamente alle variabili posizione-impulso. La
> dimostrazione e' classica, e usa le trasformate di Fourier.
> Dopo questo, a partire da pag. 30, comincia una discussione su "le
> relazioni di indeterminazione e gli strumenti di misura" (tra parentesi,
> non ci metto la mano sul fuoco, ma scommetterei che il testo tedesco usa
> il termine
> "Verhaeltnis", che vuol dire appunto "relazione". Il traduttore, Mario
> Ageno, era un tipo assai accurato.)
> La discussione secondo me ripercorre quella che era stata condotta in
> quegli anni, quando da parte dei numerosi oppositori alla m.q. si
> tentava di escogitare contraddizioni, del tipo: "ma per misurare insieme
> posizione e
> impulso si potrebbe ...".
> Heisenberg fa vedere che nessun esperimento puo' violare la rel.
> d'indet.
>
Hai ragione, anche io ho controllato, quando Heisenberg formulo'
il suo principio la MQ era gia' ben solida, l'interpretazione
statistica della funzione d'onda di Born e' infatti dell'anno prima.
Pero' devi ammettere che gli esperimenti ideali di Heisenberg
sono molto rozzi da un certo punto di vista rispetto alla teoria
che gia' esisteva, perche' mischiano visioni classiche e
quantistiche in modo abbastanza ad hoc ed in generale inconsistente.
Credevo che cio' fosse dovuto al fatto che la MQ, in particolare
l'interpretazione statistica della funzione d'onda, non ci fossero
ancora, ma invece credo che la spiegazione stia tutta in quello che
scrivi:
> quegli anni, quando da parte dei numerosi oppositori alla m.q. si
> tentava di escogitare contraddizioni, del tipo: "ma per misurare
> insieme
> posizione e
> impulso si potrebbe ...".
> Heisenberg fa vedere che nessun esperimento puo' violare la rel.
> d'indet.
Quindi Heisenberg si dovette in parte "abbassare" al modo di pensare
"semi-classico" degli oppositori. Gli esperimenti ideali sono quindi
un parziale compromesso tra due visoni del mondo. La cosa
sorprendente e' che la MQ anche in questo compromesso risulta
vincente.
Quello che a questo punto mi infastidisce e' che questi esperimenti
ideali vengono oggi usati molto spesso (e anche in modo molto
maldestro nella divulgazione), come "spiegazioni" del principio
di H prescindendo completamente dal ruolo apologetico per cui essi
sono stati formulati. E questo perpetua la confusione di cui
parli (io mi riferivo alle nuove generazioni di fisici comunque
dove la confusione e' molto minore. Ricordo che tra me e te
ci sono due generazioni di fisici, nel senso che io ho studiato
sotto persone che hanno avuto professori che sono stati tuoi
studenti... ecco ora tutti penseranno che sei il fratello di
Matusalemme! ;-) ).
Ciao, Valter
Received on Fri Aug 28 1998 - 00:00:00 CEST
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